gli anziani milanesi in coda alla mensa dei poveri

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gli anziani milanesi in coda alla mensa dei poveri

Messaggioda lidia.pege » lun feb 03, 2020 3:16 pm

«Pane Quotidiano», gli anziani milanesi in coda alla mensa dei poveri: «La pensione non basta più»
Iole, 88 anni: «Sono rimasta vedova, venivo a raccogliere il pane da buttare». Sebastiano, 80 anni: «Non sono un fallito, fallito è chi si comporta male»
di Ilaria Quattrone e Benny Mirko Procopio*

«A Milan se moeur minga de fam» e la onlus «Pane Quotidiano» ne è la conferma. L’associazione si trova in viale Toscana e viale Monza e ogni giorno distribuisce beni alimentari e vestiario a 2500 persone. Tutti i prodotti elargiti sono donazioni da parte di grandi aziende. Questa realtà è molto conosciuta sul territorio grazie ai suoi 122 anni di storia. Ogni mattina infatti una lunga fila riempie buona parte di Viale Toscana. Non solo senzatetto, ma anche persone che percepiscono reddito chiedono un aiuto sapendo che «nessuno qui ti domanderà chi sei, né perché hai bisogno, né quali sono le tue opinioni», come recita il motto affisso all’ingresso della struttura.


Secondo il report della Caritas ambrosiana su un campione di 87 centri di ascolti situati tra Varese, Lecco, Monza, Sesto San Giovanni, Rho, Melegnano e Milano sono le donne a chiedere una maggiore assistenza tanto da essere il 56,2%. La percentuale più alta è data dagli immigrati che sono il 62,2% anche se negli ultimi anni sono aumentati gli italiani che non hanno abbastanza soldi per fare la spesa. Il dato è confermato dalla stessa onlus, che pur non tenendo nessuna statistica, si è accorta di una crescita delle persone bisognose tra i nostri connazionali.

L’ottantenne Sebastiano da due anni appena sveglio si mette pazientemente in fila con il suo bastone in attesa del suo turno. «Mi hanno dimezzato la pensione perché prendevo troppo, no? – dice ridendo -. Non riesco a venire qui tutti i giorni perché la schiena purtroppo non mi regge più. Vengo dalla Sicilia e sono arrivato qui a Milano con mio papà». Dopo una vita di sacrifici a lavorare come cuoco, una moglie, due figli e quattro nipoti, Sebastiano ci tiene a precisare «io non sono un fallito. Per me le persone fallite sono quelli che si comportano male: la bocca serve per mangiare, non per dire fesserie».

Tanti sono i pensionati che passano per viale Toscana. Una percezione in cui troviamo conferma nel report della Caritas, il quale sostiene che gli italiani anziani sono più degli immigrati. E l’88enne Iole ne è una conferma. Ogni mattina da tre anni si presenta alle porte di «Pane Quotidiano» che è diventata ormai la sua famiglia. «Sono rimasta vedova e con la pensione dimezzata non ce la faccio più. Qui mi trovo bene, tutti mi fanno compagnia. La mattina vengo volentieri perché non ho nipoti, non ho figli, non ho nessuno. Un giorno sono passata di qua e ho visto che buttavano via il pane e allora sono andata a prenderlo e i volontari mi hanno detto di entrare. Io poi a mia volta aiuto gli altri perché tutto il cibo che mi danno, da sola non riesco a mangiarlo. C’è una famiglia vicina casa mia dove la madre di due figli non lavora e quindi le do una mano».

Un aiuto reciproco che nasce tutto dal lavoro dello staff e di Jean Pierre, segretario della onlus. «Sono otto anni che faccio questo lavoro. L’associazione è laica e apolitica. A chiunque si presenta da noi in fila doniamo quello che ci viene donato senza chiedere niente perché vogliamo rispettarne la dignità. Basta venire qui con un carrello e un sacchetto e mettersi in fila. Tutto quello che riceviamo sono eccedenze alimentari da parte di grandi aziende». Dal lunedì al sabato i volontari vestono la loro felpa arancione e cercano di essere utili alla comunità. Tra di loro ci sono molti pensionati, ma anche giovani impegnati in servizi sociali e alcuni detenuti.

Claudio è il coordinatore dei volontari e tre anni fa ha iniziato «dando una mano una volta a settimana, poi questo è diventato il mio lavoro di piacere. Il bello di questo mestiere è che conosci le storie di molte persone ed entri nelle loro vite». I volontari oltre a distribuire cibo e vestiti, alla fine di ogni mattina, puliscono la struttura all’interno e all’esterno, il marciapiede di viale Toscana e le fermate degli autobus. Nonostante la mole di lavoro, purtroppo negli anni le donazioni da parte di privati sono diminuite. Questo perché a causa della crisi economica molte aziende hanno chiuse e quelle che ce l’hanno fatta non riescono a garantire l’aiuto fornito in passato. Ma nonostante tutto le felpe arancio non si fermano.

* Giornalisti praticanti del master in Giornalismo Iulm.
3 febbraio 2020 |
Lidia Pege
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