Taranto, operata al cervello a 23 anni: suona il violino durante l’intervento
24/04/2019 Stampa VALERIA D’AUTILIA
Suona il violino mentre la operano al cervello. Accade a Taranto, ad una musicista di 23 anni. Cinque ore di intervento in compagnia del suo inseparabile strumento e per un motivo ben preciso: minimizzare i potenziali danni alle funzioni cerebrali. Il tumore era in un’area delicata, che rischiava di compromettere la parola o i movimenti delle dita. E per lei poteva significare dover rinunciare alla musica. Alla neoplasia maligna si aggiungeva anche questo timore.
Da qui la scelta di effettuare l’intervento di craniotomia ed asportazione della neoplasia cerebrale in “awake surgery”, cioè a paziente sveglia. Ma era necessario che la ragazza suonasse, in condizione vigile e collaborativa. Un intervento unico nel suo genere, esempio dei progressi raggiunti in campo medico.
«La procedura non è affatto semplice e, in questi casi, è fondamentale il ruolo del paziente». A parlare è il dott. Giovanni Battista Costella, direttore di neurochirurgia dell’ospedale Santissima Annunziata, a capo dell’equipe in sala operatoria. È stato proprio lui a prospettare alla giovane e ai suoi familiari questa possibilità. « La chirurgia a paziente sveglio viene utilizzata prevalentemente per rimuovere i tumori localizzati vicino alle aree del linguaggio o ad altre aree critiche. Lei ha capito la situazione e ha accettato. Durante l’operazione, può sembrare anomalo, ma si parla con il paziente che viene informato su cosa si sta facendo. Questo serve anche a tranquillizzarlo».
Nel team anche anestesisti, infermieri, neuropsicologi e neurofisiologi. La metodica chirurgica ha permesso di rimuovere la neoplasia evitando danni neurologici, in particolare disturbi della parola, cognitivi o nella coordinazione dei gesti.
«A livello scientifico- spiega il direttore della asl di Taranto Stefano Rossi- parliamo di un intervento senza precedenti, sia per la sua esecuzione tecnica che per la fase post operatoria. Siamo particolarmente orgogliosi in quanto rappresenta un esempio bellissimo e concreto di come, nei nostri ospedali, si riesca a fare medicina di altissima specializzazione».