Claudio chiede scusa a pm e giudice (Corriere del Veneto)
"Ero confuso, ho sbagliato a parlare"
L’ex sindaco ha voluto chiarire che nella sua intervista non c’erano messaggi politici
(Nicola Munaro)
Il 2 marzo Luca Claudio, ex sindaco di Abano e Montegrotto, lasciava il carcere di Padova per un appartamento a Porto Levante, comune di Porto Viro, provincia di Rovigo, dopo aver patteggiato 4 anni per la Tangentopoli delle Terme. Il 6 marzo faceva il percorso inverso: di nuovo in una cella del Due Palazzi, dopo solo quattro giorni e per colpa di qualche frase di troppo in un’intervista dai toni sprezzanti rilasciata a Il Mattino di Padova. E quella di lunedì è stata l’ennesima data da consegnare alla storia nella narrazione dell’epopea claudiana. In poco meno di un’ora di faccia a faccia con il pubblico ministero Federica Baccaglini, titolare delle indagini sull’ex sindaco, Luca Claudio ha chiesto scusa. Per questo nei giorni scorsi lui, per bocca degli avvocati Ferdinando Bonon e Giovanni Caruso, aveva chiesto di incontrare la procura. Un incontro che ha avuto come unico argomento quell’intervista che l’ha riportato in carcere per aver violato la prescrizione imposta dal giudice, di non parlare con chi fosse estraneo alla sua più stretta cerchia di familiari.
Claudio ha spiegato al pm la sua costernazione per quanto successo. Ha detto di essersi fatto sorprendere e di essersi lasciato andare quando gli è stato chiesto come si sentisse e cosa pensasse dell’inchiesta. Un’indagine, ormai verità processuale, su cui Claudio ha patteggiato il 20 dicembre scorso e sui cui si era dichiarato innocente nell’intervista («Il mio unico errore è stata la presunzione di pensare che ce l’avrei fatta anche da solo. Col cavolo! Mi hanno distrutto. Io avevo dalla mia il popolo ma il popolo ha aspettato il Messia, lo ha ammazzato e poi lo ha fatto santo »). Tutto questo nonostante lui stesso avesse ammesso in un memoriale del giugno scorso parte della sua colpevolezza. Quello che Claudio ha voluto chiarire è che quanto detto alla stampa non era parte di un disegno politico: non c’erano, insomma, messaggi da mandare a chicchessia né tantomeno le sue parole («sono innocente») avevano come fine ultimo quello di mettere in dubbio le indagini e l’inchiesta della procura.
Un passo indietro che potrebbe essere arrivato anche con la lettura delle motivazioni su cui il giudice Tecla Cesaro aveva basato il ritorno in carcere partendo dalle parole dello stesso pm Baccaglini che, nel richiedere il nuovo arresto, considerava «inadeguati» gli arresti domiciliari a cui la stessa procura “aveva dato parere favorevole confidando/sperando in un ravvedimento dopo mesi di carcere. Ma Claudio non sarebbe cambiato dal 23 giugno, da quando era stato arrestato quattro giorni dopo la quarta elezione vinta. Per il giudice, lo stesso che aveva timbrato il patteggiamento, quell’intervista da cui ieri l’ex sindaco ha cercato di smarcarsi rappresenta una «violazione gravissima » commessa «a distanza di appena 24 ore», in cui pesa la «connotazione anche politica » di dichiarazioni che non dimostrano «alcuna resipiscenza ». Ma proprio su quelle dichiarazione Claudio ha voluto dire la sua, spiegando come che quanto detto lo aveva detto solo perché era «frastornato ».
corriere
21 marzo 2017