Ammette pure Granuzzo «Ma nessun tornaconto»
Interrogato per due ore il responsabile dell’ufficio Ambiente del Comune
Pistorello lascia il carcere e va ai domiciliari, per De Caro solo obbligo di firma
(Carlo Bellotto)
Inizialmente non ha ammesso, ma poi, messo alle strette da quello che avevano raccontato il giorno prima gli altri indagati e dall’evidenza dei filmati delle telecamere e delle microspie, l’ha fatto. Guido Granuzzo, responsabile dell’ufficio Ambiente del Comune, agli arresti domiciliari è stato interrogato per due ore dal pubblico ministero Federica Baccaglini. Presenti il tenente colonnello della Finanza, Luca Lettere e i legali dell’impiegato, Davide Pessi e Claudio Calvello. «Ha reso piena collaborazione e si è assunto la totale responsabilità dei fatti che gli vengono contestati» assicurano i legali «Ha sottolineato che non aveva alcun tornaconto nella vicenda ed è prostrato per quello che sta vivendo». Questa mattina i due difensori presentano richiesta di revoca della misura dei domiciliari. Dalle carte dell’inchiesta Claudio continua a chiamare Spadot per chiedergli conto dell’andamento della gara d’appalto sul terreno da bonificare a Giarre. Il dirigente, a sua volta, coinvolge proprio il collega Guido Granuzzo. Aprono le buste, modificano le offerte, fanno carte false coinvolgendo persino un funzionario dell’ufficio Ambiente della Provincia.
Nel frattempo l’imprenditore aponense Luciano Pistorello ha beneficiato di un affievolimento della misura: ha lasciato il carcere di Venezia ed è ora ai domiciliari. Aveva raccontato di un terzo esattore, ha spiegato il meccanismo delle mazzette ed è stato premiato. Il suo dipendente, l’ingegner Luciano De Caro – che si trovava agli arresti domiciliari – è stato invece scarcerato: ha solo l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria due volte alla settimana. Una parziale vittoria per i legali dei due, Alberto Berardi e Davide Druda.
Nel frattempo emerge un particolare relativo alle intercettazioni di Pistorello nelle quali l’imprenditore riferirebbe di avere 3 mila metri cubi di amianto da smaltire. «Una travisazione» precisa il prof Alberto Berardi «Pistorello aveva acquistato un terreno a Bovolenta e c’erano sì da smaltire 3 mila metri, ma di terra e solo una piccolissima parte di amianto».
mattino
16 luglio 2016