Attorno a Claudio,le prime ammissioni(Il Mattino)

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Attorno a Claudio,le prime ammissioni(Il Mattino)

Messaggioda lidia.pege » sab lug 02, 2016 8:06 pm

Attorno a Claudio, le prime ammissioni (Il Mattino)
2 luglio 2016
Gli imprenditori Guerrato e Pistorello chiedono di tornare liberi
Gara addomesticata: spunta il nome dell’architetto Spadot
(Cristina Genesin)
Anche i muri più solidi prima scricchiolano, poi crollano. E se è franato quello di Berlino, come potrebbe non accadere al “muro” di silenzio e d’omertà che è stato costruito intorno al sistema Luca Claudio? A nove giorni dal blitz che ha smantellato il sistema tangentizio alle Terme, si fanno strada le prime ammissioni anche se non c’è ancora stato un faccia a faccia tra gli arrestati e il pubblico ministero Federica Baccaglini, la titolare dell’indagine che ha portato dietro le sbarre il sindaco prima di Montegrotto (dal 2001 al 2011) poi di Abano (dal 2011 al 2016 e di nuovo riconfermato per il quinquennio fino al 2021). E oltre a lui, il collega ex sindaco di Montegrotto Massimo Bordin con due imprenditori (Saverio Guerrato, 53 anni, legale rappresentante dell’omonima impresa con sede a Rovigo difeso dal penalista Fabio Pinelli, e Luciano Pistorello, 52 di Abano, legale rappresentante di Pistorello spa assistito dall’avvocato Davide Druda e dal professor Alberto Berardi), con il prestanome di Claudio, Massimo Trevisan di Mestrino (avvocati Sergio Dal Prà e Alessandro Baldina), tutti e quattro agli arresti domiciliari.
Voglia di libertà. I due imprenditori arrestati Guerrato e Pistorello hanno presentato un’istanza al tribunale del Riesame per ottenere la revoca della misura cautelare e tornare di nuovo liberi. Nel ricorso ai giudici lagunari non si contesterebbero i cosiddetti “gravi indizi di colpevolezza”, ovvero gli indizi o le prove raccolte dagli investigatori nell’ultimo anno e mezzo che sono il fondamento della complessa inchiesta, quanto soltanto le “esigenze cautelari”. Queste ultime sono i tre elementi che per legge, di fronte ai “gravi indizi”, fanno scattare la misura restrittiva della libertà personale: il pericolo che l’indagato (in stato di libertà) scappi, quello di reiterazione del reato o di inquinamento probatorio.
Sospetti su un tecnico. Pistorello e Guerrato sono finiti agli arresti domiciliari per un motivo semplice: il gup Margherita Brunello ha ritenuto che i due potessero continuare a pagare per avere appalti come indicato nella richiesta di misura cautelare firmata dal procuratore Matteo Stuccilli e dal pm Baccaglini. Richiesta in cui si legge che «Pistorello sta operando in accordo con il responsabile dell’Ufficio tecnico del Comune di Abano, (l’architetto Spadot) per aggiudicarsi illecitamente un appalto… Il responsabile dell’Ufficio nonché presidente della Commissione di gara Spadot è intenzionato a favorire l’imprenditore Pistorello consentendogli di integrare la documentazione allegata (già visionata dalla commissione dopo l’apertura delle buste contenenti le offerte) con una procedura irregolare e che non deve risultare da alcun verbale… Il modus operandi è sempre quello già collaudato con l’amministrazione Claudio». È il marzo 2016 e un nuovo reato rischia di compiersi in accordo con un dirigente-tecnico comunale. Per quanto riguarda Guerrato il gip scrive: «Per anni ha versato somme a Luca Claudio, camuffandole con fatture per consulenze inesistenti… Non una parola è stata spesa dalla società Guerrato per rendere conto e ragione di quei versamenti. Saverio Guerrato ha preferito negare l’evidenza, pur di mantenere il sistema corruttivo che gli è valso l’affidamento di un appalto da 10 milioni di euro». L’appalto, in realtà, era di 10 milioni di euro in 10 anni prorogabile di altri 5, per un totale di 15 anni. E aveva per oggetto la riqualificazione energetica degli edifici comunali e dell’impianto di illuminazione a Montegrotto.
Pronti a parlare. Ora, forse, tutto cambia e gli imprenditori sono intenzionati a collaborare. Anche perché il ruolo di dominus incontrastato nel sistema sarebbe riconducibile al sindaco Claudio, l’unico a intascare (con Bordin) soldi a palate.

«Il sindaco difeso da un condannato»
(Federico Franchin)
«Non aiuta la nostra tranquillità di cittadini aponensi sapere che il sindaco Luca Claudio è difeso da un avvocato, Ferdinando Bonon, coinvolto nell’inchiesta “Rialto” sulla banda della Riviera del Brenta. Costui in abbreviato era stato condannato a un anno e 6 mesi per concorso esterno in associazione a delinquere di stampo mafioso e sanzionato con 6 mesi di sospensione dall’Ordine degli avvocati». A lanciare l’allarme è Massimo Zambolin, consigliere comunale del Movimento 5 Stelle ad Abano. Zambolin chiede ad alta voce le dimissioni del sindaco, finito in carcere a causa della tangentopoli delle Terme. «Innocente o colpevole? Questo lo deciderà la magistratura. Ma, se è vero che Luca Claudio tiene alla nostra città, se è vero che ha in mente solo gli interessi della comunità, se è vero che il suo servizio era dedicato ai suoi concittadini, allora deve togliere dall’imbarazzo e dalle difficoltà, che la situazione di avere un sindaco in carcere comporta, gli organi istituzionali di Abano», osserva Zambolin. Ad annunciare azioni a livello parlamentare in merito alla questione Bonon è il deputato padovano del M5S Marco Brugnerotto. «È incredibile che un avvocato condannato per concorso esterno in associazione a delinquere di stampo mafioso possa cavarsela con 6 mesi di sospensione», tuona. «A quanto pare la legge italiana glielo consente. Questo problema va affrontato al più presto in tutte le sedi competenti».

Barcaro: «La nostra squadra è unita. In Consiglio sereni»
(f.fr.)
La squadra di Luca Claudio esce allo scoperto e su Facebook torna a mostrarsi unita dopo l’arresto del sindaco di Abano. Giovedì sera consiglieri e simpatizzanti si sono ritrovati al bar Fiesta di via Vespucci per discutere del futuro. «Ci siamo ancora, stai tranquillo, siamo sereni», scrive l’ex consigliera Adriana Ottaviano sulla sua pagina Facebook. Un messaggio diretto idealmente al sindaco in carcere. «La squadra è unita», afferma il portavoce, il consigliere Massimo Barcaro. «Giovedì abbiamo fatto ancora una volta quadrato attorno a Luca Claudio. Martedì andremo in Consiglio sereni, consapevoli che è stato il popolo a sceglierci. Per nessun motivo dovremmo dimetterci. Rimaniamo ovviamente in attesa dell’interrogatorio di Luca Claudio, ma al di là delle dimissioni di Calvello, al momento siamo uniti e vogliosi di andare avanti per la nostra strada, cercando di aiutare il commissario Aversa».
Lidia Pege
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