Sessantamila tonnellate di CSS, ossia combustibile derivato da rifiuti, è la quantità che a breve potrà
essere annualmente bruciata nel cuore del Parco Regionale dei Colli Euganei, trasformando una delle
più significative bellezze naturali d’Europa nel ricettore finale del rifiuto secco indifferenziato proveniente
da tutta Italia e non solo.
Il Decreto Semplificazioni, approvato il 28 luglio u.s. dal Parlamento, liberalizza infatti tale tipologia di
combustibile, consentendone l’utilizzo nelle cementerie senza bisogno di alcuna valutazione di impatto
ambientale né di alcun preventivo parere da parte degli enti circa gli effetti sul contesto locale. Uno
scenario al quale la Cementeria di Monselice – unica sopravvissuta delle tre cementerie che il Piano
Ambientale del Parco qualifica come “incompatibili” con le finalità del Parco stesso – guarda con tutta la
convenienza del caso: in un mercato del cemento che da anni mostra segnali di perdita, bruciare CSS sarà
una scelta imprenditoriale obbligata per invertire il trend.
Non è soltanto una questione ambientale.
Una serie serrata di indagini da parte degli enti di controllo, infatti, ha già documentato evidenti criticità sulle
aree di ricaduta dei fumi (tra le quali anche una scuola frequentata giornalmente da circa 300 bambini
della prima infanzia); la cementeria continua a essere classificata “industria insalubre di I classe” da un
apposito Decreto del Ministero della Sanità; il co-incenerimento del CSS, pratica magnificata come
“virtuosa” dalle potenti associazioni di categoria, va in direzione opposta ai recenti indirizzi UE di
promozione dell’”economia circolare” oltre ad essere inammissibile ai finanziamenti del PNRR, proprio
perché classificata tra quelle in grado di comportare danni ambientali significativi.
Ma il danno sarà evidente anche all’immagine del “Parco Regionale dei Colli Euganei”. Ne verranno
pregiudicati innanzitutto l’ospitalità e la ricettività stessa – residenziale e turistica – dell’intera città di
Monselice, oltre che le attività imprenditoriali di una area più vasta che, investendo sulla vocazione turistica,
curativa, agricola-biologica e ambientale, hanno avuto fede nel Parco, facendone il proprio brand. Queste
molteplici realtà, portatrici di un valore sociale, economico, di ricaduta occupazionale, verranno inibite nella
propria potenzialità di sviluppo dalla convenienza di una multinazionale la cui attività dentro il Parco –
definita da oltre 23 anni come “incompatibile” – si appresta a diventare sine die l’anello finale del
business dei rifiuti.
E’ un fatto di credibilità e di coerenza.
E’ necessità urgente una presa di posizione ferma e rigorosa da parte del Parco Regionale dei Colli Euganei,
del Comune di Monselice, dei Comuni contermini e, soprattutto, da parte dei cittadini e delle categorie
economiche penalizzate. Per garantire lo sviluppo ed il futuro del Parco è necessario programmare
ordinatamente la cessazione delle attività incompatibili, impedendone al contempo l’ampliamento e/o
l’aumento dell’impatto sul territorio; questo importante principio è scritto a chiare lettere da 23 anni in
una legge regionale, alla politica spetta la visione, il coraggio e l’autorità per metterlo in pratica. Se non ora,
quando?
Movimento Civico “Cambiamo Aria”