Assistenza domiciliare per i disabili in crisi

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Assistenza domiciliare per i disabili in crisi

Messaggioda lidia.pege » dom feb 07, 2021 7:20 pm

Assistenza domiciliare per i disabili in crisi: servizi mai ripartiti e riduzioni causa Covid. “Ora la situazione è esplosiva. Basta alibi”

La denuncia delle associazioni che ora chiedono un incontro con il premier. Fand: "La nostra forte preoccupazione è che le cure domiciliari possano essere ancora una volta sacrificate. Sarebbe un dramma". Anffas: "Siamo di fronte ad una acclarata incapacità del sistema locale di erogazione delle cure a casa". Aism: "Investire molto più nella sanità territoriale"
di Renato La Cara | 14 Novembre 2020 Il fatto quotidiano

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L’assistenza domiciliare è fondamentale per determinate fasce di popolazione che hanno bisogno di ricevere cure e trattamenti specifici per la qualità della loro vita, ma con il peggioramento dell’emergenza rischia di essere ancora una volta tagliata come era successo nella prima fase della pandemia di Covid-19 con conseguenti devastanti disagi. Si tratta di un servizio socio-assistenziale essenziale per centinaia di migliaia di persone, in particolare i disabili gravi, i soggetti immunodepressi e gli anziani non autosufficienti. La preoccupazione è fortissima tra le associazioni. Ilfattoquotidiano.it ha approfondito la questione sentendo le organizzazioni nazionali e dando spazio alla denuncia di un ballerino con Sclerosi multipla, diventato famoso dopo la sua esibizione alla scorsa edizione di Sanremo, che si è visto più che dimezzare l’assistenza a casa da mesi.
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FAND: “Chiederemo un incontro con il premier Conte. L’assistenza domiciliare è un diritto” – Per il presidente della FAND, Nazaro Pagano, “il tema della continuità dell’assistenza domiciliare è assai significativo, ha rappresentato un elevatissima criticità nell’ondata del Covid in primavera che ha trovato impreparate le istituzioni a tutti i livelli. Adesso abbiamo una differenziazione, da parte del governo, delle varie aree del Paese (Regioni rosse, arancioni, gialle, ndr) e non sappiamo se i servizi essenziali per molti cittadini potranno essere effettuati anche nelle aree più colpite”. Il timore del numero uno della Federazione tra le associazioni nazionali delle persone con disabilità è quello di rivedere gli stessi gravi problemi del recente passato. “Rispetto all’inizio dell’emergenza, ora il governo ha demandato agli enti locali, e in particolare ai Comuni le scelte sull’assistenza a casa. La nostra forte preoccupazione è che le cure domiciliari possano essere ancora una volta sacrificate. Sarebbe un dramma”. In questi giorni delicati la FAND ha tenuto una giunta esecutiva che ha stabilito di chiedere un incontro imminente con il presidente del Consiglio per rappresentare i punti più critici e chiedere il rispetto di prestazioni omogenee valide per tutta l’Italia. “Non dobbiamo dimenticarci che esistono tante realtà fragili che attendono risposte concrete. Questa volta bisogna arrivare preparati, è finito il tempo degli alibi” afferma Pagano.

ANFFAS: “Le cure a domicilio sono state sospese a marzo su tutto il territorio nazionale e riattivate con lentezza da metà maggio, ma permangono tanti problemi” – Roberto Speziale, presidente ANFFAS, è durissimo: “Ci arrivano molte segnalazioni, soprattutto dalle zone più colpite dalla pandemia, ma non solo, che dicono che non vengono garantite le assistenze domiciliari. Siamo di fronte ad una acclarata incapacità del sistema locale di erogazione delle cure a casa”. L’ANFFAS denuncia che la maggior parte di queste cure fondamentali non sono state ripristinate o hanno subito un taglio di oltre il 50% rispetto al periodo pre-pandemia. “La cosa grave è che stiamo assistendo ad un taglio di assistenze a domicilio sul territorio in assenza di divieti normativi al riguardo, anche nel nuovo Dpcm non sono inseriti né sospensioni né cancellazioni di questi servizi necessari per centinaia di migliaia di donne e uomini”. Inoltre, aggiunge Speziale, “il disagio rischia di crescere maggiormente rispetto ai due mesi del primo lockdown perché questa volta potremmo vedere dei nuovi lockdown, seppur con modalità diverse e limitati geograficamente, molto più lunghi nel tempo. Dai territori ci arrivano segnali chiari: la situazione è esplosiva”.

AISM: “Le persone con Sclerosi multipla sono rimaste prive di assistenza per via della pandemia”- Che la condizione di molti pazienti curati a domicilio fosse molto grave per l’assenza delle prestazioni di cui hanno diritto l’Associazione italiana sclerosi multipla lo ripete da tempo. Contattato dal Fatto.it il presidente AISM Francesco Vacca ha spiegato i motivi di queste criticità: “Sia perché in molti casi sono venuti a mancare gli assistenti personali, sia per la difficoltà di riconvertire i servizi dei centri socio-assistenziali e riabilitativi con modalità alternative, portate a domicilio”. Tali carenze hanno provocato disagi fortissimi e dimostrato che servono il prima possibile interventi efficaci per sostenere soggetti particolarmente deboli. “Questo mette in luce la necessità di investire molto più nella sanità territoriale e in un welfare di prossimità che sappia combinare la gestione ospedaliera con quella domiciliare, anche valorizzando l’apporto degli enti del terzo settore”.

Ivan Cottini: “Senza la necessaria fisioterapia da fare a casa sto peggiorando molto” – Tra le molte persone che stanno subendo queste criticità, c’è chi denuncia il taglio dell’assistenza fisioterapica a domicilio e sottolinea come la chiusura della scuola di ballo sia per lui fonte di trauma sia psicologico ma soprattutto fisico perché “la malattia mi sta mangiando inesorabilmente ancora parti del corpo che nessuno mi ridarà più”. A raccontare a Ilfattoquotidiano.it la condizione grave in cui è costretto a vivere è Ivan Cottini, modello e ballerino con sclerosi multipla che ha partecipato all’ultima edizione del Festival di Sanremo. L’assenza di cure idonee e la chiusura della scuola di danza, dice Ivan, “mi stanno facendo malissimo, è cresciuta la spasticità e ho sempre meno controllo del corpo. La danza è la mia cura e terapia”. Ivan vive a Urbania, un piccolo paese nella provincia di Pesaro, e spiega che adesso l’assistenza la riceve 1-2 volte a settimana anziché cinque come gli spetterebbe per vivere in maniera dignitosa. “Con l’arrivo del Covid-19 le mie terapie stanno subendo una forte contrazione e per accedere alle prestazioni sanitarie è diventato molto complicato prendere appuntamento, visto che gli ospedali sono nel caos ed è tutto rimandato a non si sa quando” afferma il ballerino. Il diritto alle cure domiciliari di cui ha bisogno non gli viene garantito da mesi, con conseguenze negative per il suo fragile corpo. “Con questa mia testimonianza della situazione grave in cui mi trovo, vorrei dar voce e rappresentare tutte quelle migliaia di persone che si trovano nel mio stesso stato”. La fisioterapia al momento è un punto interrogativo, ancora il servizio c’è parzialmente ma potrebbe esserci una rivalutazione come nel lockdown totale ed esser completamente sospesa. “C’è questa paura”, continua “dove tantissime donne e uomini rimangono parcheggiati a casa in balia dei propri familiari a tempo indefinito”.

Cottini nelle scorse settimane si era unito alla protesta dei ballerini italiani, tra cui il primo ballerino della Scala di Milano Claudio Coviello e Roberto Bolle, per tenere aperti i luoghi come teatri, cinema, luoghi di spettacolo e cultura. “Per me è fondamentale la danza e poter frequentare la scuola di ballo, anche se non è il mio lavoro e qualcuno potrebbe dire che posso farne a meno, rappresenta il mio modo per prendere a calci la malattia che vuole tanto tenermi fermo” afferma Ivan. Il ballerino con la sclerosi multipla precisa: “Non dimentichiamo la danzaterapia che in Italia viene svolta da tanti, specialmente da ragazzi con sindrome di Down, persone con deficit cognitivi o psichici e non solo. Per tutte queste persone è il loro modo di socializzare e sentirsi integrati nel mondo”. Cosa si sente di chiedere alle istituzioni? “Faccio un appello al premier Conte per tutelare in maniera migliore tutti i soggetti in condizione di maggiore fragilità. Si sapeva che sarebbe arrivata una seconda ondata, ci sono stati diversi mesi di tempo e si poteva lavorare per potenziare i servizi e prevenire certi disagi”. E conclude: “Sono addolorato per i malati di Covid ma anche tutte le altre persone con diverse patologie gravi hanno bisogno di poter continuare ad accedere agli ospedali, fare le visite di routine presso i centri di cura e ricevere l’assistenza personale a domicilio. Non possiamo essere dimenticati”.
Lidia Pege
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