Irpinia, 40 anni dopo. Mattarella: recuperare quel senso della comunità che fu decisivo
Angelo Picariello lunedì 23 novembre 2020 Avvenire
Alla cerimonia al Parco della memoria di Sant'Angelo dei Lombardi anche i videomessaggi di Conte e Lamorgese. Il ricordo del Papa all'Angelus. Il videomessaggio del premier Conte
I 40 anni del terremoto dell’Irpinia sono stati ricordati in una cerimonia al Parco della memoria a Sant’Angelo dei Lombardi, Comune epicentro del sisma che contò da solo 432 vittime delle circa 3mila complessive, fra cui il sindaco Guglielmo Castellano, e il capitano dei carabinieri Antonio Pecora. Il «più catastrofico evento della storia repubblicana», l’ha definito Sergio Mattarella nel suo messaggio. «Tante vite non poterono essere salvate per le difficoltà e i ritardi nei soccorsi», ha ricordato il capo dello Stato. Eppure, «il senso di comunità consentì allora di reagire, di affrontare la drammatica emergenza». E, anche se «permangono irrisolte antiche questioni», ne deriva una lezione per i tempi che viviamo: «Tutto il Paese seppe unirsi e, come è accaduto in altri momenti difficili, l’impegno comune divenne la leva più forte per superare gli ostacoli». Oggi che ci troviamo di fronte a una nuova sfida sullo sviluppo sostenibile, «c’è la necessità di un analogo impegno comune che sappia utilizzare in maniera adeguata risorse finanziarie e progettuali destinate alla ripartenza dopo la pandemia», ha concluso Mattarella.
Alla cerimonia (presieduta dal presidente della Provincia di Avellino Domenico Biancardi, che ha ritirato lo speciale annullo filatelico) arrivano due altri messaggi, dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte e dal ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, legata all’Irpinia anche personalmente perché suo padre, Italo Lamorgese, fu prefetto di Avellino dal 1970 al 1975.
Il premier scrive a Marco Marandino, sindaco di Sant’Angelo dei Lombardi, s’impegna a far visita superata la crisi Covid «a popolazioni che hanno dimostrato così grande dignità e notevole spirito di sacrificio». Ricorda l’«eroismo» di Giuseppe Zamberletti, pioniere della Protezione civile, rievoca il ruolo che svolsero il volontariato e la Chiesa.
«Nell’Ottanta – poi dice nel videomessaggio – dovevamo ricostruire il territorio, oggi contro il Covid ricostruiamo la speranza. E ce la faremo», si dice certo.
La ministra dell’Interno, invece, ricorda i 5 anni ad Avellino, le sue origini lucane, e l’impegno di colleghi, come il prefetto Guido Sorvino, vice all’epoca del sisma. «Da quella tragedia – ricorda la titolare del Viminale – e dall’appello del presidente Pertini, si originò una "spinta morale". Tantissime persone furono coinvolte nei soccorsi: Forze dell’ordine, Vigili del fuoco, militari e protezione civile hanno rappresentato un esempio di sacrificio, dedizione e spirito di servizio». Da quel momento, conclude Lamorgese, «si impose un nuovo modello di protezione civile, che ha assunto negli ultimi anni aspetti sempre più moderni in grado di fronteggiare ogni tipo di emergenza». .
Da quella tragedia, ha ricordato la presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati, deve venire «un’esortazione a non darsi mai per sconfitti persino nei momenti più bui e dolorosi». A Sant’Angelo dei Lombardi, dove è stata deposta una corona di alloro donata dal presidente della Camera Roberto Fico è intervenuto il sottosegretario all’Interno Carlo Sibilia. Sul versante lucano, invece, a Balvano, uno dei comuni più colpiti, con 77 vittime, 66 bambini, a causa del crollo della Chiesa (vi si recò in visita nell’immediato dopo sisma Giovanni Paolo II) l’anniversario è stato ricordato con una Santa Messa.
Impossibilitato a intervenire per l’emergenza Covid che lo vede in prima linea, il lucano ministro della Salute Roberto Speranza ha inviato un messaggio: «Non smettiamo mai di impegnarci nell’aiutare chi per il terremoto ha perso la propria casa, il proprio lavoro, la propria attività», ha detto.
Una storia di «straordinaria solidarietà» nel ricordo della Caritas italiana. L’area colpita misurava 27mila chilometri quadrati, tre volte quella del sisma in Friuli nel 1976. «La positiva esperienza sperimentata proprio in quell’occasione convinse Caritas Italiana a riproporre il metodo dei gemellaggi tra diocesi e parrocchie terremotate, come strumento principale di prossimità e accompagnamento alle comunità colpite. Ben 132 diocesi aderirono, con il fondamentale apporto di volontari e obiettori di coscienza». Una presenza che divenne «segno di speranza, stile di presenza, rapporto umano, comunione ecclesiale, condivisione delle difficoltà». E di fronte alla sfida della pandemia l’invito della Caritas è a cogliere, ora come 40 anni fa, «questo tempo di prova come un’opportunità».
Il terremoto dell'Irpinia
Alla ricorrenza aveva fatto riferimento anche papa Francesco, al termine dell’Angelus domenicale. «Quell'evento drammatico le cui ferite anche materiali non sono ancora del tutto rimarginate ha evidenziato la generosità e la solidarietà degli italiani. Ne sono testimonianza tanti gemellaggi tra paesi terremotati e quelli del nord e del centro i cui legami ancora sussistono queste iniziative hanno favorito il faticoso cammino della ricostruzione e soprattutto la fraternità tra le diverse comunità della Penisola».