da Nord a Sud è emergenza affitti: “Già a marzo 200mila famiglie in difficoltà a pagare il canone. Le persone sono disperate, chi ha perso il lavoro ora ha paura di restare anche senza la casa”
I più colpiti sono i lavoratori precari, quindi tutti coloro che sono rimasti disoccupati e chi si guadagnava da vivere con impieghi in nero. Senza dimenticare gli studenti fuorisede di tutta Italia. Il governo ha promesso un intervento nel decreto Aprile, intanto il Cura Italia ha sospeso gli sfratti per sei mesi. Ma per le associazioni impegnate sul territorio e i sindacati degli inquilini non basta. Il suggerimento: "Bisogna ricontrattare il canone direttamente con i proprietari. Anche loro devono capire che in una situazione del genere è necessario rivedere la richiesta di affitto"
di Stefano Galeotti | 14 Aprile 2020 FATTO QUOTIDIANO
“Quello che colpisce è la disperazione di chi si rivolge a noi in questi giorni: c’è una tensione che va ben oltre quella che si respirava durante la crisi del 2008. Chi ha perso il lavoro, ora teme anche per la casa”. Laura Grandi, segretaria toscana del Sunia, il sindacato degli inquilini della Cgil, è abituata a fronteggiare situazioni difficili, ma in queste prime settimane di emergenza, dice, lo scenario è davvero preoccupante. “I lavoratori precari sono quelli più colpiti, ma l’incertezza è generale: nessuno può dire quanto durerà questo blocco e cosa sarà ancora in piedi alla riapertura”. Qualche risposta è già arrivata dagli istituti di ricerca: per l’Organizzazione mondiale del lavoro la pandemia provocherà 25 milioni di disoccupati, secondo lo Svimez ogni mese di lockdown costa all’Italia 47 miliardi, mentre l’Istat parla di uno “shock economico” senza precedenti. Il futuro delle stime però si declina al presente per chi ha già perso il lavoro e si trova senza reddito in questo momento: “Siamo sommersi dalle domande di inquilini che non sanno cosa fare, centinaia di famiglie che non sono riuscite nemmeno a pagare l’affitto di marzo“, racconta Emiliano Guarnieri, del Sunia di Roma. “Se si accumulano le morosità il problema abitativo ci sfuggirà di mano, rischiando di sfociare in una questione di ordine pubblico“.
In Italia sono circa 4 milioni le famiglie che abitano in una casa affittata sul mercato privato. Seconda una stima fatta da Unione Inquilini, a marzo almeno 200mila di queste sono andate verso l’impossibilità di pagare l’affitto: “Senza un sostegno economico, in autunno i tribunali saranno intasati da migliaia di richieste di sfratto da parte dei proprietari”, spiega il segretario nazionale Massimo Baldini. Nel decreto ‘Cura Italia’ è stato inserito il blocco degli sfratti per sei mesi e introdotto un credito d’imposta pari al 60% dell’affitto del mese di marzo, riconosciuto però solo agli esercenti. Per le associazioni serve molto di più: “Bisogna finanziare un contributo straordinario che sia effettivo in tempi brevi, con domande telematiche e l’erogazione delle risorse direttamente al proprietario”, dice Baldini. La richiesta è arrivata sul tavolo del governo grazie a un appello firmato da Unione Inquilini, il collettivo bolognese ‘Pensare Urbano’ e il sindacato universitario Link. Per capire il reale impegno economico dell’esecutivo su questo tema bisognerà aspettare il decreto Aprile, ma intanto qualcosa si è mosso: la commissione Bilancio del Senato ha approvato un emendamento che accelera il riparto tra le regioni dei 60 milioni del Fondo nazionale per il sostegno all’affitto, al quale si aggiungeranno i 9,5 milioni del Fondo inquilini morosi incolpevoli.
La crisi economica scatenata dall’emergenza sanitaria però non aspetta la politica. Per migliaia di lavoratori precari, autonomi, famiglie, coppie e studenti l’impossibilità di pagare l’affitto è già realtà. Come a Bologna, dove gli studenti fuorisede sono 45mila su un totale di 75mila iscritti all’università: “Molte famiglie non stanno lavorando e non hanno entrate, mentre chi studia ha perso quelle derivanti dai piccoli lavoretti”, spiega Francesca Robertiello di Link. “Una stanza singola a Bologna costa tra i 450 e i 500 euro, una cifra altissima anche prima dell’emergenza. E ora molti stanno pagando anche se sono in quarantena altrove”. Poi c’è la disperazione di chi è senza tutele: “La metà delle richieste di aiuto arriva da lavoratori in nero, e quasi tutti ruotano attorno al turismo”, spiega Laura Grandi. “Per la ripresa di un turismo internazionale come quello di Firenze potrebbero volerci mesi: questi lavoratori, oltre a non avere ammortizzatori sociali, sono senza prospettive”. Chi non riesce a pagare non sa come muoversi, e nel panico si è diffusa la convinzione che l’emergenza coronavirus sia una condizione sufficiente per sospendere il versamento dell’affitto: “Non è così, stiamo parlando di una contrattazione tra privati che non si può interrompere in modo unilaterale” spiega Grandi. Per questo tutte le associazioni hanno lanciato campagne di comunicazione e aperto sportelli dedicati per incentivare la ricontrattazione dei canoni, predisponendo dei modelli di lettere da inviare ai proprietari per chiedere una riduzione dell’affitto. “Come si può scrivere un contratto, lo si può anche modificare riducendo il canone e senza costi aggiuntivi”, spiega l’Unione Inquilini. “L’importante è che ogni modifica venga messa nero su bianco, altrimenti si rischia la morosità”.
Il consiglio unanime è quello di trovare subito un accordo con il proprietario: “Anche loro devono capire che in una situazione del genere è necessario rivedere la richiesta di affitto“, sostiene Emiliano Guarnieri. “Si può modificare il canone in maniera definitiva, oppure applicare una riduzione per alcuni mesi, fino a quando saranno effettivamente disponibili eventuali contributi”. Il decreto ‘Cura Italia’ ha previsto il pagamento delle tasse solo sulle cifre realmente incassate dai proprietari. “Ma abbiamo ancora riscontri molto bassi sulla ricontrattazione del canone”, prosegue Guarnieri. “Un incentivo all’accordo potrebbe essere la riduzione delle tasse per chi accetta di abbassare l’affitto per qualche mese”. La richiesta generale però è quella di un patto sociale tra proprietari e inquilini per evitare che le difficoltà di oggi si trasformino in sfratti per morosità domani. “Solo a Roma si potrebbero trovare a rischio morosità quasi 10mila famiglie, a cui si aggiungono i 7mila sfratti emanati nel 2019: sarebbe una situazione ingestibile”.
In attesa di un impegno economico del governo, alcune regioni stanno cercando di dare una prima risposta a chi è in grande difficoltà, ma le risorse sono poche e si interviene soprattutto prorogando i bandi e anticipando fondi già stanziati. La Toscana ha messo a disposizione 8 milioni di euro per finanziare un contributo di 300 euro al mese, per tre mesi di affitto, per chi ha avuto una netta diminuzione delle entrate o ha perso il lavoro. La giunta dell’Emilia-Romagna sta pensando di anticipare rispetto all’autunno la concessione agli enti locali dei 12 milioni di euro stanziati per il 2020. Il Lazio ha prorogato a dicembre la scadenza del bando per il contributo all’affitto, 21 milioni di euro già stanziati e che verranno erogati nel 2020, ed è in discussione un ulteriore provvedimento da 22 milioni di euro rivolto ai soggetti colpiti dalla crisi, che coprirà il 40% del canone. La Campania invece erogherà nel mese di maggio un bonus per il pagamento dell’affitto, una cifra che va dai 1800 ai 2000 euro per i nuclei familiari con un Isee non superiore ai 25mila euro.