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DIA 2018 VENETO (DIVISIONE INVESTIGATIVA ANTIMAFIA)

MessaggioInviato: mer dic 25, 2019 9:07 pm
da lidia.pege
RAPPORTO DIA 2018 VENETO (DIVISIONE INVESTIGATIVA ANTIMAFIA)
Le potenzialità economico-imprenditoriali costituiscono, anche per il Veneto, un’attrattiva per la criminalità mafiosa
che tende, fuori dal territorio d’origine, ad espandersi ed aumentare le occasioni illecite di guadagno.
Questa regione, che da tempo gode di un buon andamento dell’economia, nel 2017 è risultata la terza in Italia
per PIL prodotto1017, con l’operatività di quasi 400 mila imprese, con un numero di dipendenti superiore ad un
milione e mezzo.
Il positivo trend economico1018, seppur dopo un periodo di generalizzata recessione, è stato agevolato anche dall’esistenza
di una rete di grandi infrastrutture e dall’efficiente organizzazione dei trasporti. A titolo esemplificativo,
il porto di Venezia-Marghera, nel 2018, ha movimentato più di 26 milioni di tonnellate di merci e l’aeroporto internazionale
“Marco Polo” di Venezia ha visto il transito, nello stesso periodo, di oltre 11 milioni di passeggeri.
Una silente infiltrazione mafiosa del territorio, operata con la cosiddetta strategia di “sommersione”, ossia evitando
qualsiasi forma di manifestazione violenta tipica di queste organizzazioni, potrebbe leggersi tra i dai dati pubblicati
dall’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata.
In Veneto sono in atto 237 procedure per la gestione di immobili, mentre altri 126 sono già state definite nel tempo.
Sono, altresì, in gestione 24 aziende, a fronte di una già destinata. Tra le tipologie di beni sottratti alle mafie figurano
alberghi, ristoranti, attività immobiliari e di commercio all’ingrosso, immobili e terreni agricoli, nelle province di
Vicenza, Venezia, Padova, Verona, Treviso, Belluno e Rovigo. Questi i segnali di una efficace azione preventiva
e investigativa di contrasto, ma anche dell’esistenza di una “fascia grigia” di imprenditori e professionisti che, per
varie motivazioni, si lascia “avvicinare” da esponenti della criminalità organizzata.
I titolari di attività commerciali trovano in questi soggetti – che dispongono di notevoli quantità di denaro – una
apparente via per superare momenti di difficoltà economica, salvo poi patire comportamenti che, inesorabilmente,
tendono ad assoggettarli, arrivando ad estrometterli dalle società.
Un reinvestimento di capitali illeciti che espone a serio rischio la libertà d’impresa economica e di concorrenza,
determinando, nel lungo periodo, una spirale negativa con ripercussioni sull’economia locale. Al fine di focalizzare
l’attenzione su questi rischi, a maggio del 2017, si è insediato in seno al Consiglio regionale l’Osservatorio
per il contrasto alla criminalità organizzata e mafiosa e la promozione della trasparenza
— Provincia di Venezia
Il capoluogo di regione è, da tempo, interessato da dinamiche delittuose gestite da gruppi criminali strutturati.
Già negli anni ’90, la cosiddetta “mala del Brenta” aveva espresso la tendenza di alcuni soggetti a stringere affari
con la criminalità organizzata. Erano le prime manifestazioni di sinergie tra consorterie mafiose e vertici di tale
organizzazione criminale autoctona, che ancora oggi producono effetti giudiziari
Va infatti rammentata l’inchiesta denominata “Adria Docks”, coordinata dalla Procura della Repubblica di Palermo e conclusa dalla Guardia
di finanza, che già nel settembre 2008 aveva evidenziato il tentativo di riciclaggio operato da soggetti riconducibili ai palermitani “LO PICCOLO”:
ciò attraverso un progetto di investimento immobiliare del valore complessivo di circa 8 milioni di euro, da realizzarsi in località
Isola dei Saloni, presso Chioggia Sottomarina (VE)
Diverse indagini, anche risalenti nel tempo, hanno fatto registrare la presenza di consorterie mafiose anche sul restante
territorio regionale. Particolare rilievo ha avuto la nota operazione “Aemilia”, coordinata dalla DDA di Bologna che,
nel giugno del 2015, ha coinvolto soggetti di tutto il nord Italia, collegati alla ‘ndrina calabrese GRANDE ARACRI.
L’attività investigativa aveva, infatti, evidenziato come la ‘ndrangheta contasse già diverse promanazioni non solo in
Emilia Romagna, ma anche in Lombardia e in Veneto
Dal Corriere della sera del 25.11.19 leggo qualche stralcio dell'intervista a Catello Maresca magistrato napoletano in prima linea da più di 12 anni nel contrasto al clan dei Casalesi gli stessi che hanno messo radici a Eraclea e nel Veneto Orientale attarverso le attività criminali di Luciano Donadio e dei suoi accoliti..Pensare che lo spaccio o la prostituzione siano gestiti da deliquentelli sprovveduti significa ripetere lo stesso errore che si faceva quarant'anni fa in Sicilia quando si negava pubblicamente l'esistenza della mafia.Oggi sarebbe il caso di trarre insegnamento da quell'errore.
Qui in Veneto abbiamo avuto il primo sindaco della storia arrestato con l'accusa di voto di scambio politico-mafioso per i suoi rapporti con il clan casalesi dei Donadio, le mafie sono come un cancro non si può mai sapere dove si diffonderà la metastasi, nessuno si può considerare immune, in particolare in quei territori dove girano più soldi. Il giornalismo d'inchiesta è un baluardo di libertà contro le mafie ..il primo antidoto è il controllo sociale perchè questi criminali investono principalmente in alcuni settori economici dove l'attenzione va tenuta più alta. La strategia di contrasto sta in capo alla politica poichè forze dell'ordine e magistratura possono intervenire a posteriori, mettendoci un tampone, servono consapevolezza e sensibilità nella società civile, nella politica e nelle istituzioni, se non si spara significa che la criminalità organizzata sta facendo i suoi affari perciò bisogna seguire i soldi, capire dove investono, studiare, aggiornarsi sempre...
Nel primo semestre 2018 i reati sintomatici di criminalità organizzata in Veneto sono stati 192 per estorsione e 176 per riciclaggio