Rapporto ISPRA protezione e ricerca ambientale 2019

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Rapporto ISPRA protezione e ricerca ambientale 2019

Messaggioda lidia.pege » mer dic 25, 2019 8:48 pm

Rapporto ISPRA Istituto per la protezione e ricerca ambientale 2019
Tra il 2017 e 2018 in Italia il consumo di suolo ha riguardato 51 chilometri quadrati, con una media di 14 ettari al giorno (un’estensione di circa 19 campi da calcio coperta da superfici artificiali al giorno). Si mantiene la velocità di trasformazione del territorio registrata tra il 2016 e il 2017, ovvero 2 metri quadrati di suolo perso irreversibilmente ogni secondo.
I cambiamenti rilevati nell’ultimo anno si concentrano in alcune aree del Paese, come nelle aree di pianura del Nord, nell’alta Toscana, nell’area metropolitana di Roma e nel basso Lazio, in Abruzzo, lungo le coste romagnole, abruzzesi, della bassa Campania e nel Salento. I cambiamenti si sono registrati soprattutto lungo la fascia costiera, nelle aree periurbane a media e bassa densità, nelle pianure e nei fondivalle.
Il consumo di suolo è più intenso nelle aree già molto compromesse (circa 10 volte maggiore rispetto a quelle meno consumate). Nelle città dense, solo in un anno, si sono persi 24 metri quadrati per ogni ettaro di aree a verde. In totale, quasi la metà del suolo perso in 12 mesi si trova nelle città, il 15% in aree centrali e semicentrali, il 32% nelle fasce periferiche e meno dense.
Nelle attività di acquisizione dei dati sono rilevate anche le trasformazioni da suolo consumato a suolo non consumato (in genere ripristino di cantieri e di altre aree). Si può così valutare il bilancio tra nuovo consumo e aree rispristinate, riducendo di conseguenza, secondo il principio del consumo di suolo netto, i valori assoluti dei cambiamenti dell’ultimo anno, portando la stima a circa 48 km2, equivalenti a 1,6 metri quadrati per ogni ettaro di territorio italiano. In aggiunta, si deve tuttavia considerare che 3,7 km2 sono passati, nell’ultimo anno, da suolo consumato reversibile (tra quello rilevato nel 2018) a suolo consumato permanente.
Il ripristino di suolo tra il 2017 e il 2018 ha coinvolto 2,8 km2 di suolo, in leggero aumento rispetto al suolo ripristinato l’anno precedente. La velocità del consumo di suolo pur essendo in leggera flessione rispetto all’anno scorso è ancora molto lontano dagli obiettivi comunitari di azzeramento del consumo di suolo netto, che dovrebbe portarla agli stessi livelli della velocità di ripristino, che attualmente si attesta a 0,77 ettari al giorno.
Analizzando i dati di temperatura di satellite sono state misurate le temperature medie e confrontate quelle delle aree urbane con quelle riferite al territorio naturale e seminaturale. L’ analisi del fenomeno, anche noto come isola di calore urbano, ha evidenziato le temperature maggiori nei tessuti urbani compatti rispetto alle aree rurali, con differenze di 1-2°C (con picchi di 4-5°C in alcune regioni). Inoltre è stato messo in risalto il ruolo di mitigazione delle temperature delle coperture arboree all’interno delle aree urbane, con contributi di 3-4°C in meno in presenza di verde alberato con significativi benefici per la saluta umana e risparmi per i consumi energetici

Anche quest’anno, indagando i primi cento comuni in termini di percentuale di superficie artificiale rispetto ai confini amministrativi, si osserva che i piccoli centri urbani della Campania e della Lombardia – e in misura minore di altre regioni – si distinguono per essere quelli che presentano un alto o altissimo tasso di suolo consumato. Tra le città più grandi, per un confronto analitico, si segnala, infine, il grado di artificializzazione di Torino (65,2%), Napoli (62,8%), Milano (57,5%), Pescara (51,3%), Monza (49,7%), Padova (49,5%), Bergamo (45%), Brescia (44,8%), Udine (42,8%), Bari (42,7%) e Firenze (42%).
I cambiamenti rilevati nell’ultimo anno si concentrano in alcune aree del Paese, intensificandosi in Veneto e nelle pianure del Nord, nell’alta Toscana, nell’area metropolitana di Roma e nel basso Lazio, in Abruzzo e, in particolare, lungo le coste romagnole, abruzzesi, della bassa Campania e nel Salento (fig. a fianco). Il maggior numero di cambiamenti è stato registrato anche quest’anno lungo la fascia costiera, nelle aree periurbane e a media e bassa densità, nelle pianure e nei fondivalle
Lidia Pege
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