Abitazioni ERP Edilizia Residenziale Pubblica
Inviato: gio ago 01, 2019 4:42 pm
ABITAZIONI ERP EDILIZIA RESIDENZIALE PUBBLICA IN ABANO TERME
Ancor prima dei quotidiani locali di questi ultimi giorni, alcune segnalazioni personali arrivatemi, riguardanti quanti abitano negli alloggi ATER, evidenziano circostanze gravi di cui dobbiamo farci carico come esponenti di cittadinanza attiva
Nel corrente mese di luglio sono arrivate a domicilio dei cittadini di Abano Terme residenti nelle abitazioni di proprietà della Regione Veneto, lettere raccomandate conseguenti all’applicazione delle L.R.V n.39 del 3 novembre 2017 e successivo regolamento attuativo n.4 del 10 agosto 2018, chiedendo, dal corrente mese, l’aumento immediato dell’affitto, e preavvisando, nel caso in cui perduri un ISEE Erp superiore ai 20 mila euro per due anni, la decadenza dal diritto di abitazione.
In Abano oltre ai 70 appartamenti di P.za Carlo Scarpa vi sono quelli di via Longhena, di via Cilea, e di via Appia (edificio comunale ex casa delle maestre di Monterosso, ceduto all’Ater per la gestione) quindi certamente più di 100 famiglie coinvolte
Oltre a questi nuclei, vi sono le abitazioni comunali di via Petrarca, quelle di via S.Antonio a Monterosso, e di via Lazzaretto, soggette attualmente ai canoni Ater, di cui si dovrà tener conto ..
L’art.7 del regolamento prevede l’esclusione del canone d’affitto dal conteggio dell’isee erp, cosa invece prevista nell’isee, ecco quindi che questo indicatore risulta superiore a quello che si ottiene per accedere a benefici sociali di altro genere come diritto allo studio, trasporti ecc.
Non vengono considerate nemmeno le spese condominiali, che poche non sono, essendo le costruzioni pubbliche concentrate in edifici più grandi di abitazioni private
Gli aumenti graveranno su nuclei che proprio perché disagiati hanno avuto accesso alle graduatorie, quali anziani, portatori di handicap, madri sole con minori a carico, famiglie con sfratto esecutivo dovuto a perdita di lavoro ecc., conseguentemente e necessariamente, graveranno sulla nostra comunità per la richiesta di aiuti economici. Il comune di Padova ha già stanziato 200 mila euro per fronteggiare questa eventualità, ma se questo è indice di una lodevole attenzione, non risolve però il problema alla radice.
Il dato che però mi colpisce di più è che dopo due anni di superamento di 20 mila euro lordi, che sono comprensivi delle spese di affitto e spese condominiali, a cui aggiungiamo spese mediche che non sono mutuabili soprattutto per anziani e invalidi, inoltre l’aliquota irpef del 23%...cosa rimane? Queste persone potranno pagarsi un affitto in Abano, ipotizziamo, di 500 euro mensili a 80/90 anni?
Ma cosa significa cambiare casa per un anziano? Oltre all’aspetto economico quando si effettua un trasloco avviene la perdita dei legami sociali e dell’ambiente precedente, che possono causare un senso di smarrimento psicologico, un disagio dovuto al fatto che le persone che trascorrono molto tempo in casa, sviluppano un attaccamento al luogo di abitazione molto più alto di altre persone più giovani che escono normalmente; comporta un notevole sforzo cognitivo per orientarsi nella nuova casa, accade spesso un vero e proprio lutto che provoca danni fisici oltre che psichici
Ricordo che le case Ater sono state costruite applicando un’aliquota sugli stipendi dei lavoratori dipendenti, in conseguenza sono abitazioni per le persone più deboli, se a difesa della legge, ci fosse il pensiero che ci sono dei furbetti che non ne hanno diritto, o il fatto che ci sia chi non paga l’affitto, ricordo che vi sono anche gli strumenti legali per contrastarli, e che gli aumenti non possono ricadere su quelli che l’affitto lo pagano regolarmente, qui si butta via il bambino con l’acqua sporca.
Evidenzio che l’art.3 della nostra Costituzione cita…E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale..”
Chiedo pertanto che l’Amministrazione e tutti i consiglieri comunali di qualsiasi appartenenza politica si attivino presso i referenti istituzionali e personali, affinchè la Regione Veneto ritiri o modifichi questa legge iniqua, metta in sicurezza le persone oneste e fragili, tenga alto il valore dei servizi sociosanitari che in questi decenni hanno fatto sì che fossimo una delle Regioni con un Welfare esemplare, invidiato e copiato da altri, ribadendo che noi veneti la solidarietà l’abbiamo nel nostro patrimonio genetico e che noi Cittadini per il Cambiamento oltre ad averla nel programma l’abbiamo nel cuore da sempre.
LIDIA PEGE
Ancor prima dei quotidiani locali di questi ultimi giorni, alcune segnalazioni personali arrivatemi, riguardanti quanti abitano negli alloggi ATER, evidenziano circostanze gravi di cui dobbiamo farci carico come esponenti di cittadinanza attiva
Nel corrente mese di luglio sono arrivate a domicilio dei cittadini di Abano Terme residenti nelle abitazioni di proprietà della Regione Veneto, lettere raccomandate conseguenti all’applicazione delle L.R.V n.39 del 3 novembre 2017 e successivo regolamento attuativo n.4 del 10 agosto 2018, chiedendo, dal corrente mese, l’aumento immediato dell’affitto, e preavvisando, nel caso in cui perduri un ISEE Erp superiore ai 20 mila euro per due anni, la decadenza dal diritto di abitazione.
In Abano oltre ai 70 appartamenti di P.za Carlo Scarpa vi sono quelli di via Longhena, di via Cilea, e di via Appia (edificio comunale ex casa delle maestre di Monterosso, ceduto all’Ater per la gestione) quindi certamente più di 100 famiglie coinvolte
Oltre a questi nuclei, vi sono le abitazioni comunali di via Petrarca, quelle di via S.Antonio a Monterosso, e di via Lazzaretto, soggette attualmente ai canoni Ater, di cui si dovrà tener conto ..
L’art.7 del regolamento prevede l’esclusione del canone d’affitto dal conteggio dell’isee erp, cosa invece prevista nell’isee, ecco quindi che questo indicatore risulta superiore a quello che si ottiene per accedere a benefici sociali di altro genere come diritto allo studio, trasporti ecc.
Non vengono considerate nemmeno le spese condominiali, che poche non sono, essendo le costruzioni pubbliche concentrate in edifici più grandi di abitazioni private
Gli aumenti graveranno su nuclei che proprio perché disagiati hanno avuto accesso alle graduatorie, quali anziani, portatori di handicap, madri sole con minori a carico, famiglie con sfratto esecutivo dovuto a perdita di lavoro ecc., conseguentemente e necessariamente, graveranno sulla nostra comunità per la richiesta di aiuti economici. Il comune di Padova ha già stanziato 200 mila euro per fronteggiare questa eventualità, ma se questo è indice di una lodevole attenzione, non risolve però il problema alla radice.
Il dato che però mi colpisce di più è che dopo due anni di superamento di 20 mila euro lordi, che sono comprensivi delle spese di affitto e spese condominiali, a cui aggiungiamo spese mediche che non sono mutuabili soprattutto per anziani e invalidi, inoltre l’aliquota irpef del 23%...cosa rimane? Queste persone potranno pagarsi un affitto in Abano, ipotizziamo, di 500 euro mensili a 80/90 anni?
Ma cosa significa cambiare casa per un anziano? Oltre all’aspetto economico quando si effettua un trasloco avviene la perdita dei legami sociali e dell’ambiente precedente, che possono causare un senso di smarrimento psicologico, un disagio dovuto al fatto che le persone che trascorrono molto tempo in casa, sviluppano un attaccamento al luogo di abitazione molto più alto di altre persone più giovani che escono normalmente; comporta un notevole sforzo cognitivo per orientarsi nella nuova casa, accade spesso un vero e proprio lutto che provoca danni fisici oltre che psichici
Ricordo che le case Ater sono state costruite applicando un’aliquota sugli stipendi dei lavoratori dipendenti, in conseguenza sono abitazioni per le persone più deboli, se a difesa della legge, ci fosse il pensiero che ci sono dei furbetti che non ne hanno diritto, o il fatto che ci sia chi non paga l’affitto, ricordo che vi sono anche gli strumenti legali per contrastarli, e che gli aumenti non possono ricadere su quelli che l’affitto lo pagano regolarmente, qui si butta via il bambino con l’acqua sporca.
Evidenzio che l’art.3 della nostra Costituzione cita…E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale..”
Chiedo pertanto che l’Amministrazione e tutti i consiglieri comunali di qualsiasi appartenenza politica si attivino presso i referenti istituzionali e personali, affinchè la Regione Veneto ritiri o modifichi questa legge iniqua, metta in sicurezza le persone oneste e fragili, tenga alto il valore dei servizi sociosanitari che in questi decenni hanno fatto sì che fossimo una delle Regioni con un Welfare esemplare, invidiato e copiato da altri, ribadendo che noi veneti la solidarietà l’abbiamo nel nostro patrimonio genetico e che noi Cittadini per il Cambiamento oltre ad averla nel programma l’abbiamo nel cuore da sempre.
LIDIA PEGE