Intervento di Monica Lazzaretto

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Intervento di Monica Lazzaretto

Messaggioda lidia.pege » mar lug 12, 2016 3:00 pm

Quello che è successo ad Abano in poche ore ha rovesciato la città, quella che qualcuno ha definito, incautamente, dei buoni e dei cattivi: sindaco arrestato e città commissariata. Questa storia parte però da lontano, lo testimoniano i cinque anni di presidio e controllo continuo da parte delle opposizioni nella scorsa amministrazione preoccupati perché le commissioni erano state eliminate, i conti troppo spesso non tornavano, la documentazione non era esaustiva, gli appalti non erano chiari. Osservazioni e indicazioni a procedere spesso sbeffeggiate in consiglio, con attacchi violenti, prepotenti e, con la strategia spesso adottata di far mancare il numero legale in consiglio. Meno di un anno e mezzo fa, la guardia di finanza ha setacciato gli uffici comunali indagando formalmente il sindaco di Abano, l’assessore Marcolongo, il sindaco di Montegrotto Bordin poi dimessosi con il conseguente commissariamento del suo comune.
In questi giorni il tragico epilogo, compresi 8i 4 arresti di stamane: anche ad Abano commissariamento, sindaco ora in custodia cautelare al Due palazzi che però, contrariamente a quello che ha fatto il sindaco Montegrotto, non pensa a dimettersi e dedicare le sue energie per risolvere i suoi gravissimi problemi giudiziari sentendosi ancora in diritto di tenere legato a sé il destino di una città che, invece, deve tornare libera di essere amministrata con onestà, nel rispetto della legalità e della trasparenza troppo spesso mancate.
Appare orami chiaro quello che più volte ho affermato in campagna elettorale: quello che veniva tacciato come un pericolo per la nostra coalizione, ovvero un possibile commissariamento, altro non era che la proiezione di un fantasma che il sindaco uscente, buttava fuori di sé, scaricando la colpa e la paura su altri. Lui però che ben conosceva la sua situazione ( vd gli avvisi ricevuti di proroga delle indagini) ha volutamente taciuto la sua condizione cosi tutta la campagna elettorale è stata all’insegna di uno sbandierato, personale quanto spudorato : sono INNOCENTE nel tentativo di fugare dubbi, dare false rassicurazioni che hanno sicuramente giocato sull’ ingenuità e la credulità di almeno una parte della popolazione, specialmente i più giovani e gli anziani, ha certamente creato confusione ed è stata, soprattutto, un atto di disonestà e mancanza di rispetto per tutti gli elettori.
Il dato di fatto, inconfutabile invece, è che oggi la città di Abano è affidata ad un commissario che delega a sé i compiti del sindaco e della giunta. Il paese è stato travolto da qualcosa di annunciato, che si sapeva poteva accadere in qualsiasi momento visto che le indagini erano ancora in corso. E così è stato.
Abano continua ad essere umiliata, esposta a livello nazionale nei media come città della corruzione e del malaffare che ha completamente alterato le regole della libera concorrenza tra imprenditori a scapito di aziende oneste non disposte a pagare per poter lavorare e, soprattutto, ha inquinato i rapporti con la pubblica amministrazione che dovrebbe garantire solo il bene pubblico.
Si delinea una situazione di una gravità inedita, preoccupante e molto imbarazzante per tutta la città e per la sua vocazione economico turistica.
Abano non se lo merita: non se lo meritano le forze economiche che, all’indomani delle elezioni, hanno saputo per bocca di un sindaco arrabbiato, con un crescendo di aggressività intimidatoria e di squalifica come se avesse lui perso le elezioni, che non sarebbe stato il loro sindaco, che non sarebbe stato il sindaco di tutti, che voleva, lui, smascherare le ipocrisie, creando da subito un clima di sbigottimento e tensione che chi si accinge ad amministrare una città non può certo permettersi di scatenare. Ma quel sindaco conosce l’art 21 della costituzione che prevede che tutti i cittadini abbiano il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione? O l’art 3 comma 1 che prevede che tutti i cittadini abbiano pari dignità sociale e siano eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione, opinione politica, condizioni personali e sociali?
L’arresto e la lettura degli innumerevoli articoli di stampa apparsi in questi giorni, che riprendono il contenuto dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere, danno lo spunto per alcune necessarie riflessioni.
La prima riflessione riguarda l’aspetto giudiziario.
Luca Claudio è stato tratto in arresto essendo accusato di gravissimi reati in danno della pubblica amministrazione. È vero che si tratta di una misura cautelare e non di una sentenza di condanna, ma è altrettanto vero che la custodia in carcere è stata adottata in ragione delle gravi prove raccolte nel corso delle indagini, nonché del rischio di fuga, reiterazione dei reati e di inquinamento probatorio. Non si tratta di un episodio isolato, ma di 7 anni di condotte illecite che si son sostanziate in innumerevoli fatti di concussione, corruzione e turbativa d’asta. La custodia cautelare si è quindi imposta in ragione del grave quadro probatorio e del pericolo che lo stesso potesse continuare a reiterare i reati o inquinare le prove, e si fonda su un giudizio prognostico di colpevolezza.



Una seconda riflessione riguarda l’aspetto istituzionale.
La sospensione del sindaco va vista al di là della Legge Severino. Vi sono questioni di ordine pubblico che impongono una diversa soluzione. Abbiamo già detto che Luca Claudio è accusato di gravissimi reati in danno della pubblica amministrazione. Il fatto che possa riprendere la carica di sindaco, e che possa continuare a gestire la cosa pubblica come ha sinora fatto, si scontra con il pericolo di reiterazione dei reati, come evidenziato dal G.I.P. che ha disposto la sua custodia cautelare in carcere. Ma l’ordinanza ha evidenziato anche il possibile pregiudizio di ordinato svolgimento dei rapporti interni alla comunità locale ed un turbamento della quiete e della sicurezza pubblica. Sia gli imprenditori che i dipendenti pubblici hanno denunciato il clima di forte intimidazione psicologica esercitato da Luca Claudio ed il timore che tali minacce possano degenerare anche in aggressioni fisiche da parte di soggetti terzi legati al sindaco. Non si tratta di suggestioni, ma di reali pericoli, come testimonia l’episodio dell’aprile 2015 nei confronti della forte pressione fatta nei confronti dei consiglieri di maggioranza e degli assessori di Montegrotto Terme in occasione della riunione tra loro tenuta per decidere sulle dimissioni, o come dimostrano le interviste rilasciate da Luca Claudio immediatamente dopo la sua rielezione, nelle quali ha dichiarato che non sarebbe stato il sindaco di tutti, ma solo della parte che l’aveva votato, come ho già detto prima.
La terza ed ultima riflessione ha carattere politico.
Il giudizio politico su questa vicenda mi sembra chiaro e scontato ed è di completa condanna. Noi ci dissociamo completamente, non possiamo assolutamente convalidare la nomina dei consiglieri di maggioranza eletti e non intendiamo avvallare nessun tipo di nomina e di attività di questo consiglio. Serve un atteggiamento di precauzione e di responsabilità a tutela della legalità. La volontà di voler rimanere in carica da parte dei consiglieri e del loro sindaco, nonostante le gravissime accuse mosse e supportate da una mole di prove a suo carico, e la bufera giudiziaria che coinvolge la città dimostra ancora di più come non si abbia a cuore il bene della città, ma solo l’ esclusivo interesse personale che questa persona antepone a tutto e a tutti. Ci si chiede come possa serenamente svolgere il ruolo di sindaco e gestire la macchina pubblica, tutelando le imprese e le persone che lo hanno denunciato, e nello stesso momento occuparsi della propria difesa da gravissime accuse di reati contro la stessa pubblica amministrazione contestate proprio nell’esercizio delle sue funzioni. Si è invocato il rispetto del risultato elettorale, ma a questo proposito occorre porsi due domande. La prima: nel bilanciamento tra il diritto all’elettorato passivo, ovvero ad essere eletti, ed il principio costituzionale del buon andamento ed imparzialità della pubblica amministrazione, quale dei due deve prevalere e quale cedere? La seconda domanda è la seguente: se gli elettori avessero avuto a disposizione tutte le informazioni uscite in questi giorni sui giornali avrebbero confermato la propria fiducia a questa persona? La domanda pone l’accento sulla corretta informazione e sull’ esatta rappresentazione della realtà, che costituisce il presupposto per una scelta consapevole. Molti probabilmente ad Abano Terme pensavano che il sindaco avesse potuto fare favori personali, facendosi forza di interpretazioni estemporanee, ma comunque restando nell’alveo della legalità. Non so quanti sapessero e pensassero che invece si era in presenza di un affinato sistema corruttivo che dura da oltre 7 anni e che coinvolge tutti gli ambiti della pubblica amministrazione. Sino ad oggi tutti noi possiamo dire che non avevamo contezza di cosa fosse effettivamente il “sistema Claudio”. Svelato tale sistema, ognuno di noi è chiamato a reagire allo stesso. Da parte nostra abbiamo sempre denunciato la mancanza di trasparenza, correttezza e di dialogo e ci siamo sempre schierati contro un’amministrazione che ha sempre votato allineata per cinque anni e che non dava queste garanzie. Chi ci ha creduto è stata la guardia di finanza e la procura. Ci attendiamo ora una risposta dai consiglieri di maggioranza, nei cui banchi siede l’ex presidente del consiglio, l’intera giunta uscente, il consigliere con delega al verde, il consigliere con delega ai quartieri, gente che ha lavorato fianco a fianco al sindaco per 5 anni e che, mi chiedo: non si è mai accorta di nulla? Ha mai avuto un sospetto?. La stessa giunta che ha approvato il “Piano triennale per la prevenzione della corruzione” nel quale erano individuate le aree caratterizzate da procedimenti a medio-alto contenuto discrezionale per le quali era forte il rischio di corruzione. Leggiamo in questo documento che nell’area “Affidamento lavori servizi e forniture” erano indicati i procedimenti amministrativi attinenti all’ aggiudicazione e affidamento diretto, per i quali il rischio era proprio l’abuso dell’affidamento diretto nonché la violazione di norme procedurali relative alle procedure ad evidenza pubblica. Le notizie pubblicate sui giornali relative ai reati commessi dal sindaco danno conto di un sistematico abuso dell’affidamento diretto, e ci chiediamo come la precedente giunta abbia potuto avallare un simile abuso, tenuto conto di quanto previsto proprio nel piano anticorruzione.
Chiediamo a queste persone da che parte vogliono schierarsi. Oggi hanno l’opportunità di rivendicare la loro onestà e moralità, prendendo le distanze e rispondendo alla richiesta che viene fatta dalla stragrande maggioranza dei cittadini che vogliono riportare Abano Terme nell’ambito della legalità. Hanno l’opportunità di essere indicati come coloro che hanno contribuito a rendere più sereno, disteso e dialogante l’ambiente politico aponense, possono dimostrare di avere anche loro a cuore, come noi, le sorti di Abano. Potranno andare in giro per Abano a testa alta senza temere di essere indicati come i sostenitori ad oltranza di un sindaco che, sfruttando il suo potere esclusivo, si è intascato denaro pubblico piegando la cosa pubblica a proprio uso e consumo personale.
Noi siamo disponibili a liberare il paese da questo limbo, da questa attesa e incertezza umiliante, da un destino che vincola Abano a corda doppia ad una persona inquisita con gravi capi d’imputazione, con gravi problemi, ora in carcere e che avrà la testo impegnata sui suoi problemi per anni. Una città che si trova sulle spalle, volente o nolente un iter giudiziario che la riguarda sì, ma come parte lesa.
La giustizia farà il suo corso e quello è il compito della magistratura, ma il paese deve riprendersi la propria libertà, deve essere messo nella condizione di tornare a camminare, a progettare, a vivere, a rasserenarsi, a sapere cosa deve e può fare per ripristinare la legalità, tutti assieme, e questo è il compito della politica.
Chiedo ai consiglieri di maggioranza presenti qui in consiglio una riflessione chiara e pacata per non opporsi testardamente alla voglia di ricominciare. Tutti noi siamo stati eletti in uno scenario che non c’è più, secondo un “contratto tra il sindaco e la sua gente che è risultato falsato da subito. Dobbiamo decidere assieme se schierarci dalla parte delle ragioni sospese di un singolo o quelle concrete e pressanti di una città che deve andare avanti affermando valori irrinunciabili quali la legalità, la trasparenza e la cura della comunità. Ognuno deve assumersi la responsabilità morale di dare una risposta e di definirsi. Se non sarà accolta questa opportunità, da domani la città non potrà che considerare queste persone complici morali di questo sindaco e della situazione che si è venuta a creare e sulla quale, purtroppo, ci sarà ancora molto da aggiungere.
Lidia Pege
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