L’arresto del neoeletto Sindaco Luca Claudio getta un’ombra inquietante sulla nostra città.
Naturalmente, spetterà alla magistratura accertarne o escluderne le eventuali responsabilità penali, valendo nel frattempo la presunzione di innocenza di cui all’art. 27 Cost. Tuttavia, la gravità delle accuse che gli sono state rivolte e i tempi e i modi del suo arresto pesano come un macigno sulle istituzioni comunali e impongono a questo Consiglio una seria riflessione sui passi da compiere.
La sospensione di Claudio dalla carica di Sindaco e dall’esercizio delle relative funzioni, disposta dal Prefetto di Padova in applicazione della legge «Severino», durerà finché saranno operanti misure restrittive della sua libertà, fino a un massimo di 18 mesi nel giudizio di primo grado,più altri 12 mesi in caso di condanna in appello. In tutto questo periodo la possibilità per il Comune di nominare laGiunta e di darsi un indirizzo politico verrà di fatto a dipendere dall’andamento del processo a carico del Sindaco e dai provvedimenti che saranno adottati di volta in volta dai giudici. Ciò rappresenta un gravissimo danno per la città, che – a prescindere dalle indiscusse qualità del Commissario e dalle competenze tecniche dei collaboratori di cui sceglierà di avvalersi – si vedrà privata a tempo indefinito di un’amministrazione in grado di esercitare pienamente il proprio ruolo e di assumere decisioni essenziali per la vita dei cittadini.
A ciò si aggiunge il grave danno di immagine che l’intera vicenda sta arrecando al nostro Comune: un Comune a fortissima vocazione turistica, che trae la maggior parte delle proprie ricchezze da un settore, quello termale,esposto a una sempre più intensa concorrenza interna e internazionale. Ebbene, nelle strade e nelle piazze, nei bar e nei ristoranti, nelle piscine e nelle hall degli alberghi di Abano, fra i cittadini e fra i turisti, italiani e stranieri, in questi giorni non si parla d’altro. Cosa del tutto comprensibile, così come comprensibile è il loro stupore e il loro sconcerto di fronte a una situazione assolutamente anomala e per certi versi paradossale (un Sindaco arrestato prima ancora di entrare in carica, che ottiene il record italiano – e fors’anche europeo – di brevità del mandato!). Stupore e sconcerto che finiscono per suscitare reazioni diverse, ma egualmente dolorose per chi abbia a cuore le sorti della nostra città: la rabbia e la vergogna degli aponensi e l’irrisione degli altri.
Da questa palude – fatta di un fango ben diverso da quello che sgorga dalle nostre terre e dalle nostre acque e che ci ha reso famosi in Italia e all’estero – si può uscire in tre modi. Il primo – e il più onorevole per tutti –sarebbe quello delle immediate dimissioni del Sindaco ,che permetterebbero di separare (anche a livello di immagine) il destino del Comune da quello della sua persona. Qualora ciò non accadesse – e, purtroppo, finora non sembrano esservi segnali in questo senso resterebbero altre due vie: quella di un voto di sfiducia da parte del Consiglio e quella delle dimissioni in massa dei Consiglieri. Entrambe giustificate dal venir meno, per effetto della misura cautelare disposta dal gip, dell’onorabilita' del Sindaco: un requisito ulteriore e diverso rispetto a quello della mera innocenza penale, consistente nell’assoluta assenza di ombre in capo a chi esercita funzioni pubbliche (art. 54 co. 2 Cost.), sul quale le liste che lo hanno sostenuto, e i cittadini che lo hanno votato, hanno fatto (erroneamente) affidamento.
In tutti e tre i casi si aprirebbe la strada allo scioglimento del Consiglio comunale e all’in-dizione di nuove elezioninel primo turno utile previsto dalla legge: una soluzione, questa, che è senz’altro la più coerente con i principi della democrazia rappresentativa a cui si informa la nostra Repubblica e a cui dobbiamo ispirare le nostre azioni. In un passaggio così delicato come quello che ci troviamo a vivere, in cui non si tratta semplicemente di amministrare il territorio, ma vengono messi in gioco valori fondamentali della collettività – in primis, la credibilità e la governabilità delle istituzioni comunali –, nella nostra qualità di rappresentanti non possiamo infatti proseguire come se niente fosse, ma abbiamo il dovere di rimettere quanto prima il nostro mandato e di restituire la parola ai cittadini.
Diversamente, continueremmo a galleggiare in un limbo politico e istituzionale, dalla durata incerta e dagli esiti imprevedibili, che fa male a molti e non fa bene a nessuno.
Per il rispetto che dobbiamo a noi stessi e ai nostri elettori, per l’onore dell’istituzione che siamo chiamati a rappresentare e per il bene dei nostri concittadini, chiedo dunque al Sindaco e a tutti i Consiglieri comunali di maggioranza e di opposizione di rassegnare immediatamente le proprie dimissioni, consentendoci di voltare finalmente questa brutta pagina e di aprire una fase nuova nella vita della città.
Se così sarà, le mie sono già sul tavolo