DIA Divisione Investigativa Antimafia 1 semestre 2020

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DIA Divisione Investigativa Antimafia 1 semestre 2020

Messaggioda lidia.pege » mer lug 07, 2021 9:46 am

RELAZIONE del Ministro dell’Interno al Parlamento
sull’attività svolta e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia

RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO 2020
1° semestre
Appare utile l’analisi dei dati del numero dei reati commessi durante il periodo della crisi sanitaria, raffrontati con i dati dello stesso periodo dell’anno precedente, allo scopo di verificare, quantomeno sul piano statistico, quali effetti il periodo di lockdown abbia determinato sulla delittuosità di matrice mafiosa e su altre fattispecie “spia”.
La tabella relativa al numero dei reati commessi da aprile a settembre 2020 mostra che, a fronte di una fisiologica diminuzione di alcuni reati (ricettazione, contraffazione, rapine, etc.), trend, quest’ultimo, in linea con la forzata chiusura della mobilità sociale e produttiva, si è assistito all’aumento di altri reati – come lo spaccio di stupefacenti e il contrabbando – espressivi
del controllo del territorio da parte delle consorterie, le quali sono riuscite a rimodulare la propria operatività in questi settori. Analoghe considerazioni possono essere effettuate per i reati di estorsione e usura, che hanno visto solo una leggera flessione rispetto al passato. Ciò in quanto, come detto, i sodalizi si sarebbero inizialmente proposti alle imprese in difficoltà
quale forma di welfare sociale alternativo alle istituzioni, salvo poi adottare le tradizionali condotte intimidatorie finalizzate ad acquisire il successivo controllo di quelle stesse attività economiche.
La capacità di infiltrazione delle mafie e di imprenditori senza scrupoli nella pubblica amministrazione, anche in questo momento di crisi, emerge chiaramente con l’andamento dei reati di induzione indebita a dare o promettere utilità, traffico di influenze illecite e frodi nelle pubbliche forniture, tutti in aumento rispetto allo stesso periodo del 2019.
Tra l’altro e proprio per contrastare le contaminazioni mafiose nel settore, nei primi giorni di aprile del 2020 il Capo della Polizia-Direttore Generale della Pubblica Sicurezza, Franco GABRIELLI, ha istituito, con proprio Decreto, l’Organismo permanente di monitoraggio ed analisi sul rischio di infiltrazione nell’economia da parte della criminalità organizzata di tipo mafioso.

Veneto
Il Veneto si conferma come una delle regioni trainanti per l’economia nazionale disponendo di una rete di infrastrutture efficienti che favoriscono lo sviluppo imprenditoriale. Il porto di Venezia-Marghera, l’aeroporto “Marco Polo” e gli interporti di Padova e Verona costituiscono snodi nevralgici per la movimentazione internazionale di passeggeri e merci. Tali importanti
infrastrutture se, da un lato, rappresentano un chiaro vantaggio competitivo, dall’altro, richiedono tuttavia una costante attenzione affinché siano tempestivamente poste in essere azioni di contrasto allo sviluppo di traffici criminali transnazionali.
La presenza di ingenti investimenti uniti alla ricchezza prodotta da un reticolo di imprese di dimensioni medie e piccole può rappresentare, inoltre, terreno fertile per i sodalizi criminali mafiosi che, al di fuori del loro territorio, prediligono l’infiltrazione “silenziosa” nell’economia legale.
Le infiltrazioni mafiose sono state agevolate dalla scarsa sensibilità verso il fenomeno sia a livello istituzionale che sociale. In tal senso, si è espresso il Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Venezia che, nella Relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario 2020, dopo aver premesso che i dati delle attività investigative sono certamente positivi, ha sottolineato che per impedire “...un radicamento nel territorio che potrebbe coinvolgere le stesse istituzioni democratiche”, costituisce “...ulteriore fattore propositivo – non meno importante – la promozione di una diffusa consapevolezza del carattere pervasivo della criminalità mafiosa, che va contrastata culturalmente negli atteggiamenti e nelle condotte, demolendo dalle fondamenta il muro di omertà che costituisce il primo baluardo dietro il quale essa prospera. L’auspicio è che i risultati giudiziari tangibili contribuiscano a far sì che l’intera popolazione veneta – ad iniziare dal tessuto imprenditoriale – comprenda la peculiarità di queste manifestazioni delinquenziali, rispetto alle quali la mancata denuncia, lungi dall’evitare rischi e difficoltà, è foriera della crescita esponenziale di pericoli e danni per le stesse vittime e per l’intero ambiente sociale “.
Il rischio di inquinamento dell’economia è ora ulteriormente accentuato dalla crisi generata dall’emergenza COVID-19. In particolare, secondo un’analisi della Banca d’Italia, gli indicatori dell’economia regionale hanno assunto valori negativi, a causa della pandemia, per la prima volta dall’estate 2013, con una conseguente contrazione del PIL per il 2020 maggiore di quella
nazionale e che, secondo le stime, potrebbe far registrare una flessione pari a circa il 9,2%
Anche nel Rapporto di Unioncamere Veneto si evidenzia come l’emergenza sanitaria abbia determinato una forte contrazione dell’attività manifatturiera.
La recessione che rischia di travolgere molti settori produttivi agevola le consorterie che, godendo di importanti disponibilità economiche, hanno la possibilità di prestarsi quali“ammortizzatori sociali” illegali, per soggetti ed imprese in difficoltà. …..
La città di Padova è dotata di un interporto munito di un’importante area idonea allo stoccaggio ed alla movimentazione di container che costituisce uno snodo di movimentazione delle merci di primaria importanza. Si tratta di un’infrastruttura di rilevanza strategica che permette il trasferimento di ingenti quantitativi di beni da e verso il Nord Europa. Il conseguente indotto generato rende l’area economicamente florida e conseguentemente appetibile per gli investimenti delle organizzazioni criminali di tipo mafioso.
A conferma degli interessi criminali nel territorio, si rammentano le indagini “Fiore reciso”“Camaleonte”, “Malapianta” e “Hope”, rispettivamente concluse nel gennaio 2018, marzo, maggio e novembre 2019, che hanno evidenziato i tentativi di infiltrazione, delle famiglie calabresi
GIGLIO e GIARDINO, nonché MANNOLO e TRAPASSO (tutte originarie del crotonese e collegate a GRANDE ARACRI) e dei BELLOCCO di Rosarno (RC), nel tessuto economico imprenditoriale ai fini di riciclaggio, per il traffico di stupefacenti, per la gestione di estorsioni ed usura, anche con l’aggravante del metodo mafioso.
Per quanto riguarda attiene al semestre in esame si è registrata, a causa della pandemia da COVID-19 e delle conseguenti restrizioni imposte, una forte contrazione dell’operatività delle organizzazioni criminali nei “reati da strada”. La provincia di Padova è tuttavia stata interessata dalla sopra richiamata operazione “Pupari 2.0” del 12 giugno 2020, conclusa dalla
Guardia di finanza con l’esecuzione in Veneto, Piemonte, Lombardia, Trentino Alto Adige,Emilia Romagna, Toscana e Sicilia, di una misura restrittiva nei confronti di n. 7 soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata all’interposizione fittizia di persona e di diversi reati finanziari, tra i quali la falsa fatturazione per operazioni inesistenti. Nel medesimo contesto, sono state eseguite perquisizioni domiciliari a carico di ulteriori n. 14 indagati, per gli stessi titoli di reato, nonché presso n. 12 società “cartiere”,tutte riconducibili ad un pluripregiudicato palermitano dimorante in provincia di Padova (ritenuto a capo dell’organizzazione assieme alla figlia), deputate “...a creare diaframmi contabili rispetto alle merci oggetto del loro commercio (pellet), acquistate da aziende comunitarie in esenzione Iva [….] e rivendute sottocosto alle aziende nazionali (dette “broker”) al fine di evaderne l’imposta con il vantaggio per queste ultime di trasformare in un credito Iva verso l’Erario una parte significativa del costo di acquisto”.
Da segnalare che alcune imprese, con sede a Padova, sono state utilizzate per il riciclaggio di denaro proveniente da reati commessi nella Capitale come già evidenziato dall'operazione “Jackpot
Lidia Pege
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