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Finto furto di pesce, condannato 49enne di Abano Terme

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da lidia.pege
Finto furto di pesce, condannato un 49enne di Abano Terme
corriere veneto
Giovedì 23 Gennaio 2020 di Francesco Campi


Il furto di una grossa partita di prodotti ittici surgelati, circa 200 bancali, per un valore di oltre mezzo milione di euro, era stato subito denunciato ai carabinieri di Porto Viro. I segni evidenti, nella sede della Coopmar srl, specializzata proprio nel commercio all’ingrosso ed al dettaglio di prodotti alimentari, ittici in particolare, con la cella frigorifera all’interno della sede logistica del capannone, ad un passo dalla Romea, con le tracce della scomparsa del suo contenuto, non lasciavano pensare che si potesse trattare di qualcosa di diverso da una razzia, ben organizzata, andata a segno. Ma la realtà era ben diversa ed è quella che ha portato ieri alla condanna in primo grado a 1 anno e 9 mesi per simulazione di reato e fraudolento danneggiamento dei beni assicurati del legale rappresentante della società, Ermanno Pegoraro, 49 anni, di Abano Terme, già consigliere comunale con delega ai Lavori pubblici, eletto nella lista civica “Luca Claudio sindaco” ed insieme allo stesso Claudio rimasto invischiato nelle maglie della maxinchiesta sulla cosiddetta “Tangentopoli delle Terme”.
Il furto, infatti, come è emerso dalle indagini, sarebbe stato solo una messinscena. Mentre veri erano i 300mila euro che la compagnia assicurativa Reale Mutua aveva poi versato, sulla base della polizza in essere che tutelava contro i danni da furto. A processo insieme a Pegoraro era finito anche Alessandro Perini, 45 anni, di Chioggia, che della Coopmar era direttore commerciale e ne era ritenuto dagli inquirenti il “gestore di fatto”. Tuttavia, nei suoi confronti il giudice Mabel Manca ha pronunciato una sentenza di assoluzione. Entrambi erano difesi dall’avvocato Carlo Canal di Monselice. La Coopmar, la cui sede legale, fra l’altro, non era nello stabilimento portovirese bensì ad Abano, è stata dichiarata fallita dal Tribunale di Padova il 31 novembre 2018.
Il fatto da cui è scaturito il processo che si è chiuso ieri risale al 10 ottobre del 2016, quando Pegoraro si è presentato alla stazione dei carabinieri di Porto Viro denunciando di aver subito un grosso furto di prodotti ittici surgelati, per un valore di 513mila euro. Proprio su questa base l’assicurazione aveva poi versato un cospicuo risarcimento. Ma le indagini hanno poi portato alla luce che quanto denunciato non corrispondeva a verità e che, invece, la grossa partita sarebbe stata distrutta, dispersa o nascosta, proprio per ottenere l’indennizzo dall’assicurazione. Una ricostruzione che la difesa ha cercato di smontare nel corso del processo, riuscendo però solo a convincere il giudice dell’estraneità di Perini, mentre per Pegoraro è arrivata la condanna a 21 mesi di reclusione, oltre al pagamento di un risarcimento da 310mila euro oltre alle spese nei confronti della compagnia assicurativa, che si era costituita parte civile.