Ndrangheta in Veneto: 54 indagati

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Ndrangheta in Veneto: 54 indagati

Messaggioda lidia.pege » mar nov 26, 2019 4:45 pm

Ndrangheta in Veneto: 54 indagati. E un imprenditore «pentito» risarcisce il fisco
La criminalità infiltrata nel settore edile, alberghiero e delle ferrovie
CORRIERE VENETO 26.11.19
Si erano infiltrati nel settore edile, in quello delle manutenzioni per le ferrovie, perfino nel settore alberghiero. Agivano presentandosi agli impresari dicendo “noi siamo calabresi, devi pagarci altrimenti lo sai come va a finire…”, seguivano le famiglie, i figli, pagavano le colazioni alle mogli dicendo “signora mi saluti suo marito, ci conosciamo bene”. Sono questi alcuni dettagli che mergono sull’inchiesta dei carabinieri e finanzieri di Padova in collaborazione con la Finanza di Venezia, che ha portato a sgominare una delle più importanti associazioni ‘ndranghetistiche che il Veneto ricordi. E’ di stamane la notifica di 54 avvisi di conclusione delle indagini preliminari emessi il 22 novembre 2019 dalla Procura Distrettuale Antimafia di Venezia nei confronti di altrettanti indagati nell’ambito dell’operazione «Camaleonte».

L’indagine

Nel marzo scorso, l’indagine aveva condotto all’applicazione di provvedimenti cautelari patrimoniali, per oltre 18 milioni, e personali, nei confronti di 39 soggetti, dei quali 27 tratti in arresto (13 in carcere e 14 ai domiciliari), appartenenti a un’organizzazione criminale di matrice ‘ndraghetista operante in Veneto, facente capo alla nota cosca cutrese «Grande Aracri». L’inchiesta aveva avuto l’avvio nel 2013, con un’aggressione davanti a un’azienda di Galliera Veneta, sulla quale avevano messo gli occhi i fratelli Sergio e Michele Bolognino, ndranghetisti “conclamati” condannati a pene altissime anche nell’ambito del processo Aemilia. Un imprenditore trevigiano, Stefano Venturini, ebbe il coraggio di denunciare. Lui venne messo sotto protezione, i carabinieri e i finanzieri nel frattempo proseguirono le indagini scoprendo una vera e propria fabbrica di fatture false per riciclare denaro proveniente dagli affari illeciti dei mafiosi. E poi ancora estorsioni e minacce: bastava che un impresario contraesse un debito nei confronti di un collega, e immediatamente il compare dei Bolognino, Antonio Genesio Mangone, si sostituiva al creditore con minacce verbali e intimidazioni. Sono tredici gli imprenditori estorti che in seguito alla seconda tranche dell’operazione avvenuta lo scorso ottobre, hanno collaborato con gli investigatori fornendo i nomi e le modalità di azione dei loro aguzzini. In base a queste dichiarazioni il “parterre” degli indagati si è allargato, fino a raggiungere i 54 raggiunti oggi dalla notifica della conclusione delle indagini.

L’imprenditore «pentito» che rifonda il fisco

Un imprenditore padovano, Luca De Zanetti, del ‘68 di Vigonza, che inizialmente sembrava avere una posizione più defilata, è stato iscritto sul registro degli indagati con la pesante accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso. Sul piano fiscale, va rimarcato che, nei mesi scorsi, un altro degli imprenditori veneti coinvolto nell’indagine per aver agevolato il riciclaggio di denaro di illecita provenienza attraverso false fatturazioni ha sanato il proprio debito tributario, così come emerso nel corso delle indagini e cristallizzato nei verbali di costatazione della Guardia di Finanza di Mirano, versando nelle casse dell’Erario circa 5,5 milioni di euro. Tale cifra va ad aggiungersi all’ulteriore somma di oltre 1,6 milioni di euro, già sottoposta a sequestro a titolo di prezzo/profitto del reato di riciclaggio, che gli era stato contestato.
Lidia Pege
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