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La speranza degli anziani

MessaggioInviato: gio nov 21, 2019 3:00 pm
da lidia.pege
La speranza degli anziani
Maria Grazia volontaria in cucina in un centro anziani

Maria Grazia Proietti, 66 anni, Terni, medico, fra due mesi in pensione, ma continuerà ad aiutare gli anziani

"Sono medico, geriatra, dirigo un reparto di geriatria e degenza post acuzie in un ospedale del servizio sanitario nazionale. Raccolgo le amarezze, le difficoltà ma anche le speranze degli anziani. Qualche tempo fa ho ascoltato la proposta venuta da un uomo di un movimento politico italiano, di non fare votare più gli anziani, in quanto incapaci, proprio per la loro età, di proporre, decidere del futuro del paese perché loro non avranno più futuro. Non sto a dire quanto gli anziani siano necessari alle famiglie sia per la parte economica che per quella sociale, non sto a dire quanti numericamente sono gli anziani, potrei scrivere tanto, non sto qui a declinare la poesia degli anziani come dotati di saggezza che sta scomparendo, no, non sto a dire tutto questo. Troppo riduttivi questi temi".

"Vorrei invece chiedere a questo politico se lui parla, conosce, vive con qualche anziano. Vorrei sapere da lui se ha mai ascoltato un anziano quando parla, ancora, della sua speranza di vita. Io vivo con gli anziani soprattutto malati, molto malati. Sapete la prima cosa che mi dicono quale è? ‘Quando guarirò potrò tornare a fare le cose che facevo prima? Potrò ancora accompagnare a scuola il mio nipotino?’. Insomma mi chiedono, sempre, se hanno ancora ragione e speranza di vivere".

"C'è in quasi tutti loro ancora la speranza del futuro, di un futuro spesso incerto, faticoso, un futuro dove magari poter essere aiutati meglio. Avrei sperato che l’ideatore di un grande movimento politico, avesse chiesto e preteso vita migliore per gli anziani, ma togliere la speranza del futuro, questo no, questo non posso permetterlo".

"Lo sa che cosa aspettano con maggiore trepidazione gli anziani quando sono in ospedale? Il momento del pasto perché il cibo esprime la vita, se si mangia si vive. Le racconto questo piacevole ricordo di una giornata come tante in ospedale. Un giorno tarda ad arrivare il vitto dalla cucina. I malati iniziano a lamentarsi, insomma inizia a crearsi una situazione spiacevole. Entro nelle stanze di degenza ,erano impazienti. Telefono al bar interno dell'ospedale, faccio portare pizzette, tramezzini, focaccine. Facciamo una festa. Il disagio del ritardo è subito dimenticato. Vorreste togliere anche il sacrosanto diritto di esprimere una speranza di vita, di scegliere ancora per la propria vita?".