Venezia, l’ex priore di Bose Enzo Bianchi: “Insorgete contro il Mose, contro i governanti, le navi e la marea! Cacciateli”
Il fondatore della Comunità monastica con sede in provincia di Biella ha pubblicato un tweet nel quale ha invitato i cittadini della laguna a ribellarsi contro la difficile situazione che la città sta attraversando la città in questo momento, facendo riferimento agli scandali che hanno rallentato la realizzazione dell'opera
di F. Q. | 15 Novembre 2019
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“Basta!! Cacciateli, cacciateli vi distruggono la città e voi Gettateli in mare! Vergogna!”. I veneziani, invece di subire, dovrebbero reagire così “contro il Mose”, contro i “governanti”, contro “le navi” e contro la “marea” che li “sfigura”. Per tutti, un’unica soluzione: “Gettateli in mare!”. Le parole arrivano – con una certa sorpresa – da Enzo Bianchi, monaco laico e fondatore della Comunità monastica di Bose, della quale è stato priore fino al 2017. Composta da circa 90 membri, sia uomini che donne appartenenti a sei nazionalità differenti e in gran parte laici, ha sede a Magnano, in provincia di Biella.”Una domanda: ma perché, perché, perché voi veneziani non insorgete contro il Mose, contro i vostri governanti, contro le navi che vi invadono, contro questa marea che vi sfigura? Basta!!”.
Il tweet arriva proprio quando ritorna l’allarme per le condizioni meteo in laguna, dopo giorni di acqua alta, pioggia e mareggiate. Intorno alle 11.20 – fa sapere il Centro Maree – è previsto un nuovo picco con 160 centimetri di acqua alta, il tutto mentre ha ricominciato a piovere. “Un’altra giornata di allerta per Venezia. Il vento di scirocco continua a soffiare. Vi invito a evitare gli spostamenti e a tenervi aggiornati sul livello dell’acqua con il CentroMaree. Serve la collaborazione di tutti. Piazza San Marco è chiusa“, ha scritto su Facebook il sindaco Luigi Brugnaro avvisando i cittadini. Giovedì il presidente del Consiglio Giuseppe Contesi è stato impegnato in una riunione in città, nella sede della Prefettura, insieme al il primo cittadino, al governatore del Veneto Luca Zaia e al ministro dei trasporti Paola De Micheli, al termine della quale ha detto di essere pronto a dichiarare lo stato d’emergenza.
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Il Mose – che dovrebbe proprio proteggere Venezia dall’acqua alta – è atteso dai cittadini ormai dal 2011, la prima data indicata per il completamente dell’opera. Fu il governo Berlusconi nel 2001 a stanziare i primi soldi per il Mose: in pratica, delle dighe mobili che chiudano le tre bocche di porto quando la marea supera i 110 centimetri, proprio come succede in questi giorni. I lavori cominciarono nel 2003 ma furono rallentati in primis dagli arresti che tra 2013 e 2014 scoperchiarono il sistema di tangenti, colpendo imprenditori, politici e vertici del concessionario unico, il Consorzio Venezia Nuova. Dopo lo scandalo, sono sorti invece i problemi di natura tecnica: la paratie sono risultate inceppate dalla sabbia che si deposita sui fondali, le cerniere in acciaio – fondamentali per far funzionare il meccanismo – si stanno arrugginendo. Intanto, il prezzo continua a lievitare verso i 6 miliardi di euro, che diventano 8 se si considerano anche le altre opere per la salvaguardia della laguna dalle maree.
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