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Cantone ANAC così cambia il sistema corruzione

MessaggioInviato: mar ott 22, 2019 1:01 pm
da lidia.pege
Favori in cambio di un lavoro: così cambia il sistema corruzione
Pubblicato giovedì, 17 ottobre 2019 ‐ Corriere.it

Monza i rivenditori di protesi pagavano i medici di base che reclutavano pazienti e chirurghi che installavano i loro prodotti, mentre visite e prescrizioni dell’ortopedico venivano retribuite «in nero»; a Trecastagni, in provincia di Catania, un funzionario comunale ha disegnato il bando per raccogliere e smaltire rifiuti «su misura» della ditta che ha vinto l’appalto, in cambio dell’assunzione del figlio e altre due persone, più 3.000 euro ogni volta che i pagamenti alla ditta superavano i 40.000. A Trento alcuni dipendenti della Asl «soffiavano» i requisiti stabiliti dalla gara per far vincere l’impresa amica, in cambio di mazzette da 5.000 e 20.000 euro, mentre a Benevento il dirigente comunale leggeva le offerte contenute nelle buste chiuse con una microtelecamera, per poi spifferarle alle aziende amiche che così presentavano proposte più vantaggiose, e con questo giochino guadagnava dal 5 al 7 per cento su ogni lavoro assegnato.
Un dirigente Anas di Roma s’è fatto promettere e consegnare da un imprenditore almeno 450.000 euro mascherati da pagamenti per consulenze private; invece un funzionario del Comune di Monteparano, in provincia di Trapani, ha dato il via libera alla costruzione abusiva di un centro per anziani in cambio dell’assunzione della moglie in quell’attività. A Bolzano il direttore dell’ufficio edilizia dell’ospedale frazionava gli appalti per favorire alcune aziende, in cambio di denaro ma anche lavori di ristrutturazione, tinteggiatura, falegnameria, traslochi e altri favori.



A volte dietro la corruzione si nascondono piccole miserie, che svelano un Paese impoverito al punto che il prezzo per vendere le proprie funzioni si riduce a pochi soldi o qualche posto di lavoro per familiari o amici. È ciò che raccontano i casi raccolti nel rapporto dell’Autorità anticorruzione che Raffaele Cantone ha confezionato come ultimo atto prima del rientro in magistratura: i 117 arresti (si tratta dunque di accuse, prima delle verifiche nei processi) eseguiti tra il 2016 e il 2019 significano all’incirca uno ogni 10 giorni, e Cantone denuncia che nonostante questa media «la corruzione sembra sparita dall’agenda politica, è scomparsa dai riflettori, non se ne parla quasi più». Forse è uno dei motivi per cui ha deciso di lasciare,durante il governo Lega-5 Stelle, prima della scadenza naturale del mandato.
Sebbene più della metà degli episodi contestati dalla magistratura siano concentrati nelle quattro regioni meridionali a più alta concentrazione criminale, la corruzione resta un’emergenza nazionale che attraversa la penisola da nord a sud, con il Lazio al secondo posto e la Lombardia al sesto. «Al sud c’è una corruzione più pulviscolare, al nord è di maggiore qualità e quantità», spiega Cantone. E le nuove caratteristiche sociologiche del fenomeno, le forme mutate di remunerazione delle attività illecite, spiegano l’evoluzione del Paese anche sotto questo profilo. Rispetto al passato e alla Tangentopoli scoperta negli anni Novanta («realtà imparagonabile, la situazione è certamente migliorata, il quadro di oggi resta preoccupante ma non devastante come allora», dice l’ormai ex presidente dell’Anac) la burocrazia dei dirigenti e funzionari, dei dipendenti e commissari, ha superato la classe politica; sebbene sindaci, vicensindaci, assessori e consiglieri comunali siano quasi un quarto degli arrestati. Che a volte creano un vero e proprio sistema. Come in Veneto, dove la richiesta di tangenti tra il 10 al 20 per cento su ogni pagamento per la manutenzione del verde pubblico sperimentata a Montegrotto Terme è stata «esportata» ad Abano Terme, e ripristinata a Montegrotto dove — secondo le accuse — per gli importi più ingenti, dai contanti si era passati a fatture per una società gestita dall’ex sindaco.