Case popolari Ater più care, dopo proteste e polemiche la Regione Veneto apre a correttivi
L’assessore: «Studiamoli». Le opposizioni: «Legge da bloccare»
di Alessandro Macciò
CORRIERE PADOVA
PADOVA In fin dei conti si tratta di conciliare due esigenze complementari, entrambe più che legittime: da un lato punire i «furbetti» che dichiarano un patrimonio di gran lunga inferiore a quello posseduto e così rubano il posto a chi ne avrebbe diritto, dall’altro tutelare gli inquilini che sono risultati più abbienti per una somma di equivoci e così hanno visto schizzare i canoni alle stelle. Il terreno di battaglia che infiamma la politica è la legge regionale del 3 novembre 2017 sull’edilizia residenziale pubblica, che ha fatto aumentare l’affitto al 77,7% delle famiglie venete residenti nella case Ater. Le proteste che si sono susseguite in queste settimane (l’ultima ieri a Padova, dove le associazioni degli inquilini hanno sfilato in corteo per le vie del centro dietro allo striscione «Ater e Lega: siamo poveri, non stupidi») hanno convinto la Regione a fare un mezzo dietrofront: «Abbiamo istituito sette nuclei di analisi tecnica, che avranno tempo fino al 30 settembre per verificare i casi anomali e rivedere i parametri - spiega Manuela Lanzarin, assessore regionale ai Servizi sociali -. Non c’è nessuna sospensione della legge, solo l’intenzione di correggere qualcosa per venire incontro agli inquilini più fragili e anziani, che magari superano la soglia Isee di 30-40 mila euro per somme legate alla pensione, al Tfr o alle assicurazioni sugli infortuni. Ma ci sono anche tanti casi-limite di sforamenti superiori ai 500 mila euro, ed è giusto farli pagare»
I nuovi canoni
La Regione inoltre fa sapere che gli inquilini dovranno comunque pagare i nuovi canoni, salvo poi vedersi ricevere un conguaglio dopo l’eventuale revisione dell’importo. La risposta dell’assessore però non soddisfa il Pd, che proprio ieri ha lanciato una petizione per chiedere la sospensione della legge e ha invitato tutti i Comuni a inserire questa richiesta all’ordine del giorno. Per i consiglieri regionali del Pd Claudio Sinigaglia, Graziano Azzalin, Stefano Fracasso e Anna Maria Bigon gli alloggi Ater sono al centro di «una situazione esplosiva aggravata da un provvedimento iniquo, che va bloccato: le modifiche in corso d’opera annunciate dall’assessore Lanzarin non sono sufficienti». Questo perché «14.500 nuclei familiari hanno fatto richiesta di un alloggio popolare e la risposta della Regione all’emergenza è una legge che aumenta il canone per 23.930 famiglie e ne manda in decadenza altre 4.194, mentre 4 mila appartamenti Erp sono sfitti per mancanza di manutenzione». La critica del Pd non si limita alla legge che verrà corretta nelle prossime settimane, ma cita i dati forniti dall’Associazione regionale Ater Veneto (Arav): per i consiglieri dem, la presenza di 37.761 alloggi Ater a fronte di 32.143 famiglie assegnatarie dimostra la gestione «fallimentare» del governatore Luca Zaia nell’ultimo decennio. Delle 5.618 case non occupate, un migliaio sono in fase di assegnazione, 630 in vendita e circa 4 mila indisponibili. Le nuove regole quindi hanno fatto scattare lo sfratto «per 4.194 famiglie, a cui vanno aggiunte quelle che non hanno comunicato l’Isee: complessivamente sono 5.535, il 18,5% del totale. Una bomba sociale se sommiamo pure le morosità». A tal proposito, l’Ater di Venezia precisa che la morosità relativa ai suoi alloggi è di 4,4 milioni, e non di 6,6 come denunciato dal Pd. Per i detrattori della legge, poco cambia. «Ci sono voluti sei mesi e numerosi manifestazioni di protesta perché la Regione riconoscesse che la legge è sbagliata e che dunque va rifatta - commenta Andrea Ferrazzi, senatore veneziano del Pd -. È incredibile che solo oggi l’assessore regionale dica che verranno attivati 7 nuclei tecnici di analisi. Queste analisi andavano fatte prima della legge, non dopo». Michele Brombin, segretario regionale del Sunia Veneto, riconosce che «le proposte da noi avanzate sono state prese in considerazione», ma precisa che le dichiarazioni «sugli assegnatari furbetti con il Mercedes sotto casa ci rendono comunque attenti a valutare se quanto dichiarato sarà davvero applicato».Il sindaco di Padova Sergio Giordani infine denuncia la «sgradevolissima impressione di considerare i padovani per bene come furbi, furbetti, furbastri pur di non ammettere i propri errori».