Istat, cala ancora popolazione in Italia: record negativo delle nascite. In aumento gli stranieri e gli italiani che emigrano
Un Paese con meno bambini, mamme più mature e cittadini sempre più vecchi: oltre 2 milioni hanno superato gli 85 anni. Diminuiscono i decessi e aumenta l'aspettativa di vita. Pochi i cittadini che una volta partiti decidono di tornare: solo 47mila su 120mila espatri. È la fotografia dell'Istituto di statistica che delinea le stime per l'anno 2018
di F. Q. | 7 Febbraio 2019
Sempre meno residenti e nascite in calo, ma aumentano gli over 65 e l’aspettativa di vita. È la fotografia scattata dall’ultimo report dell’Istat sugli Indicatori Demografici che delinea le stime per l’anno 2018. Il rapporto evidenzia anche una crescita sia della popolazione straniera che degli italiani che emigrano. Un Paese con meno bambini, mamme più mature e cittadini più anziani: oltre 2 milioni hanno superato gli 85 anni.
Per il quarto anno consecutivo, segnala l’Istat, cala la popolazione in Italia: era di 60 milioni e 391mila al primo gennaio, oltre 90mila in meno sull’anno precedente (-1,5 per mille). I cittadini italiani scendono a 55 milioni e 157mila (-3,3 per mille), mentre aumentano gli stranieri residenti: sono 5 milioni 234mila (+17,4 per mille) e rappresentano l’8,7% della popolazione. Continua il trend negativo della natalità. Le nascite del 2018 sono state 449mila, 9mila in meno rispetto al 2017, quando già si era toccato il minimo. Se si confrontano i dati con dieci anni fa, invece, si contano 128mila nati in meno. Invariato il numero di figli per donna, circa 1,32, mentre continua a crescere l’età media del parto, toccando per la prima volta la soglia dei 32 anni. Un ventennio fa la media era più bassa di circa due anni.
Anche i decessi diminuiscono: nel 2018 se ne stimano 636 mila, 13 mila in meno rispetto al 2017 (-2,1%). In rapporto al numero dei residenti, nel 2018 sono morti 10,5 individui ogni mille abitanti, contro i 10,7 del 2017. La popolazione, però, tende a invecchiare. Per questo, sottolinea l’Istat, la logica richiederebbe che il numero di decessi tendesse a crescere, in quanto più individui sono esposti ai rischi di morte. La situazione non cambierebbe anche se rimanessero invariati i fattori di rischio da un anno all’altro. Ma, continua l’Istituto, quando questo non accade, come nell’ultimo anno, il fenomeno può essere causato “dal mutevole andamento delle condizioni climatico-ambientali e dell’alterna virulenza delle epidemie influenzali da una stagione alla successiva”. Nell’ultimo decennio, ricorda l’Istat, si sono osservati almeno tre picchi significativi: nel 2012 e soprattutto nel 2015 e nel 2017.
Invecchia progressivamente la popolazione. Cresce, in termini assoluti e relativi, il numero di persone che ha più di 65 anni: al primo gennaio 2019 erano quasi 14 milioni, il 22,8% della popolazione totale. Circa 8 milioni i giovani fino a 14 anni. Anche gli “individui in età attiva” stanno diventando sempre più anziani. Sono 38, 6 milioni in tutto, pari al 64%, gli individui attivi, cioè quelli che hanno tra i 15 e i 64 anni. In questa fascia la maggior parte della popolazione ha tra i 40 e i 64 anni, circa il 37,2%, mentre cala la fascia 15-39 che scende a 26,8%. Anche i cosiddetti “super anziani” hanno ormai raggiunto una cifra significativa: in Italia si contano circa 2,2 milioni di persone che hanno o superano gli 85 anni, pari al 3,6% della popolazione.
Con l’aumento dell’anzianità aumenta anche la speranza di vita. Per gli uomini la stima è di 80,8 anni (+0,2 sul 2017) mentre per le donne è di 85,2 anni (+0,3). A 65 anni di età la speranza di vita residua è di 19,3 anni per gli uomini (+0,3 sul 2017) e di 22,4 anni per le donne (+0,2). Le regioni del Paese con le più favorevoli condizioni di sopravvivenza continuano a essere quelle del Nord-est e del Centro. Il primato regionale tra gli uomini spetta alla Provincia di Trento (82 anni), seguita da Umbria (81,8), Provincia di Bolzano (81,6), Marche (81,6) e Veneto (81,5 anni). Anche tra le donne primeggia la Provincia di Bolzano (86 anni) davanti a quella di Trento e alle Marche (85,9), seguite da Veneto e Umbria (85,8).
I flussi di ingresso in Italia hanno raggiunto il livello più alto degli ultimi sei anni: circa 302mila gli stranieri in ingresso. Crescono però anche i cittadini italiani che decidono di emigrare e di non rientrare: 47mila i rimpatri, oltre 120mila gli espatri.