L’Italia è in recessione
Inviato: gio gen 31, 2019 3:49 pm
L’Italia è in recessione: Pil -0,2% nel quarto trimestre, peggio del previsto
PAOLO BARONI 31/01/2019 Stampa
L’Italia è ufficialmente in recessione. Stando alle stime preliminari diffuse dall’Istat anche il prodotto interno lordo dell’ultimo trimestre dell’anno presenta un valore negativo, addirittura peggiore delle stime della vigilia: -0,2 per cento rispetto al terzo trimestre. La variazione congiunturale, spiega l’Istat, è “la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto nel comparto dell’agricoltura, silvicoltura e pesca e in quello dell’industria e di una sostanziale stabilità dei servizi. Dal lato della domanda, vi è un contributo negativo della componente nazionale ed un apporto positivo della componente estera netta”. Alla luce di questi dati nel 2018 il Pil corretto per gli effetti di calendario è aumentato dello 0,8%. La variazione annua del Pil stimata sui dati trimestrali grezzi è invece pari all’1% (nel 2018 vi sono state tre giornate lavorative in più rispetto al 2017. Già a fine novembre l’Istat aveva comunicato che tra giugno ed agosto il prodotto interno era sceso dello 0,1% rispetto al trimestre precedente interrompendo una serie positiva che durava dal 2014. Quindi a seguire tutta una serie di altri indicatori, a partire dalla produzione industriale, avevano fatto capire che, complice il rallentamento dell’economia mondiale e le difficoltà di alcuni nostri partner, come la Germania, la nostra economia aveva smesso di crescere. Ora con due trimestri negativi siamo in recessione tecnica. Pesante l’effetto trascinamento sul 2019: la crescita acquisita è infatti negativa (-0,2%).
Tegola per il governo
Per il governo giallo-verde, praticamente già lanciato nella campagna elettorale per le europee, si tratta di una bella tegola. Anche perché le misure per il rilancio dell’economia, a partire dal reddito di cittadinanza, entreranno in vigore solo ad aprile e quindi non serviranno a puntellare l’economia del primo trimestre: molto probabilmente l’inizio anno non farà segnare una inversione di tendenza compromettendo quindi anche l’andamento del 2019. «I dati Istat sul Pil testimoniano una cosa fondamentale: chi stava al governo prima di noi ci ha mentito, non ci ha mai portato fuori dalla crisi», ha detto Luigi Di Maio. Ieri sia il premier Conte che il ministro dell’Economia Tria hanno cercato di esorcizzare i nuovi dati, dicendo di aspettarsi un calo del Pil, ma che non è il caso di far drammi. «Recessione tecnica? Non credo cambi molto per la situazione italiana» ha sostenuto il titolare del Mef. «Abbiamo dati congiunturali che non sono favorevoli, e non dobbiamo girare la testa dall’altra parte. Ma – ha osservato a sua volta il presidente del Consiglio - non dipendono da noi, sono dovuti a fattori esterni, la Cina, la Germania, che è - aggiunge - il nostro primo Paese per quanto riguarda l’export».
È però un fatto che la doppia frenata di fine 2018 proietta un’ombra sempre più scura sulle dinamiche dell’anno in corso. Rispetto alle previsioni di crescita del governo, che ha costruito l’ultima legge di Bilancio indicando un Pil in crescita dell’1% (dopo aver cancellato il +1,5% azzardato a inizio ottobre), dovremo scontare incrementi molto più contenuti.
Rischio manovra bis
Stando a Bankitalia e Fmi nel 2019 non cresceremo più dello 0,6% , ma già lo scorso novembre Goldman Sachs si fermava a +0,4% ed ora sono molti gli economisti che ritengono che quest’anno il nostro paese faticherà a restare sopra al mezzo punto percentuale di crescita. Addirittura il Ref nel suo ultimo rapporto reso noto martedì ha stimato che il Pil quest’anno addirittura non aumenterà , per tornare a crescere (+0,8%) solo il prossimo anno. Uno scenario che nella maggioranza 5 Stelle-Lega fino a poco tempo fa nessuno di augurava, dal momento che scostamenti così significativi con grande probabilità obbligheranno l’esecutivo a predisporre per la primavera una manovra correttiva per almeno 4 miliardi di euro. Ammesso che poi la situazione non peggiori ulteriormente allargando quindi ulteriormente il buco.
PAOLO BARONI 31/01/2019 Stampa
L’Italia è ufficialmente in recessione. Stando alle stime preliminari diffuse dall’Istat anche il prodotto interno lordo dell’ultimo trimestre dell’anno presenta un valore negativo, addirittura peggiore delle stime della vigilia: -0,2 per cento rispetto al terzo trimestre. La variazione congiunturale, spiega l’Istat, è “la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto nel comparto dell’agricoltura, silvicoltura e pesca e in quello dell’industria e di una sostanziale stabilità dei servizi. Dal lato della domanda, vi è un contributo negativo della componente nazionale ed un apporto positivo della componente estera netta”. Alla luce di questi dati nel 2018 il Pil corretto per gli effetti di calendario è aumentato dello 0,8%. La variazione annua del Pil stimata sui dati trimestrali grezzi è invece pari all’1% (nel 2018 vi sono state tre giornate lavorative in più rispetto al 2017. Già a fine novembre l’Istat aveva comunicato che tra giugno ed agosto il prodotto interno era sceso dello 0,1% rispetto al trimestre precedente interrompendo una serie positiva che durava dal 2014. Quindi a seguire tutta una serie di altri indicatori, a partire dalla produzione industriale, avevano fatto capire che, complice il rallentamento dell’economia mondiale e le difficoltà di alcuni nostri partner, come la Germania, la nostra economia aveva smesso di crescere. Ora con due trimestri negativi siamo in recessione tecnica. Pesante l’effetto trascinamento sul 2019: la crescita acquisita è infatti negativa (-0,2%).
Tegola per il governo
Per il governo giallo-verde, praticamente già lanciato nella campagna elettorale per le europee, si tratta di una bella tegola. Anche perché le misure per il rilancio dell’economia, a partire dal reddito di cittadinanza, entreranno in vigore solo ad aprile e quindi non serviranno a puntellare l’economia del primo trimestre: molto probabilmente l’inizio anno non farà segnare una inversione di tendenza compromettendo quindi anche l’andamento del 2019. «I dati Istat sul Pil testimoniano una cosa fondamentale: chi stava al governo prima di noi ci ha mentito, non ci ha mai portato fuori dalla crisi», ha detto Luigi Di Maio. Ieri sia il premier Conte che il ministro dell’Economia Tria hanno cercato di esorcizzare i nuovi dati, dicendo di aspettarsi un calo del Pil, ma che non è il caso di far drammi. «Recessione tecnica? Non credo cambi molto per la situazione italiana» ha sostenuto il titolare del Mef. «Abbiamo dati congiunturali che non sono favorevoli, e non dobbiamo girare la testa dall’altra parte. Ma – ha osservato a sua volta il presidente del Consiglio - non dipendono da noi, sono dovuti a fattori esterni, la Cina, la Germania, che è - aggiunge - il nostro primo Paese per quanto riguarda l’export».
È però un fatto che la doppia frenata di fine 2018 proietta un’ombra sempre più scura sulle dinamiche dell’anno in corso. Rispetto alle previsioni di crescita del governo, che ha costruito l’ultima legge di Bilancio indicando un Pil in crescita dell’1% (dopo aver cancellato il +1,5% azzardato a inizio ottobre), dovremo scontare incrementi molto più contenuti.
Rischio manovra bis
Stando a Bankitalia e Fmi nel 2019 non cresceremo più dello 0,6% , ma già lo scorso novembre Goldman Sachs si fermava a +0,4% ed ora sono molti gli economisti che ritengono che quest’anno il nostro paese faticherà a restare sopra al mezzo punto percentuale di crescita. Addirittura il Ref nel suo ultimo rapporto reso noto martedì ha stimato che il Pil quest’anno addirittura non aumenterà , per tornare a crescere (+0,8%) solo il prossimo anno. Uno scenario che nella maggioranza 5 Stelle-Lega fino a poco tempo fa nessuno di augurava, dal momento che scostamenti così significativi con grande probabilità obbligheranno l’esecutivo a predisporre per la primavera una manovra correttiva per almeno 4 miliardi di euro. Ammesso che poi la situazione non peggiori ulteriormente allargando quindi ulteriormente il buco.