Sequestro di 176 milioni ai familiari di Zonin
Inviato: mer feb 21, 2018 4:47 pm
Sequestro di 176 milioni ai familiari di Zonin: “C’è un giudice a Vicenza”
Pubblicato il 21/02/2018
antonella boralevi
Premesso che Gianni Zonin ha guidato la banca Popolare di Vicenza per 19 anni.
Premesso che Gianni Zonin è indagato ma innocente fino al terzo grado di giudizio per il crac della sua banca.
Premesso che una azione della Banca valeva 62,50 euro ed è precipitata a 10 centesimi, riducendo in polvere 6 miliardi di euro di 118.000 piccoli azionisti.
Vorrei provare, da romanziere, a immaginare una scena di famiglia.
Pura fantasia, al momento.
Un tavolo ovale, quadri di grande valore alle pareti, bicchieri di cristallo e camerieri silenti che servono acqua e basta e poi, silenti, escono dalla stanza.
Chiudendosi alle spalle la porta massiccia. Una grande villa. Restaurata di fresco. Con un grande giardino.
Il capofamiglia dice che ha deciso di donare i suoi beni ai figli e alla moglie. Azienda vinicola,terre, palazzi, quote di società. Fa 176 milioni di euro.
Siamo dalle parti dei Buddembrook o dello scandalo Lehman?
Questa bella riunione di famiglia magari non c’è mai stata. Ma il Giudice della udienza preliminare Roberto Venditti, il 15 febbraio, ha stabilito il sequestro conservativo di quei beni.
Perchè la donazione ai familiari fu fatta da Gianni Zonin dopo l’apertura della inchiesta sullo scandalo della Popolare di Vicenza. «In pregiudizio e in danno ai creditori» scrive il Gip nella ordinanza.
E allora, per una volta, bisogna dire la frase famosa «C’è un Giudice a Berlino».
La frase della Giustizia che alla fine si sveglia. Ispirata dalla storia popolare tedesca del mugnaio di Posdam, da Michael Kolhaas del racconto di Heinrich von Kleist, da Brecht.
C’è un Giudice a Vicenza.
Come hanno detto gli avvocati dell’indagato Zonin (dopo «aver preso atto»): «massima fiducia nel lavoro della magistratura».
Pubblicato il 21/02/2018
antonella boralevi
Premesso che Gianni Zonin ha guidato la banca Popolare di Vicenza per 19 anni.
Premesso che Gianni Zonin è indagato ma innocente fino al terzo grado di giudizio per il crac della sua banca.
Premesso che una azione della Banca valeva 62,50 euro ed è precipitata a 10 centesimi, riducendo in polvere 6 miliardi di euro di 118.000 piccoli azionisti.
Vorrei provare, da romanziere, a immaginare una scena di famiglia.
Pura fantasia, al momento.
Un tavolo ovale, quadri di grande valore alle pareti, bicchieri di cristallo e camerieri silenti che servono acqua e basta e poi, silenti, escono dalla stanza.
Chiudendosi alle spalle la porta massiccia. Una grande villa. Restaurata di fresco. Con un grande giardino.
Il capofamiglia dice che ha deciso di donare i suoi beni ai figli e alla moglie. Azienda vinicola,terre, palazzi, quote di società. Fa 176 milioni di euro.
Siamo dalle parti dei Buddembrook o dello scandalo Lehman?
Questa bella riunione di famiglia magari non c’è mai stata. Ma il Giudice della udienza preliminare Roberto Venditti, il 15 febbraio, ha stabilito il sequestro conservativo di quei beni.
Perchè la donazione ai familiari fu fatta da Gianni Zonin dopo l’apertura della inchiesta sullo scandalo della Popolare di Vicenza. «In pregiudizio e in danno ai creditori» scrive il Gip nella ordinanza.
E allora, per una volta, bisogna dire la frase famosa «C’è un Giudice a Berlino».
La frase della Giustizia che alla fine si sveglia. Ispirata dalla storia popolare tedesca del mugnaio di Posdam, da Michael Kolhaas del racconto di Heinrich von Kleist, da Brecht.
C’è un Giudice a Vicenza.
Come hanno detto gli avvocati dell’indagato Zonin (dopo «aver preso atto»): «massima fiducia nel lavoro della magistratura».