Smantellata cosca mafiosa arresti anche a Padova
Inviato: gio dic 14, 2017 4:02 pm
Smantellata cosca mafiosa dei Troia. Due arresti anche nella città del Santo
Il clan, diretto da due donne, aveva inviato a Padova i fratelli Corteggio per «affari»
di Andrea Pistore Corriere 14.12.17
I carabinieri hanno arrestato i fratelli Emanuele e Felice Corteggio, appartenenti al clan dei Troia
PADOVA Trentasette persone sono state arrestate martedì 12 all’alba in un’operazione dei carabinieri di Napoli, due dei quali fermate nel padovano. Su di loro capi d’accusa pesantissimi: associazione di tipo mafioso, associazione dedita allo spaccio di sostanze stupefacenti e smercio di banconote false. I militari del capoluogo campano, nelle indagini dirette e coordinate dalla direzione distrettuale antimafia, hanno smantellato un sodalizio operante a San Giorgio a Cremano riconducibile alla famiglia Troia. I due arrestati padovani sono i fratelli Emanuele e Felice Corteggio, 25 anni il primo, 22 il secondo entrambi di origine campana, che sono stati ammanettati dai carabinieri di Albignasego.
Gli arresti
Emanuele si trovava all’interno di un bed and breakfast ad Albignasego, Felice in un hotel in città. Nel corso delle indagini i militari hanno documentato la gestione delle piazze di spaccio di cocaina, marijuana, hashish e crack. Un sistema che nell’hinterland napoletano ha portato a numerose azioni violente tra cui l’autobomba dell’aprile del 2016 fatta esplodere sotto la casa di uno dei boss. Il clan dei Troia, capeggiato da Ciro conosciuto come Gelsomino che è finito in carcere insieme ai figli Francesco e Vincenzo, aveva affidato la sua gestione a due donne, Immacolata Iattarelli, la moglie del capo clan e la nuora Concetta Aprea. La zona di spaccio principale era nella piazza di San Giorgio dove avveniva la compravendita delle sostanze stupefacenti. Toccherà ora ai militari di Padova ricostruire come mai i due fratelli fossero nel capoluogo euganeo. Da prime verifiche sembra che entrambi lavorassero in zona alle dipendenze di una ditta con sede fuori regione che stava svolgendo dei lavori in provincia.
I mafiosi a Padova
Quello dei due fratelli Corteggio è solo l’ultimo di una serie di arresti avvenuti nel capoluogo euganeo. Lo scorso 27 novembre la Dia insieme alla squadra mobile ha ammanettato Giuseppe Avignone, 79enne di Taurianova in provincia di Reggio Calabria, ergastolano che beneficiava del regime di libertà condizionata. A fine gennaio scorso a finire in manette era stato Rosario Pompeo Tavella, 27enne di Vibo Valentia, mentre alloggiava in un piccolo bed and breakfast in via Jacopo della Quercia e che era ricercato dall’antimafia di Catanzaro per una rapina del 13 giugno 2015. Il ’ndranghetista si era rifugiato nella città del Santo e in Calabria aveva il compito di chiedere il pizzo ai pescatori. Nel 2016 poi erano finiti in manette Antonio Bartucca, 47enne impresario edile e Giovanni Spadafora, 43enne, entrambi di origini cosentine che gestivano un’impresa edile con stoccaggio a Vigonza. L’ultimo camorrista arrestato a Padova risale invece al 2012 quando un pericoloso latitante venne preso a Brugine: Nicola Imbriani, napoletano 56enne di Quarto Flegreo, esponente di spicco del clan Polverino.
La presenza delle mafie in Veneto
«Il fatto che vengano arrestati dei mafiosi a Padova è una cosa ormai ricorrente- spiega l’onorevole Alessandro Naccarato, che lavora in commissione anti-mafia- in alcuni casi sono veri e propri latitanti che scelgono il Veneto per nascondersi, altre volte si tratta di trasfertisti che hanno interessi economici in regione. E’ l’ennesima conferma della presenza delle mafie in Veneto. Del resto le regioni del nord sono state scelte da diverso tempo come aree adatte al riciclaggio. Di solito nel sud vengono compiuti reati violenti che al nord non si perpetuano per evitare l’attenzione delle forze dell’ordine. Le maggiori infiltrazioni mafiose si hanno a Verona, Padova e Venezia, nelle aree più dinamiche e ricche».
Il clan, diretto da due donne, aveva inviato a Padova i fratelli Corteggio per «affari»
di Andrea Pistore Corriere 14.12.17
I carabinieri hanno arrestato i fratelli Emanuele e Felice Corteggio, appartenenti al clan dei Troia
PADOVA Trentasette persone sono state arrestate martedì 12 all’alba in un’operazione dei carabinieri di Napoli, due dei quali fermate nel padovano. Su di loro capi d’accusa pesantissimi: associazione di tipo mafioso, associazione dedita allo spaccio di sostanze stupefacenti e smercio di banconote false. I militari del capoluogo campano, nelle indagini dirette e coordinate dalla direzione distrettuale antimafia, hanno smantellato un sodalizio operante a San Giorgio a Cremano riconducibile alla famiglia Troia. I due arrestati padovani sono i fratelli Emanuele e Felice Corteggio, 25 anni il primo, 22 il secondo entrambi di origine campana, che sono stati ammanettati dai carabinieri di Albignasego.
Gli arresti
Emanuele si trovava all’interno di un bed and breakfast ad Albignasego, Felice in un hotel in città. Nel corso delle indagini i militari hanno documentato la gestione delle piazze di spaccio di cocaina, marijuana, hashish e crack. Un sistema che nell’hinterland napoletano ha portato a numerose azioni violente tra cui l’autobomba dell’aprile del 2016 fatta esplodere sotto la casa di uno dei boss. Il clan dei Troia, capeggiato da Ciro conosciuto come Gelsomino che è finito in carcere insieme ai figli Francesco e Vincenzo, aveva affidato la sua gestione a due donne, Immacolata Iattarelli, la moglie del capo clan e la nuora Concetta Aprea. La zona di spaccio principale era nella piazza di San Giorgio dove avveniva la compravendita delle sostanze stupefacenti. Toccherà ora ai militari di Padova ricostruire come mai i due fratelli fossero nel capoluogo euganeo. Da prime verifiche sembra che entrambi lavorassero in zona alle dipendenze di una ditta con sede fuori regione che stava svolgendo dei lavori in provincia.
I mafiosi a Padova
Quello dei due fratelli Corteggio è solo l’ultimo di una serie di arresti avvenuti nel capoluogo euganeo. Lo scorso 27 novembre la Dia insieme alla squadra mobile ha ammanettato Giuseppe Avignone, 79enne di Taurianova in provincia di Reggio Calabria, ergastolano che beneficiava del regime di libertà condizionata. A fine gennaio scorso a finire in manette era stato Rosario Pompeo Tavella, 27enne di Vibo Valentia, mentre alloggiava in un piccolo bed and breakfast in via Jacopo della Quercia e che era ricercato dall’antimafia di Catanzaro per una rapina del 13 giugno 2015. Il ’ndranghetista si era rifugiato nella città del Santo e in Calabria aveva il compito di chiedere il pizzo ai pescatori. Nel 2016 poi erano finiti in manette Antonio Bartucca, 47enne impresario edile e Giovanni Spadafora, 43enne, entrambi di origini cosentine che gestivano un’impresa edile con stoccaggio a Vigonza. L’ultimo camorrista arrestato a Padova risale invece al 2012 quando un pericoloso latitante venne preso a Brugine: Nicola Imbriani, napoletano 56enne di Quarto Flegreo, esponente di spicco del clan Polverino.
La presenza delle mafie in Veneto
«Il fatto che vengano arrestati dei mafiosi a Padova è una cosa ormai ricorrente- spiega l’onorevole Alessandro Naccarato, che lavora in commissione anti-mafia- in alcuni casi sono veri e propri latitanti che scelgono il Veneto per nascondersi, altre volte si tratta di trasfertisti che hanno interessi economici in regione. E’ l’ennesima conferma della presenza delle mafie in Veneto. Del resto le regioni del nord sono state scelte da diverso tempo come aree adatte al riciclaggio. Di solito nel sud vengono compiuti reati violenti che al nord non si perpetuano per evitare l’attenzione delle forze dell’ordine. Le maggiori infiltrazioni mafiose si hanno a Verona, Padova e Venezia, nelle aree più dinamiche e ricche».