Sunday Poets, chi andrà oltre il limite?
Inviato: mer apr 05, 2017 4:00 pm
Sunday Poets, chi andrà oltre il limite?
Il concorso di poesia della Stampa I due vincitori al Salone del Libro
È partita la terza edizione del contest Sunday Poets, rivolto ai nostri lettori (http://www.lastampa.it/sundaypoets).
Il confine si offre sempre a un ambiguo desiderio, quello di oltrepassarlo, con la consapevolezza che, oltre quella linea di demarcazione, più o meno simbolica, l’ingresso in una nuova realtà potrebbe comportare un rischio. Un confine, si capisce, ma quanto mai labile, è quello tra poesia e non poesia. Ed è un confine che in molti, soprattutto oggi, cercano per comodità di cancellare o eludere.
Ecco allora autodefinirsi o essere definiti «poeti» anche personaggi che, tecnicamente, ben poco hanno a che spartire con la poesia e forse, molto di più, con il pur nobile genere del varietà e dell’intrattenimento. E non è solo la poesia a subire questo equivoco, ma le arti in genere, come la musica, dove vengono proposti come musicisti personaggi non molto lontani da un totale analfabetismo nello specifico.
La poesia conta moltissimi scriventi e pochi lettori. Una contraddizione bizzarra, in effetti. È ben strano, infatti, che chi ama questo genere non intenda oltrepassare il confine: cioè quello che tiene al di qua del vero amore per un’arte, che non può tradursi nel solo amore per se stessi e per ciò che è l’espressione di se stessi. Nessun poeta, grande o meno grande, ma autenticamente tale, ha mai ignorato la poesia degli altri, specie dei nomi imposti dalla storia e passati oltre i confini del loro stesso esistere. Chi scrive poesia non può non amare la poesia, e dunque non frequentarne quel territorio che è ben oltre i margini esigui del proprio io. C’è chi dice, superingenuo e superarrogante insieme: «Non leggo per non essere influenzato». La mia risposta è sempre la stessa: «Leggi, e magari copia». Sempre meglio che restare al di quale, nella regione sconfinata del velleitarismo.
C’è poi chi dice che la poesia deve uscire dal confine della pagina, per meglio entrare nel mondo. Sono perfettamente d’accordo, purché poi, una volta esaurito il suo giro per il mondo venga riconsegnata alla pagina che è la sua ideale casa. Quanto meno per la lecita frequentazione di chi ancora ama la carta stampata. E va da sé che se, una volta consegnato alla pagina, il testo non regge questa elementare quanto necessaria operazione, non si tratta di poesia. Ecco allora un altro modo ben poco equivocabile per leggere il valore del confine.
Certo, qualcuno dirà: «Ma chi può giudicare se un’opera debba considerarsi al di qua o al di là del confine?». La risposta è in effetti molto semplice, come in pressoché molti altri campi dell’umano agire. Considerato che, inevitabilmente, molto rimarrà esattamente al limite, e dunque sulla linea di confine (che per onestà dovremmo considerare, più che una linea, una vera e propria, magari anche vasta, regione intermedia), oltrepasserà quella linea chi ne verrà ritenuto idoneo.
E chi potrà assumersi una responsabilità tale? Niente di speciale: chi di quel linguaggio, di quell’arte, ne è cultore o abituale e disinteressato frequentatore. Con lo scopo molto semplice di offrire al lettore un’opera non velleitaria, un bidone, un camuffamento di poesia (e oggi ce ne sono molti). In ogni umano campo esistono degli esperti. A volte, naturalmente si possono sbagliare. Ma non esiste un criterio matematico, esiste solo quello della reale e coltivata competenza, dell’amore per un linguaggio, dell’esperienza quotidiana a tu per tu col testo. E all’uomo onesto non resta che affidarsi a chi ha coltivato, per passione, una sana competenza utile e pacifica.
Maurizio Cucchi 5.4.17
www.lastampa.it/sundaypoets
Chi vuole partecipare, è invitato a scrivere i propri componimenti, il cui tema coincide con quello del Salone del Libro: quest’anno quindi «Oltre il confine». Gli autori possono scegliere lo svolgimento che preferiscono: un piccolo racconto, una poesia in versi, un breve componimento, purché non superi le 600 battute.
Ogni autore potrà partecipare con un massimo di tre opere. Per partecipare si ha tempo sino al 2 maggio alle ore 17. Al termine di questa data tutti i materiali pervenuti saranno inviati alla Giuria tecnica. Il totale dei componimenti da selezionare è 100, di cui 20 andranno in finale, mentre gli altri 80 (giudicati «degne di menzione») saranno pubblicati in un e-book con i 20 migliori.
I finalisti saranno pubblicati online e votati dagli utenti (da giovedì 11 maggio a venerdì 19 maggio ore 17). Gli autori delle 20 poesie finaliste verranno invitati al Salone del Libro di Torino, dove, alla presenza delle Giurie (tecnica e popolare), saranno proclamati i due vincitori, pubblicati quindi sulla Stampa, sia sul quotidiano, sia sul sito.
Il concorso di poesia della Stampa I due vincitori al Salone del Libro
È partita la terza edizione del contest Sunday Poets, rivolto ai nostri lettori (http://www.lastampa.it/sundaypoets).
Il confine si offre sempre a un ambiguo desiderio, quello di oltrepassarlo, con la consapevolezza che, oltre quella linea di demarcazione, più o meno simbolica, l’ingresso in una nuova realtà potrebbe comportare un rischio. Un confine, si capisce, ma quanto mai labile, è quello tra poesia e non poesia. Ed è un confine che in molti, soprattutto oggi, cercano per comodità di cancellare o eludere.
Ecco allora autodefinirsi o essere definiti «poeti» anche personaggi che, tecnicamente, ben poco hanno a che spartire con la poesia e forse, molto di più, con il pur nobile genere del varietà e dell’intrattenimento. E non è solo la poesia a subire questo equivoco, ma le arti in genere, come la musica, dove vengono proposti come musicisti personaggi non molto lontani da un totale analfabetismo nello specifico.
La poesia conta moltissimi scriventi e pochi lettori. Una contraddizione bizzarra, in effetti. È ben strano, infatti, che chi ama questo genere non intenda oltrepassare il confine: cioè quello che tiene al di qua del vero amore per un’arte, che non può tradursi nel solo amore per se stessi e per ciò che è l’espressione di se stessi. Nessun poeta, grande o meno grande, ma autenticamente tale, ha mai ignorato la poesia degli altri, specie dei nomi imposti dalla storia e passati oltre i confini del loro stesso esistere. Chi scrive poesia non può non amare la poesia, e dunque non frequentarne quel territorio che è ben oltre i margini esigui del proprio io. C’è chi dice, superingenuo e superarrogante insieme: «Non leggo per non essere influenzato». La mia risposta è sempre la stessa: «Leggi, e magari copia». Sempre meglio che restare al di quale, nella regione sconfinata del velleitarismo.
C’è poi chi dice che la poesia deve uscire dal confine della pagina, per meglio entrare nel mondo. Sono perfettamente d’accordo, purché poi, una volta esaurito il suo giro per il mondo venga riconsegnata alla pagina che è la sua ideale casa. Quanto meno per la lecita frequentazione di chi ancora ama la carta stampata. E va da sé che se, una volta consegnato alla pagina, il testo non regge questa elementare quanto necessaria operazione, non si tratta di poesia. Ecco allora un altro modo ben poco equivocabile per leggere il valore del confine.
Certo, qualcuno dirà: «Ma chi può giudicare se un’opera debba considerarsi al di qua o al di là del confine?». La risposta è in effetti molto semplice, come in pressoché molti altri campi dell’umano agire. Considerato che, inevitabilmente, molto rimarrà esattamente al limite, e dunque sulla linea di confine (che per onestà dovremmo considerare, più che una linea, una vera e propria, magari anche vasta, regione intermedia), oltrepasserà quella linea chi ne verrà ritenuto idoneo.
E chi potrà assumersi una responsabilità tale? Niente di speciale: chi di quel linguaggio, di quell’arte, ne è cultore o abituale e disinteressato frequentatore. Con lo scopo molto semplice di offrire al lettore un’opera non velleitaria, un bidone, un camuffamento di poesia (e oggi ce ne sono molti). In ogni umano campo esistono degli esperti. A volte, naturalmente si possono sbagliare. Ma non esiste un criterio matematico, esiste solo quello della reale e coltivata competenza, dell’amore per un linguaggio, dell’esperienza quotidiana a tu per tu col testo. E all’uomo onesto non resta che affidarsi a chi ha coltivato, per passione, una sana competenza utile e pacifica.
Maurizio Cucchi 5.4.17
www.lastampa.it/sundaypoets
Chi vuole partecipare, è invitato a scrivere i propri componimenti, il cui tema coincide con quello del Salone del Libro: quest’anno quindi «Oltre il confine». Gli autori possono scegliere lo svolgimento che preferiscono: un piccolo racconto, una poesia in versi, un breve componimento, purché non superi le 600 battute.
Ogni autore potrà partecipare con un massimo di tre opere. Per partecipare si ha tempo sino al 2 maggio alle ore 17. Al termine di questa data tutti i materiali pervenuti saranno inviati alla Giuria tecnica. Il totale dei componimenti da selezionare è 100, di cui 20 andranno in finale, mentre gli altri 80 (giudicati «degne di menzione») saranno pubblicati in un e-book con i 20 migliori.
I finalisti saranno pubblicati online e votati dagli utenti (da giovedì 11 maggio a venerdì 19 maggio ore 17). Gli autori delle 20 poesie finaliste verranno invitati al Salone del Libro di Torino, dove, alla presenza delle Giurie (tecnica e popolare), saranno proclamati i due vincitori, pubblicati quindi sulla Stampa, sia sul quotidiano, sia sul sito.