Rapporto Transparency 2016, l’Italia migliora per livello di corruzione percepita ma resta terzultima in Europa
Per la Penisola trend positivo ma è "ancora troppo poco". In generale, lo scorso anno nel mondo la percezione della corruzione è aumentata ed "strettamente connessa" alla disuguaglianza. Questi due fattori, secondo l'ong che stila la classifica, "alimentano il crescente populismo e il disincanto dei cittadini nei confronti della politica in tutto il mondo". In testa ancora Danimarca e Nuova Zelanda
Terzultima in Europa, prima di Grecia e Bulgaria. L’Italia guadagna una posizione rispetto allo scorso anno, ma nel rapporto Transparency International 2016 rimane tra i fanalini di coda dell’Unione per livello di corruzione percepita nel settore pubblico e nella politica. E a livello mondiale di piazza al 60esimo posto su 176 Paesi. Resta il fatto che per il terzo anno consecutivo la performance della Penisola migliora: un progresso che dal 2012, quando è stata varata la legge anticorruzione, ha permesso di recuperare 12 posizioni nel ranking mondiale. Nella graduatoria di quest’anno restano in testa Danimarca e Nuova Zelanda con 90 punti, seguite da Finlandia (89) e Svezia (88). Al capo opposto della classifica Somalia (10), Sud Sudan (11), Corea del Nord (12) e Siria (13).
Il report, presentato mercoledì nella sede dell’Anac alla presenza del presidente Raffaele Cantone, dà conto come ogni anno del Cpi, l’indice di percezione della corruzione. Su 176 Paesi, fa notare l’organizzazione non governativa che ogni anno stila la classifica mondiale, il 69% ha ottenuto un punteggio inferiore a 50 su una scala da 0 (molto corrotto) a 100 (per nulla corrotto), mostrando come “la corruzione nel settore pubblico e nella politica sia ancora percepita come uno dei mali peggiori che infesta il mondo“. Il Cpi di quest’anno, si legge ancora, “mostra che la percezione della corruzione è aumentata in generale nel mondo. Sono più i Paesi infatti che hanno perso punti di quelli che ne hanno guadagnati. Questo dato ci deve far riflettere, anche alla luce di ciò che sta avvenendo nel mondo”. Il 2016 “ha mostrato chiaramente come corruzione e ineguaglianza, strettamente connesse e diventate ormai sistemiche, siano in grado di alimentare il crescente populismo e il disincanto dei cittadini nei confronti della politica in tutto il mondo”, continua il rapporto annuale.
Per quanto riguarda l’Italia, il report rimarca come il risultato sia “ancora troppo poco, soprattutto in confronto ai nostri vicini europei, ma il trend positivo è indice di uno sguardo più ottimista sul Paese da parte di istituzioni e investitori esteri”. Il momento più basso toccato dall’Italia è stato nel 2011, quando il punteggio era sceso a 39 punti, rimanendo fermo rispetto all’anno precedente. Mentre nel 2007, ricorda ancora l’associazione, l’Italia incassò il risultato migliore: 52 punti, attestandosi al 41esimo posto della classifica mondiale.
Danimarca, Nuova Zelanda, Finlandia e Svezia si confermano in testa, non a caso: “Non sorprende che questi stessi Paesi siano quelli che possiedono le legislazioni più avanzate in fatto di accesso all’informazione, diritti civili, apertura e trasparenza dell’amministrazione pubblica”, annota Transparency. Il cui presidente José Ugaz ha detto che “non possiamo permetterci il lusso di sprecare altro tempo. La lotta alla corruzione va portata avanti con la massima urgenza se davvero vogliamo che la vita delle persone del mondo possa migliorare”.