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Sequestrate case per quasi due milioni

MessaggioInviato: gio dic 29, 2016 11:49 pm
da lidia.pege
Sequestrate case per quasi due milioni (Il Mattino)
Appartengono soprattutto all’ex sindaco di Abano Claudio, ma il provvedimento riguarda anche Bordin (Montegrotto)

(Carlo Bellotto)
Undici immobili accumulati in una decina di anni. Troppi. Ma soprattutto “sproporzionato” il loro valore in relazione al reddito, in media 47 mila euro l’anno lordi, cioè 2.600 euro netti per 12 mensilità. Per l’ex sindaco di Abano Terme Luca Claudio è scattato il sequestro per “sproporzione” dei suoi beni: dovrà restituire 302 mila euro, al netto dei 50 mila già versati attraverso la cessione di un immobile davanti al gup per poter patteggiare 4 anni, ossia il valore delle tangenti. Il valore del sequestro è molto di più. Il provvedimento è stato notificato ieri a Claudio (nella sua cella al Due Palazzi) e alla Conservatoria dei Beni Immobiliari. Il decreto di sequestro preventivo dei beni è stato eseguito dalla Guardia di Finanza. Tra i beni di Claudio e quelli di Massimo Bordin il sequestro ha un valore superiore a 1 milione e 800 mila euro. Claudio se l’aspettava, ma leggere che tutto il suo tesoretto è stato sequestrato ai fini della confisca dev’essere stato un colpo al cuore. Tanta “fatica” per nulla.
Sono stati sequestrati i seguenti immobili riconducibili a lui (nella tabella il relativo valore): Montegrotto Terme, via Mezzavia 81/E, Brentonico (Trento) via dei Pianeti, Abano, piazza Mercato 16/45 e via Configliachi 37/A, Abano, via Negri, Montegrotto, via Roma, Maserà via Bolzani, corso delle Terme e via Roma. Poi c’è l’immobile di via Sora 29 a Roma, di proprietà della moglie, Stefania Bisaglia: pure qui è acceso un mutuo che in larga parte pagava Claudio (la moglie ha avuto un reddito medio lordo tra il 2001 e il 2015 di circa 24 mila euro, ossia 1.450 euro netti mensili). Va considerato poi che nella sproporzione tra redditi e immobili di proprietà, Claudio ha sborsato di tasca propria nel 2012, 170 mila euro al curatore fallimentare in qualità di amministratore unico dell’hotel Caesar. Ovviamente i soldi percepiti dall’allora sindaco e dalla moglie dovevano servire anche per le necessità quotidiane e non potevano finire tutti in rate di mutui. Un quadro che spinge il giudice a scrivere che «il patrimonio di Claudio si è formato tutto nel periodo in cui è stato sindaco, tutti gli acquisti si collocano in epoca successiva ai primi episodi di concussione contestati, risalenti al 2007. Il reddito di Claudio e della moglie non era tale da poter disporre di liquidità mensile sufficiente per far fronte ai mutui, nè risulta in alcun modo la provenienza lecita della liquidità mensile necessaria per i mutui. Dalla confisca va escluso unicamente l’immobile di via San Daniele a Montegrotto per il quale è stata rilasciata procura irrevocabile a vendere a favore del Comune di Abano, ai fini dell’ammissibilità dell’istanza di patteggiamento. Le case sono state acquistate con cadenza quasi annuale: una nel 2006, tre nel 2008, una nel 2009, una nel 2010, un’altra nel 2012 e due nel 2013. La casa romana, a due passi da piazza Navona, è stata acquistata nel 2016 a 350 mila euro. Per ora tutto prosegue come il sequestro non fosse avvenuto e gli eventuali inquilini restano al loro posto (va pure detto che parte dei mutui si alimentano con gli affitti, anche se resta sempre la sproporzione tra l’acquisto iniziale e il rateo mensile da pagare, insostenibile senza tangenti.
Massimo Bordin. Il decreto di sequestro riguarda anche l’ex sindaco Massimo Bordin che deve risarcire 81 mila euro (già tolti i 15 mila euro versati per patteggiare). Nel suo caso si sta valutando di “aggredire” parte dei 250 mila euro, profitto della vendita di una sua abitazione, finiti nel conto corrente della compagna Mara Pattaro, teoricamente prestati alla donna.

Risparmiata solo l’abitazione ereditata prima degli scandali
Ricostruiti i mutui contratti con la Bcc di Sant’Elena
(c.bel.)
La villa dove abita l’ex primo cittadino in via Campagna Bassa a Montegrotto, a due passi da Mezzavia, è stata risparmiata dal sequestro. Il motivo c’è. Quella casa Luca Claudio non l’ha acquistata nel periodo in cui è stato sindaco (di Montegrotto prima e di Abano poi) ma l’ha ereditata. Di tasca sua, da quanto risulta agli investigatori delle Fiamme Gialle, guidati dal tenente colonnello Luca Lettere, l’ha solo restaurata: si tratta di una villetta ampia con 14,5 vani e piscina pensile.
Per gli inquirenti l’ex sindaco è stato molto accorto e tutti i suoi immobili erano stati comperati con un mutuo. Per dare meno nell’occhio. Difficile però da dimostrare con il suo reddito (pure aggiungendo quello della moglie, ora ex, all’incirca di 28 mila euro l’anno) di poter pagare una cifra variabile tra i 4 e i 5 mila euro di mutui mensili. Tutti i mutui sono accesi con la Banca di Credito Cooperativo di San’Elena (da lunedì prossimo cambia nome e diventa Banca Patavina): i finanzieri hanno constatato che nell’ex Cassa Rurale avevano la certezza che quando si parlava di Soleluna srl e di Rls srl, chiunque operasse si trattava di società di Luca Claudio. L’allora vice direttore generale della Bcc di Sant’Elena interrogato il 14 settembre 2015 ha dichiarato «Tutte le società, bancariametente parlando erano per noi riconducibili ad un unico soggetto, Luca Claudio».
Dal punto di vista difensivo ora Luca Claudio potrà impugnare con i suoi avvocati il provvedimento di sequestro inizialmente al tribunale del Riesame e in seconda istanza in Cassazione. Per quanto riguarda le proprietà di Luca Claudio i finanzieri sono praticamente sicuri che in Italia non ci sia altro. Per l’estero certezze non ce ne sono. Ma per diversi anni Claudio con la moglie volava in Brasile due volte all’anno ad aprile e a novembre a Porto Seguro nello Stato di Bahia. Sono in corso accertamenti per capire se altri soldi siano finiti qui, magari con l’aiuto di qualche prestanome. Ma indagare in Brasile non è molto facile.

«Quei beni a famiglie bisognose». Lo propone Zambolin (M5S). Camani (Pd): «Giusto bloccare il patrimonio»
(Federico Franchin)
«Gli appartamenti sequestrati a Luca Claudio e Massimo Bordin? Vengano messi a disposizione dei più bisognosi». A dirlo è Massimo Zambolin, ex candidato a sindaco di Abano per il Movimento 5 Stelle. «Spero innanzitutto che i beni vengano devoluti alla collettività», spiega Zambolin. «Mi auguro che non rimangano bloccati per anni. La mia proposta, che è quella del Movimento 5 Stelle, è di destinare i proventi degli affitti, nel caso in cui gli appartamenti siano locati, alle persone in difficoltà. Compresi i terremotati del Centro Italia. Se non sono locati vengano assegnati a persone alle prese con un’emergenza abitativa, persone che fanno fatica a vivere e ad avere una casa».
Vanessa Camani, deputato del Pd evidenzia dei concetti ben precisi. «Credo sia giusto sequestrare un patrimonio ricavato in 15 anni di malaffare», dice. «Il valore ipotizzato del maltolto è significativo e quindi non si è trattato solo di qualche dono. Spiace vedere che sono stati racimolati tutti quei soldi a discapito magari di gente che tira a campare ogni giorno. Il danno causato a livello sociale e culturale difficilmente potrà essere risarcito. In questi anni agire come ha agito Claudio è diventato normale e quindi anche per questo è necessario voltare pagina».
Gian Pietro Bano, leader dei Cittadini per il Cambiamento: «Mi soffermerei sul commento su Luca Claudio espresso dal gup Tecla Cesaro, che parla di una persona per nulla pentita», osserva Gian Pietro Bano. «Vuol dire che ha altri beni sparsi in giro per il mondo. Il sequestro di 1.8 milioni di euro non è poco, ma secondo me all’appello mancano altre operazioni condotte da Claudio». «Non stiamo parlando di un giro di qualche migliaio di euro, ma di un vero e proprio sistema del malaffare», aggiunge Davide Faggion, vicecoordinatore provinciale di Forza Italia. «Il giudice gli ha sequestrato di fatto cose che non sono sue, acquisite attraverso dei reati e quindi sporche. Il giudice non aveva altra scelta e gli sta portando via quanto finora si è riusciti a dimostrare essere frutto di tangenti».
Va controtendenza Daniele Roncolato, leader locale di Fratelli d’Italia. «Penso che perdersi in commenti, anche sui social, sia inutile. Serve solo a farsi pubblicità. Claudio sta già pagando il suo conto con la giustizia. Trovo più giusto voltare pagina subito e pensare al futuro del territorio».
29 dicembre 2016