Nessun pentimento da parte di Luca Claudio (Il Mattino)
Patteggiamento della pena per tangenti frutto solo di un calcolo di convenienza
Per i giudici rimangono elevata capacità criminale e spiccata pericolosità sociale
(Cristina Genesin)
Nessun pentimento per Luca Claudio, l’ex sindaco di Montegrotto e di Abano. E il patteggiamento, che è una pena concordata fra pubblica accusa e difesa? Una scelta di strategia difensiva, una questione di opportunità, un calcolo. Nient’altro. È quanto si legge nell’ordinanza con la quale il gup padovano Tecla Cesaro ha bocciato la richiesta di detenzione domiciliare per Luca Claudio bollato come un soggetto di «spiccata pericolosità». Ovvero ha respinto la possibilità per l’ex sindaco di scontare a casa i 4 anni di reclusione inflitti con il rito alternativo del patteggiamento, nonostante il parere favorevole del pm Federica Baccaglini che ha coordinato l’inchiesta sulla corruzione alle Terme (e sta seguendo altri due filoni d’indagine tuttora aperti).
«L’intervenuta definizione del procedimento mediante applicazione concordata della pena risulta essere il frutto di una mera scelta processuale dettata da una valutazione di convenienza in termini di sconto di pena e non appare sintomatica di alcuna forma di resipiscenza da parte dell’imputato» scrive il giudice, riferendosi al fatto che il patteggiamento prevede, per legge, lo sconto della sanzione fino a un terzo.
Di più. «Va confermato» osserva il giudice, «il giudizio di spiccata pericolosità sociale dell’imputato in relazione alla possibilità di manovrare l’attività politico-economica locale e non». Non è una garanzia la presenza a casa dell’ex moglie Stefania Bisaglia (convivente quando si trova ad Abano, mentre il posto di lavoro è in un ufficio del Ministero dei Beni Culturali a Roma). Il giudice sottolinea che «la stabilità affettiva della vita coniugale e familiare… non può esplicare alcuna forma di contenimento tenuto conto della posizione difensiva assunta dalla moglie che ha sempre professato l’innocenza del marito, negando la riconducibilità dello stesso ai beni di Rls srl, smentita sul punto dallo stesso Claudio». Il riferimento è alla società costituita per incassare tangenti affidata a un prestanome, l’imprenditore Massimo Trevisan, che ha patteggiato un anno e 11 mesi per riciclaggio. Lo aveva ammesso Trevisan stesso. E lo aveva riconosciuto pure Claudio, al contrario dell’ex consorte. «Non risultano segnalati elementi significativi idonei a modificare il grave quadro cautelare a carico di Claudio, tutt’ora persistente sotto il profilo del pericolo di reiterazione dei reati» si legge ancora. Il richiamo è alla decisione del tribunale del Riesame che ha negato a Claudio gli arresti domiciliari in relazione alla seconda misura di custodia cautelare in carcere notificata il 4 novembre: riguardava il “taroccamento” della gara d’appalto per la bonifica della discarica nella frazione di Giarre. I giudici del Riesame scrivono di una «allarmante personalità dell’indagato (l’inchiesta è ancora aperta) che ha mostrato una particolare noncuranza per il rispetto della legge penale e una non comune capacità a delinquere». Il giudizio è di piombo quando si menziona Claudio, un «soggetto di elevata capacità criminale… che ha anteposto il proprio tornaconto personale al bene e alla sicurezza della collettività… Non ha inteso recedere da tale scellerato disegno neppure a fronte dell’arresto di uno dei propri assessori, perseverando nei propositi delittuosi anche in prossimità della seconda rielezione… Grazie al vasto consenso assicuratosi negli anni, non è escluso che possa reiterare le condotte delittuose… un sistema concussivo» fatto di «legami con l’imprenditoria locale ma anche con politici e pubblici dipendenti».
24 dicembre 2016