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Sono stato per anni al suo fianco e non mi sono mai accorto

MessaggioInviato: ven dic 09, 2016 6:37 pm
da lidia.pege
Sergio Mariano ha lavorato a lungo a stretto contatto con l’ex sindaco di Montegrotto e Abano

«Ripeteva spesso: sgobbo dalla mattina alla sera per soli 2 mila euro al mese, troppo pochi»
(Cristina Genesin )mattino
«L’inchiesta su Luca Claudio? Mi ha traumatizzato. Avrei voluto concludere la mia carriera in modo ben diverso. Certo che sono rimasto deluso». Chi parla è Sergio Mariano, per 14 anni a fianco di Luca Claudio: dal 2002 al 2011 (anno del suo pensionamento) è stato segretario generale a Montegrotto. E nel 2011 ha assunto l’incarico di capo di gabinetto accanto al nuovo sindaco di Abano, sempre Claudio, fino al giorno del suo primo arresto, l’estate scorsa. Mercoledì Sergio Mariano si aggirava solitario tra i corridoi del Palazzo di giustizia di Padova dove, in un’aula al piano terra, si stava discutendo la sorte processuale dei 22 imputati per la corruzione alle Terme: protagonista assoluto Luca Claudio, l’ex “sindaco-pirata” che Mariano ha incontrato per l’ultima volta il giorno precedente il clic di manette.
E da allora? «Più visto né sentito, non mi ha mai scritto» risponde. E come mai è arrivato in tribunale? Forse sperava di salutarlo? «Solo curiosità» ammette. Niente altro? Chi non faceva parte dell’entourage del “sindaco-pigliatutto”, che avrebbe preteso mazzette tra il 10 e il 15% per ogni lavoro appaltato dal Comune (o assegnato in affidamento diretto) prima a Montegrotto poi ad Abano, bolla Mariano come il “segretario” personale del sindaco. Un segretario che, di Claudio, sapeva tutto. O quasi. Lui si schermisce: «Sono stato interrogato solo una volta dagli inquirenti… Come capo di gabinetto, ero una figura politica, nient’altro» insiste, cercando di ridimensionare il proprio ruolo accanto alla debordante (e ora ingombrante) figura di Luca Claudio. Ma davvero era possibile essere per tanti anni il braccio destro (sia pure, dice lui, solo politico) di un tale amministratore, e non accorgersi di nulla? E non vedere quel giro di tangenti che ruotava intorno a ogni aspetto della vita amministrativa Termale? «Ero a contratto con il sindaco, ma non ho mai notato niente di strano» replica Mariano, «Anzi, sapevo che Claudio ci rimetteva: lui guadagnava circa 2 mila euro al mese e si lamentava. “Lavoro tanto dalla mattina alla sera” ripeteva spesso. Insomma diceva che era sempre in Comune e avrebbe voluto un po’ di gratificazioni». Ecco perché, secondo Mariano, le critiche lo infastidivano. E sul “sistema” ideato e applicato da mister 15%? Mariano insiste: «Non c’era nessun sentore, né da parte mia né da parte dei componenti della giunta». Nessuna immaginava, dice l’ex capo di gabinetto. Eppure sul banco degli imputati sono finiti per concussione pure l’ex presidente del consiglio comunale di Abano, l’architetto Michele Galesso, e l’ex consigliere comunale di Abano (con delega ai Lavori pubblici) Ermanno Pegoraro: il primo si sarebbe fatto consegnare 50 mila euro per lui e altrettanti per il sindaco dall’imprenditore Pistorello, premiato con l’affidamento di una serie di manutenzioni; il secondo avrebbe “girato” sempre a Claudio una mazzetta da 1.100 euro ricevuta da un imprenditore che, pur di ottenere anche lui un appalto, avrebbe svolto dei lavori a casa del consigliere. Mariano insiste e giura: «In giunta non sapevamo niente». Tutti (o quasi) poco accorti nel Comune di Abano, anche se già nel dicembre 2014 era stato indagato l’allora assessore al Turismo aponense Claudio Benatelli. Il reato? Concussione: avrebbe preteso (e incassato) tangenti dagli ambulanti del mercatino natalizio (l’inchiesta è ancora sul tavolo del pm Maria D’Arpa). Sarà. Mariano continua a rimpiangere i bei tempi: «Oggi ad Abano c’è tanta cattiveria… Non esiste più l’ambiente di una volta». Le “pagine” dell’inchiesta, però, raccontano tutta un’altra storia.

Le reazioni dopo l’udienza preliminare
«Lo spostamento del processo? Si punta solo alla prescrizione»
(f.fr.)
Un tentativo di allungare i tempi e di arrivare alla prescrizione dei reati. I movimenti politici antagonisti a Luca Claudio e Massimo Bordin vedono così la richiesta dei due ex sindaci termali di chiedere lo spostamento del processo sulla tangentopoli delle terme da Padova a Roma.
«È ridicola la richiesta», osserva la deputata del Pd Vanessa Camani. «È chiaro il tentativo di allungare i tempi. È chiara anche la volontà di spostare il processo da una sede dove sono ben chiare le cose ad un’altra dove magari c’è meno determinazione. Credo che le responsabilità di Claudio e Bordin siano evidenti. Lo testimoniano le otto richieste di patteggiamento, tra cui quella dell’ex presidente del consiglio comunale Michele Galesso. Patteggiare è ammettere delle colpe. Tutto questo getta un’ombra immensa su suo operato in consiglio comunale. A questo punto viene da chiedersi se la sua attività fosse finalizzata a favorire il sistema tangentizio di Claudio. Le due massime cariche politiche del Comune erano coinvolte nel sistema…»
Gian Pietro Bano, leader della lista civica Cittadini per il Cambiamento, rincara la dose. «I due ex sindaci stanno cercando di sfruttare un cavillo burocratico per uscirne» dice «In realtà è un chiaro tentativo di dilatare i tempi per arrivare alla prescrizione e questo è doppiamente vergognoso. È giusto sequestrare i beni di Claudio. È evidente anche che se Galesso ha chiesto di patteggiare un’ammissione di colpevolezza c’è. Stride vedere funzionari come Greggio, che vogliono andare fino in fondo. Magari non sono parte dei sistema, ma qualche occhio devono averlo chiuso per forza».
Massimo Zambolin del Movimento 5 Stelle. «I reati sono stati commessi qui e la competenza deve essere dei giudici di Padova. Claudio pensa di trovare a Roma dei giudici compiacenti? Il sequestro dei beni di Claudio è poi cosa dovuta. Dovrà essere restituito il maltolto ai cittadini». Per Davide Faggion di Forza Italia la situazione si è fatta imbarazzante per la famiglia.
9 dicembre 2016