Claudio ricorre, vuole la scarcerazione
Inviato: sab nov 26, 2016 7:16 pm
Claudio ricorre, vuole la scarcerazione (Il Mattino)
Ma anche se la ottenesse per l’inchiesta sulla discarica di Giarre, l’ex sindaco resterebbe in prigione per le mazzette sul verde
(Carlo Bellotto)
Non è più sindaco e quindi non può più commettere reati simili a quelli che lo hanno portato in carcere. Inoltre non può inquinare le prove visto che sono state tutte già acquisite. In “soldoni” sono queste, oltre a molte altre scritte in punta di diritto, le motivazioni dei difensori dell’ex primo cittadino di Abano, Luca Claudio, l’avvocato Ferdinando Bonon e il professor Giovanni Caruso per convincere i giudici del tribunale del Riesame a scarcerare il loro assistito.
Nella serata di ieri i giudici non avevano ancora deciso. Per il destino prossimo di Luca Claudio cambia poco, visto che, se anche il Riesame decidesse in senso favorevole alla sua scarcerazione in merito alla seconda ordinanza di custodia cautelare, quella della discarica di Giarre, rimarrebbe ristretto al Due Palazzi per la prima, quella sulle mazzette per il verde e non solo che l’hanno fatto finire nei guai il 23 giugno scorso.
Nel frattempo il prossimo 7 dicembre Claudio comparirà all’udienza preliminare (con lui altri 23 imputati) quando il gup Tecla Cesaro deciderà se rinviare tutti a giudizio. Questo filone è il primo, quello che ha decapitato il sistema tangentizio alle Terme (non solo ad Abano ma anche a Montegrotto). Oltre a Claudio finirono ai domiciliari Massimo Bordin (sindaco di Montegrotto) e gli imprenditori Saverio Guerrato e Luciano Pistorello ed anche il prestanome (di Claudio) Massimo Trevisan. Tra gli altri 15 imputati, compresi gli ex dirigenti degli uffici tecnici Patrizio Greggio e Maurizio Spadot, il dipendente del comune di Abano Guido Granuzzo, l’ex presidente del consiglio comunale di Abano, l’architetto Michele Galesso, il consigliere comunale con delega ai Lavori pubblici di Abano Ermanno Pegoraro. L’inchiesta sulla discarica di Giarre ha evidenziato che Claudio aveva messo le mani su un appalto da tre milioni di euro finanziato dalla Regione Veneto per la riqualificazione ambientale di un’area un tempo adibita a discarica, per l’appunto a Giarre. L’appalto è stato assegnato alla ditta Pistorello Spa, ed è stato praticamente l’ultimo atto dell’allora Sindaco Luca Claudio prima della riconferma alle urne.
Oltre a Spadot e Pistorello, entrambi in carcere, in questa “palude giudiziaria” sono rimasti invischiati anche Guido Granuzzo, 61 anni, responsabile dell’Ufficio Viabilità e Ambiente del Comune di Abano (finì ai domiciliari) e Luciano Di Caro, 55 anni, ingegnere della Pistorello (venne colpito dalla misura dell’obbligo di dimora a Padova). Fino ad ora Luca Claudio ha sempre preferito il silenzio alle parole, anche su consiglio dei suoi difensori. Questi ultimi hanno presentato una memoria solo all’interrogatorio di garanzia in esito alla esecuzione della prima ordinanza, ovviamente concordata e firmata da Claudio che ha ammesso di aver incassato tre tangenti. Quel memoriale conteneva poi un passaggio che ha confermato la bontà delle indagini condotte dal pm Federica Baccaglini e dal colonnello Luca Lettere della Gdf: «La società Rls fa capo a me e non ha mai svolto nulla di reale per giustificare le emissioni di fatture, ha solo incassato».
26 novembre 2016
Ma anche se la ottenesse per l’inchiesta sulla discarica di Giarre, l’ex sindaco resterebbe in prigione per le mazzette sul verde
(Carlo Bellotto)
Non è più sindaco e quindi non può più commettere reati simili a quelli che lo hanno portato in carcere. Inoltre non può inquinare le prove visto che sono state tutte già acquisite. In “soldoni” sono queste, oltre a molte altre scritte in punta di diritto, le motivazioni dei difensori dell’ex primo cittadino di Abano, Luca Claudio, l’avvocato Ferdinando Bonon e il professor Giovanni Caruso per convincere i giudici del tribunale del Riesame a scarcerare il loro assistito.
Nella serata di ieri i giudici non avevano ancora deciso. Per il destino prossimo di Luca Claudio cambia poco, visto che, se anche il Riesame decidesse in senso favorevole alla sua scarcerazione in merito alla seconda ordinanza di custodia cautelare, quella della discarica di Giarre, rimarrebbe ristretto al Due Palazzi per la prima, quella sulle mazzette per il verde e non solo che l’hanno fatto finire nei guai il 23 giugno scorso.
Nel frattempo il prossimo 7 dicembre Claudio comparirà all’udienza preliminare (con lui altri 23 imputati) quando il gup Tecla Cesaro deciderà se rinviare tutti a giudizio. Questo filone è il primo, quello che ha decapitato il sistema tangentizio alle Terme (non solo ad Abano ma anche a Montegrotto). Oltre a Claudio finirono ai domiciliari Massimo Bordin (sindaco di Montegrotto) e gli imprenditori Saverio Guerrato e Luciano Pistorello ed anche il prestanome (di Claudio) Massimo Trevisan. Tra gli altri 15 imputati, compresi gli ex dirigenti degli uffici tecnici Patrizio Greggio e Maurizio Spadot, il dipendente del comune di Abano Guido Granuzzo, l’ex presidente del consiglio comunale di Abano, l’architetto Michele Galesso, il consigliere comunale con delega ai Lavori pubblici di Abano Ermanno Pegoraro. L’inchiesta sulla discarica di Giarre ha evidenziato che Claudio aveva messo le mani su un appalto da tre milioni di euro finanziato dalla Regione Veneto per la riqualificazione ambientale di un’area un tempo adibita a discarica, per l’appunto a Giarre. L’appalto è stato assegnato alla ditta Pistorello Spa, ed è stato praticamente l’ultimo atto dell’allora Sindaco Luca Claudio prima della riconferma alle urne.
Oltre a Spadot e Pistorello, entrambi in carcere, in questa “palude giudiziaria” sono rimasti invischiati anche Guido Granuzzo, 61 anni, responsabile dell’Ufficio Viabilità e Ambiente del Comune di Abano (finì ai domiciliari) e Luciano Di Caro, 55 anni, ingegnere della Pistorello (venne colpito dalla misura dell’obbligo di dimora a Padova). Fino ad ora Luca Claudio ha sempre preferito il silenzio alle parole, anche su consiglio dei suoi difensori. Questi ultimi hanno presentato una memoria solo all’interrogatorio di garanzia in esito alla esecuzione della prima ordinanza, ovviamente concordata e firmata da Claudio che ha ammesso di aver incassato tre tangenti. Quel memoriale conteneva poi un passaggio che ha confermato la bontà delle indagini condotte dal pm Federica Baccaglini e dal colonnello Luca Lettere della Gdf: «La società Rls fa capo a me e non ha mai svolto nulla di reale per giustificare le emissioni di fatture, ha solo incassato».
26 novembre 2016