Il fattore «D» crea valore

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Il fattore «D» crea valore

Messaggioda lidia.pege » mar ott 11, 2016 1:39 pm

Il fattore «D» crea valore
Empatia e visione per le donne leader
Il dibattito organizzato da Corriere Imprese Nordest e Corriere del Veneto all’Orto Botanico. Balloi: «Siamo portate per natura a essere umili. E’ arrivato il momento di essere ambiziose»

PADOVA Ascolto, empatia, visione d’insieme, leadership e non autoritarismo, vocazione al lavoro di squadra. Ecco il «Fattore D», quel «valore in più» delle donne nelle imprese e nelle organizzazioni, indagato ieri nell’evento organizzato da Corriere Imprese Nordest e Corriere del Veneto all’Orto Botanico di Padova. Un dialogo tra donne e uomini in cerca di un percorso comune, da condividere e sostenere. Per un mondo nuovo, in cui se una vicedirettrice donna come Barbara Stefanelli del Corriere della Sera, ha l’ufficio accanto a un vicedirettore uomo, non venga sistematicamente scambiata per la sua segretaria, o una donna ai vertici dell’Università come Daniela Lucangeli che si trova a un buffet accademico insieme ai colleghi maschi, non sia considerata la cameriera. La visione femminile ha portato tante aziende venete a uscire dalla crisi grazie a intraprendenza e resilienza.

Ma «Fattore D» significa anche studentesse più preparate e motivate nell’Ateneo di Padova che ha visto la prima donna laureata della storia, Lucrezia Cornaro Piscopia nel 1678. Annalisa Oboe, prorettore alle Relazioni culturali, sociali e di genere dell’Università di Padova ha evidenziato la dicotomia tra merito e carriera. Ragazze scolasticamente migliori dei maschi, laureate più in fretta, ma poi bloccate nella carriera. «Nelle posizioni apicali le donne sono una percentuale esigua - ha ribadito - . Per questo l’Università di Padova sta lavorando per modificare i destini professionali non paritari tra uomini e donne». Tra i progetti concreti, il «bilancio di genere» che mira proprio ad azzerare le differenze. E se il «fattore D» porterà le donne «a ereditare la terra», come ha ribadito lunedì sera a Padova Aldo Cazzullo (e come dice il titolo del suo ultimo libro edito da Mondadori), per ora ci stanno ancora provando, lavorando il doppio e il triplo dei colleghi maschi, spesso con risultati migliori ma stipendi peggiori. La «svolta culturale e politica», auspicata da Annalisa Oboe, è quella che porterà alla consapevolezza che «valorizzare e dare spazio alle donne è un vantaggio per tutti».

«Un futuro equo deve avere come obiettivi strategici - ha detto - la diminuzione del divario di genere nella progressione delle carriere e un sostegno reale a genitorialità e lavoro di cura». Niente recinti, basta divisioni e battaglie. Come ha sottolineato il direttore del Corriere del Veneto, Alessandro Russello: «Uomini e donne che dialogano, questa è la chiave del cambiamento. Il ruolo delle donne, straordinario per capacità di idee e visioni strategiche e capacità di vedere oltre, non ha bisogno di steccati». Universalità (le donne si occupano di tutto, non hanno paura di mescolare vita e lavoro), trasformazione, empatia, sono alcune delle parole scelte da testimonial del mondo della cultura, delle aziende e dello sport per definire il famoso fattore «D». Anche ambizione. Che va sdoganata, bisogna avere il coraggio di essere ambiziose, ha ribadito Annalisa Balloi, amministratore delgato Micro4you. «Siamo portate per educazione a essere umili, ma è arrivato il momento di convincersi che possiamo essere ambiziose». Maria Cristina Gribaudi, amministratrice Keyline e presidente dei Musei Civici di Venezia, ma anche mamma con sei figli, ha raggiunto la «parità perfetta» con il marito: da 15 anni si alternano, a turni di 3 anni, alla guida dell’azienda di famiglia. All’inizio è stata dura.

«I dipendenti continuavano a dirmi: l’ho già detto a suo marito». E ha sottolineato: «Le imprese a guida femminile hanno reagito meglio alla crisi e realizzato più fatturato». Il segreto? «Maggiore attenzione alle risorse umane. E sfatiamo il mito della maternità come problema per un’azienda. Il welfare aziendale è uno strumento fortissimo». Non a caso l’azienda della Gribaudi è stata la prima in Italia ad ottenere la certificazione dell’eccellenza lavoro/famiglia. «Gli strumenti per la parità sul lavoro ci sono - ha ripetuto - vanno usati. Subito». Nel dibattito, coordinato da Alessandro Zuin, giornalista del Corriere del Veneto, curatore di Corriere Imprese, l’ad di PittaRosso, Andrea Cipolloni, ha raccontato l’impegno dell’azienda per abbattere gli stereotipi di genere, anche nella comunicazione del prodotto e per creare un ambiente di lavoro dove uomini e donne possano vivere con serenità. «Una differenza positiva il fattore D lo porta anche in politica - ha detto Zuin - . E’ dalle donne sindaco che spesso nascono svolte positive». «Fattore D», come miccia che innesca rivoluzioni. Come quella che Maria Luisa Frisa, direttore del Corso di laurea in Design della moda allo Iuav, ha portato all’interno dell’Università. «Ho avuto un figlio a 17 anni, poi ho vissuto per un periodo in mezzo ai boschi...non mi sarei mai immaginata all’interno di una Università. Invece la sfida è stata creare un luogo in Italia dove si insegnasse a riflettere sulla moda, non solo in rapporto al corpo, ma come osservatorio privilegiato sulla società». Mediazione, accoglienza, altre parole strategiche, che danno alle donne una marcia in più. «Sono le caratteristiche che per secoli le donne hanno esercitato nella vita privata e ora trasferiscono nella professione - fa notare Patrizia Impresa, prefetto di Padova - . Mi chiedono se il doppio, triplo lavoro di funzionaria dello Stato e madre, moglie, mi sia costato sacrifici: ho voluto mettermi in gioco, partecipare a una politica utile al bene comune». Dove ha trovato la forza di gestire un’emergenza come il caso immigrati? «I prefetti non sono eletti dal popolo, quindi non cerco un consenso agevolato, lavoro per il bene comune ».
11 ottobre 2016
Lidia Pege
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