pochi aponensi manifestano contro i profughi
Inviato: dom ott 09, 2016 1:18 pm
Abano dice no: pochi aponensi manifestano contro i profughi in piazza Antenore troiano, fondatore di Padova, scappato dalla guerra (Padova24ore.)
Pochi, appena un centinaio. Non è certo stata quella calata su Padova che alcuni immaginavano la manifestazione promossa dal comitato “Abano dice no” svoltasi in mattinata davanti alla Prefettura. Dietro uno striscione scritto con lo stesso stile calligrafico di quelli realizzati in occasione dei cortei di Forza Nuova si sono schierati qualche dozzina di aponensi. Il tempo di rilasciare un paio di interviste e il drappello, un’oretta dopo la convocazione della manifestazione si è sciolto.
“Dove siete cittadini aponensi? La chiamata di oggi era chiara! La partecipazione minima… che vergogna!”. Scriveva così una aponense sulla pagina facebook del comitato. A ben guardare la vergogna sarebbe stata una manifestazione massiccia dopo che è risultato del tutto evidente ai cittadini in buona fede la matrice elettoralistica della mobilitazione, con dietro agli striscioni ed a favore di telecamera, attivisti politici già schierati tra i fedelissimi del sindaco in carcere Luca Claudio. E certo nessuno dei presenti avrà provato vergogna a manifestare di fronte a quel palazzetto con le finestre alla veneziana che ospita la libreria Feltrinelli. Se avessero alzato lo sguardo costoro, avrebbero visto che lì i padovani affissero una targa, voluta dallo storico Carlo Leoni, che in quel palazzetto collocava la dimora padovana di un esule, perseguitato per motivi politici, Dante Alighieri. Un altro profugo, secondo la tradizione popolare, riposerebbe, almeno idealmente, dentro il sarcofago che si vede sulla destra della foto: si chiamava Antenore, fuggiasco dalla guerra di Troia, compagno d’armi di Enea, capostipite secondo il mito della gens Giulia. Stop immigrazione, prima gli italiani hanno scritto i ragazzotti aponensi. Se lo avessero deciso alla fine del medioevo i padovani, Sant’Antonio, naufrago anche lui nel canale di Sicilia e proveniente dal “finis terrae” di allora, straniero quanto più non si poteva, avrebbe probabilmente reso famosa nel mondo un’altra città. Se conoscessero la storia di Padova coloro che sono stati a manifestare contro i profughi in una piazza intitolata ad un profugo, si renderebbero conto che nessuno dei grandi padovani era nato in questa città: nè Galileo Galilei, nè San Leopoldo Mandic e tantomeno Giotto o Giusto De’ Menabuoi o Donatello che scolpì quel capolavoro che è la statua di Erasmo da Narni detto il Gattamelata. Insomma amici aponensi Pietro d’Abano forse si vergognerebbe di voi, lui che visse tra Parigi e Costantinopoli prima di insegnare nell’allora giovane università di Padova. Certo il fatto che foste solo appena un centinaio, può aiutare Abano a guardare in maniera diversa al proprio futuro.
8 ottobre 2016
Pochi, appena un centinaio. Non è certo stata quella calata su Padova che alcuni immaginavano la manifestazione promossa dal comitato “Abano dice no” svoltasi in mattinata davanti alla Prefettura. Dietro uno striscione scritto con lo stesso stile calligrafico di quelli realizzati in occasione dei cortei di Forza Nuova si sono schierati qualche dozzina di aponensi. Il tempo di rilasciare un paio di interviste e il drappello, un’oretta dopo la convocazione della manifestazione si è sciolto.
“Dove siete cittadini aponensi? La chiamata di oggi era chiara! La partecipazione minima… che vergogna!”. Scriveva così una aponense sulla pagina facebook del comitato. A ben guardare la vergogna sarebbe stata una manifestazione massiccia dopo che è risultato del tutto evidente ai cittadini in buona fede la matrice elettoralistica della mobilitazione, con dietro agli striscioni ed a favore di telecamera, attivisti politici già schierati tra i fedelissimi del sindaco in carcere Luca Claudio. E certo nessuno dei presenti avrà provato vergogna a manifestare di fronte a quel palazzetto con le finestre alla veneziana che ospita la libreria Feltrinelli. Se avessero alzato lo sguardo costoro, avrebbero visto che lì i padovani affissero una targa, voluta dallo storico Carlo Leoni, che in quel palazzetto collocava la dimora padovana di un esule, perseguitato per motivi politici, Dante Alighieri. Un altro profugo, secondo la tradizione popolare, riposerebbe, almeno idealmente, dentro il sarcofago che si vede sulla destra della foto: si chiamava Antenore, fuggiasco dalla guerra di Troia, compagno d’armi di Enea, capostipite secondo il mito della gens Giulia. Stop immigrazione, prima gli italiani hanno scritto i ragazzotti aponensi. Se lo avessero deciso alla fine del medioevo i padovani, Sant’Antonio, naufrago anche lui nel canale di Sicilia e proveniente dal “finis terrae” di allora, straniero quanto più non si poteva, avrebbe probabilmente reso famosa nel mondo un’altra città. Se conoscessero la storia di Padova coloro che sono stati a manifestare contro i profughi in una piazza intitolata ad un profugo, si renderebbero conto che nessuno dei grandi padovani era nato in questa città: nè Galileo Galilei, nè San Leopoldo Mandic e tantomeno Giotto o Giusto De’ Menabuoi o Donatello che scolpì quel capolavoro che è la statua di Erasmo da Narni detto il Gattamelata. Insomma amici aponensi Pietro d’Abano forse si vergognerebbe di voi, lui che visse tra Parigi e Costantinopoli prima di insegnare nell’allora giovane università di Padova. Certo il fatto che foste solo appena un centinaio, può aiutare Abano a guardare in maniera diversa al proprio futuro.
8 ottobre 2016