Profughi, ci saranno altre caserme
Inviato: gio set 15, 2016 6:49 pm
Profughi, ci saranno altre caserme
Morcone: «Colpa del no dei sindaci»
Il Viminale dopo Abano: «Cerchiamo nuove soluzioni». Zaia: «È battaglia». E l’Anci: «Stop emergenza»
VENEZIA «Sindaci di paesi che contano duemila anime come Bagnoli di Sopra nel Padovano non possono portare da soli il peso di 800 persone da gestire. Se l’appello alla coscienza degli altri sindaci cade nel vuoto, il ministero troverà soluzioni alternative. E le stiamo già cercando, sulla scorta di quella di Abano Terme per decomprimere la situazione di Bagnoli. Lo stesso modello sarà applicato anche a Cona, altro centro in sofferenza». Nel giorno dell’ira del presidente del Veneto Luca Zaia che parla di «scelta premeditata per colpire il turismo, cuore dell’economia veneta», Mario Morcone, capo del dipartimento per l’Immigrazione del Viminale commenta così la notizia della destinazione dell’ex base Nato «Primo Roc» di Giarre, nel comune di Abano Terme, ad alloggio per almeno duecento profughi. Un commento che arriva poche settimane dopo l’indiscrezione su di un piano del Viminale per l’apertura di undici caserme in Veneto, che a suo tempo però era stata seccamente smentita proprio da Morcone.
Oggi, però, prevale l’urgenza di dare risposte a Bagnoli, una dei quattro grandi centri di accoglienza per profughi in Veneto, e quindi si fa marcia indietro. «Non si tratta esattamente di una caserma – specifica Morcone – bensì di appartamenti inizialmente destinati alle famiglie dei militari». Come a dire che le «soluzioni alternative » imboccano la strada di sistemazioni dignitose, lontane dalle concentrazioni difficilmente gestibili come gli 800 all’ex base di San Siro. Morcone lascia intendere che, se la formalizzazione spetta al prefetto di Padova, i migranti accolti ad Abano arriveranno proprio da Bagnoli, quello che lo stesso capo dipartimento definisce un «caso limite, insieme a Cona». La parola chiave è «decompressione» e allentare la tensione implica trasferimenti di richiedenti asilo soprattutto da questi due siti. Nei giorni scorsi erano circolate anche le voci dell’apertura di una caserma nel Polesine (smentita dal prefetto del capoluogo) e di una tendopoli a Resana, nel Trevigiano (anche in questo caso nulla di fatto). «La scelta di Abano non è casuale - attacca però Zaia - ma premeditata contro il Veneto, che va a colpire al cuore l’economia turistica, non solo termale, ma regionale». Morcone ribatte «capisco che Zaia debba fare la sua parte politica ma qui stiamo parlando di persone. E io mi occupo dei diritti di queste persone». Il governatore tuona contro chi mette a rischio l’economia turistica: «Abano sarebbe ancor più grave di Eraclea vista la stagionalità lunga e il danno d’immagine all’estero». I toni, inevitabilmente, si infiammano e Zaia ribadisce: «Contro le imposizioni dall’alto, calate senza rispetto sulla gente non è più solo protesta: è battaglia». Al governatore che ricorda i danni al turismo a Eraclea fanno eco Manuela Lanzarin, assessore regionale ai Flussi migratori «è ora che il Governo inizi ad ascoltare anche le Regioni» e il capogruppo della Lega Nord Nicola Finco «Lega in prima linea contro l’ennesima decisione vergognosa da parte di una Prefettura che sfrutta i comuni commissariati imponendo la presenza dei migranti».
Mentre imperversano le polemiche, i sindaci non ci stanno a fare i convitati di pietra «abbiamo riscontrato da parte di Anci nazionale la disponibilità di aperture fondamentali rispetto ad alcuni punti come la possibilità da parte dei Comuni di assumere personale dedicato – spiega Maria Rosa Pavanello, presidente di Anci Veneto - Il nostro obiettivo è di uscire da una gestione emergenziale dell’accoglienza». Tradotto per punti, i sindaci veneti si dichiarano disponibili ma solo a condizioni precise e tempi certi come quelli per il riconoscimento dello status di profugo o meno. I primi cittadini chiedono garanzie sulla percentuale di blocco per l’accoglienza, che comprenda la quota di immigrati già presente nel territorio comunale e, appunto, la facoltà di assumere a tempo determinato personale dedicato ma anche l’impiego in attività socialmente dei migranti.
15 settembre 2016 corriere padova
Morcone: «Colpa del no dei sindaci»
Il Viminale dopo Abano: «Cerchiamo nuove soluzioni». Zaia: «È battaglia». E l’Anci: «Stop emergenza»
VENEZIA «Sindaci di paesi che contano duemila anime come Bagnoli di Sopra nel Padovano non possono portare da soli il peso di 800 persone da gestire. Se l’appello alla coscienza degli altri sindaci cade nel vuoto, il ministero troverà soluzioni alternative. E le stiamo già cercando, sulla scorta di quella di Abano Terme per decomprimere la situazione di Bagnoli. Lo stesso modello sarà applicato anche a Cona, altro centro in sofferenza». Nel giorno dell’ira del presidente del Veneto Luca Zaia che parla di «scelta premeditata per colpire il turismo, cuore dell’economia veneta», Mario Morcone, capo del dipartimento per l’Immigrazione del Viminale commenta così la notizia della destinazione dell’ex base Nato «Primo Roc» di Giarre, nel comune di Abano Terme, ad alloggio per almeno duecento profughi. Un commento che arriva poche settimane dopo l’indiscrezione su di un piano del Viminale per l’apertura di undici caserme in Veneto, che a suo tempo però era stata seccamente smentita proprio da Morcone.
Oggi, però, prevale l’urgenza di dare risposte a Bagnoli, una dei quattro grandi centri di accoglienza per profughi in Veneto, e quindi si fa marcia indietro. «Non si tratta esattamente di una caserma – specifica Morcone – bensì di appartamenti inizialmente destinati alle famiglie dei militari». Come a dire che le «soluzioni alternative » imboccano la strada di sistemazioni dignitose, lontane dalle concentrazioni difficilmente gestibili come gli 800 all’ex base di San Siro. Morcone lascia intendere che, se la formalizzazione spetta al prefetto di Padova, i migranti accolti ad Abano arriveranno proprio da Bagnoli, quello che lo stesso capo dipartimento definisce un «caso limite, insieme a Cona». La parola chiave è «decompressione» e allentare la tensione implica trasferimenti di richiedenti asilo soprattutto da questi due siti. Nei giorni scorsi erano circolate anche le voci dell’apertura di una caserma nel Polesine (smentita dal prefetto del capoluogo) e di una tendopoli a Resana, nel Trevigiano (anche in questo caso nulla di fatto). «La scelta di Abano non è casuale - attacca però Zaia - ma premeditata contro il Veneto, che va a colpire al cuore l’economia turistica, non solo termale, ma regionale». Morcone ribatte «capisco che Zaia debba fare la sua parte politica ma qui stiamo parlando di persone. E io mi occupo dei diritti di queste persone». Il governatore tuona contro chi mette a rischio l’economia turistica: «Abano sarebbe ancor più grave di Eraclea vista la stagionalità lunga e il danno d’immagine all’estero». I toni, inevitabilmente, si infiammano e Zaia ribadisce: «Contro le imposizioni dall’alto, calate senza rispetto sulla gente non è più solo protesta: è battaglia». Al governatore che ricorda i danni al turismo a Eraclea fanno eco Manuela Lanzarin, assessore regionale ai Flussi migratori «è ora che il Governo inizi ad ascoltare anche le Regioni» e il capogruppo della Lega Nord Nicola Finco «Lega in prima linea contro l’ennesima decisione vergognosa da parte di una Prefettura che sfrutta i comuni commissariati imponendo la presenza dei migranti».
Mentre imperversano le polemiche, i sindaci non ci stanno a fare i convitati di pietra «abbiamo riscontrato da parte di Anci nazionale la disponibilità di aperture fondamentali rispetto ad alcuni punti come la possibilità da parte dei Comuni di assumere personale dedicato – spiega Maria Rosa Pavanello, presidente di Anci Veneto - Il nostro obiettivo è di uscire da una gestione emergenziale dell’accoglienza». Tradotto per punti, i sindaci veneti si dichiarano disponibili ma solo a condizioni precise e tempi certi come quelli per il riconoscimento dello status di profugo o meno. I primi cittadini chiedono garanzie sulla percentuale di blocco per l’accoglienza, che comprenda la quota di immigrati già presente nel territorio comunale e, appunto, la facoltà di assumere a tempo determinato personale dedicato ma anche l’impiego in attività socialmente dei migranti.
15 settembre 2016 corriere padova