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Profughi alle Terme, scoppia la rivolta

MessaggioInviato: mer set 14, 2016 8:46 pm
da lidia.pege
Profughi alle Terme, scoppia la rivolta (Il Gazzettino)

Boaretto, Federalberghi: «Ci opponiamo al piano. Incontro urgente con Aversa» Ruggiero, Confindustria : «Ipotesi e metodo inaccettabili per il Bacino Euganeo

(Alessandro Mantovani)
Rabbia sui social e un coro unanime di «no!» che si alza dalle forze politiche e dalle categorie economiche all’ipotesi, ciclica, che l’ex base militare del I Roc a Giarre diventi un centro di accoglienza. Profughi incompatibili con la vocazione turistica del territorio il giudizio corale che sale dalle terme e che cittadini, esponenti politici e delle categorie economiche sperano venga ascoltato laddove si decide come organizzare gli arrivi. Non c’è nulla di già deciso riguardo al I Roc nuovo centro di accoglienza, precisa la Prefettura, ma il sito è effettivamente oggetto di una nuova valutazione. Ieri, già di prima mattina, cittadini in ansia hanno cominciato a guardare, attraverso il cancello, se si vedevano segni di lavori per predisporre l’ex base logistica a ospitare decine di richiedenti asilo. Su Facebook poi, numerosi commenti. Tante le accuse al commissario straordinario e alto funzionario prefettizio Pasquale Aversa, ritenuto, almeno in parte, l’artefice di questo piano di accoglienza. E nel no compatto del web, divisione tra chi lancia l’accusa di aver creato le premesse degli arrivi «tramando» per la caduta dell’ex sindaco Claudio, e chi considera il suo essersi candidato da indagato una scelta irresponsabile che ha originato il vuoto politico. «Abbiamo richiesto un appuntamento urgente al commissario Aversa per esprimere, ancora una volta e sempre con maggior determinazione, tutta la nostra contrarietà nel portare avanti un’iniziativa di questo tipo. Iniziativa illogica rispetto a una destinazione turistica. Non possiamo permettere che si verifichi una situazione di questo tipo e ci opporremmo con tutte le nostre forze», ha affermato il presidente di Federalberghi Emanuele Boaretto. Dello stesso avviso Riccardo Ruggiero, presidente Terme e Turismo Confindustria: «Ipotesi e metodo inaccettabili per il Bacino Euganeo. Governo e Prefetture guardano con l’occhio dell’emergenza alla disponibilità immediata di spazi. L’altro occhio, che dovrebbe invece guardare al contesto di queste decisioni e al coinvolgimento del territorio, lo si continua a tenere chiuso». Il I Roc è praticamente equidistante dal centro di Abano e Montegrotto, circa 4 km. «Scelte di questo tipo mettono a rischio una economia che dà lavoro a 10mila persone – dice il presidente Ascom Patrizio Bertin – l’impressione è che al Viminale prendano le decisioni senza calcolare i danni collaterali». Il no all’ancora ipotetico hub a Giarre accomuna tutte le forze politiche. «È molto grave che venga presa in considerazione anche la semplice ipotesi. Un centro di accoglienza, con un grande numero di stranieri, è incompatibile con il nostro territorio. Siamo assolutamente contrari», dice Francesco Pozza (Pd). «La Lega Nord – recita una nota della sezione aponense – si oppone a questa finta accoglienza che favorisce solo il business di pochi. Aversa ha bloccato l’acquisizione al Comune del I Roc. Pensa che il bene del territorio si faccia con una scelta che porterebbe solo degrado e ulteriori difficoltà ad un comune turistico». «Per salvaguardare la vocazione turistica – ha detto Massimo Zambolin (M5S) – chiediamo sia applicata l’intesa Governo e Comuni per una distribuzione equilibrata degli stranieri. Chiediamo il raddoppio delle commissioni e che vengano rimpatriati tutti coloro che non sono profughi». «L’arrivo di profughi per una località turistica come Abano è una tragedia nella tragedia – afferma Davide Faggion (Fi) – Abano sarebbe messa in ginocchio ed è inaccettabile. Combatterà per ostacolare questa decisione».

Bagnoli a quota 800 è al limite Giarre può garantirne altri 200
Posti esauriti nelle strutture. Superata la quota di 2.200

(Mauro Giacon)
«C’è un concreto interessamento da parte della Prefettura al sito di Abano come luogo di accoglienza». Così il viceprefetto Alessandro Sallusto sull’ipotesi dell’apertura nell’ex base dell’Aeronautica del I. Roc di Abano come hub per i rifugiati. Ma subito dopo precisa. «Però siamo ancora nella fase della valutazione dell’opportunità o meno. Abbiamo solamente fatto un sopralluogo». Dunque non si sa se i locali saranno risistemati, oppure si pianteranno le tende o si porteranno i contanier. Perché l’impressione generale, malgrado le cautele, è che la decisione sia stata presa, soprattutto grazie al fatto che dopo la chiusura della ex Prandina in corso Milano l’hub di riferimento è rimasto solo la vecchia base di Bagnoli, dove oggi sono “stipati” oltre 800 profughi quando invece la capienza sarebbe di 500.
Ad Abano in questo momento non ci sono sindaci che possano fare opposizione, perché esiste un commissario prefettizio. È il dottor Pasquale Aversa viceprefetto vicario, non coinvolto nella scelta del sito. Che, essendo demaniale, è nella completa disponibilità del Prefetto. Non solo: anche il coinvolgimento di Ecofficina, ora Edeco Servizi, nella gestione non è confermato, anzi. «Si farà un bando» annota Sallusto. Quindi nessuna riunione a breve con i titolari. «Piuttosto ci troviamo a fronteggiare una nuova emergenza – continua il viceprefetto – per tutto il mese di agosto gli sbarchi sono stati relativi, invece dal 28 in poi sono arrivate 20mila persone. Stiamo dunque gestendo un picco di arrivi, circa una ventina al giorno. Ma nei prossimi giorni ne sono attesi quaranta. Dunque è obbligatorio per noi cercare delle locazioni. Lo stiamo facendo con l’accoglienza diffusa, come dimostrano i 38 a S. Pietro in Gù ma anche cercando siti più grandi. Pure a Milano si parla di ex caserme». Ad Abano possono essere accolte fino a 200 persone. Un aiuto fondamentale per la Prefettura «dal momento che stiamo gestendo oltre 2.220 rifugiati».
Una cifra che ridicolizza i vari tetti fissati e poi superati dai fatti, dal Ministero. Una situazione che registra un crescendo costante da un anno e mezzo. Di migranti ne sono arrivati oltre cinquemila ma uno su due si è dato alla macchia appena sceso dal pullman. Destinazione Germania o nord Europa.
L’ultimo bando per l’accoglienza dedicato ad associazioni, cooperative ed enti in grado di gestirla, è stato aggiudicato appena ad aprile. Ma gli operatori, su 1700 posti a disposizione più altri 500 nei due hub (allora c’era anche la Prandina oggi c’è solo Bagnoli) erano riusciti a garantire solo 1533 posti.
È per questo che sono occupati vecchi alberghi, ostelli, condomini un po’ isolati, ex istituti religiosi, e anche case private. Sono ormai un centinaio gli hub diffusi, ovvero gli edifici che diventano centri di accoglienza nel territorio soprattutto nella bassa padovana e nella zona dei colli. Perché i padovani hanno cominciato a fiutare l’affare. Chi ha una casa chiusa sulla quale paga solo le tasse può arrivare a prendere 600 euro al mese ospitando 6 migranti, che sono raddoppiabili a 1200 se la casa o l’appartamento ha due bagni.

Progetti anche a Santa Chiara e il sindaco va dal prefetto
L’ex casa religiosa di Mezzavia

Una mattinata intera di colloquio fra il prefetto, Patrizia Impresa ed il sindaco Riccardo Mortandello. Ma alla fine nulla è trapelato riguardo alla possibilità dell’invio di una ventina di migranti nella ex casa religiosa di “Santa Chiara” a Mezzavia. La struttura, secondo indiscrezioni trapelate, sarebbe oggetto di interesse di una cooperativa, pronta ad organizzare l’operazione di accoglienza. Il sindaco ha voluto vederci chiaro e questo è stato il motivo della visita in Prefettura. La scelta di Mezzavia verrebbe comunque a cadere se dovesse andare in porta la scelta di collocare i migranti nell’ex polo militare del 1° Roc. Né l’una né l’altra delle opzioni valutate dal Prefetto, ovviamente è salutata di buon occhio dalle forze produttive locali. Dopo gli strali dell’Ascom nei confronti di decisioni che comprometterebbero in modo irreparabile l’economia delle Terme, anche il presidente di Federalberghi, Emanuele Boaretto, ha pronunciato parole di fuoco nei confronti delle politica di accoglienza capaci di pregiudicare gli sforzi di tanti imprenditori e lavoratori del settore. Se l’arrivo dei profughi a Mezzavia fosse davvero una realtà, il sindaco Riccardo Mortandello, preferirebbe poterlo governare in modo diretto, anziché subirne le conseguenze.
«Magari – ha aggiunto il primo cittadino – aderendo ad un progetto Sprar che ci dia la possibilità di governare direttamente l’impatto con tutte le forze economiche e sociali del territorio».
Neppure un popolamento di migranti nella struttura del 1° Roc tuttavia, rende allegro il primo cittadino. «Se arriveranno lì – ha aggiunto – la colpa è dell’ex sindaco Luca Claudio – che poteva trasformarlo in una caserma delle forze dell’ordine, dandogli una destinazione specifica».
14 settembre 2016