I Comuni e la lotta all’evasione fiscale

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I Comuni e la lotta all’evasione fiscale

Messaggioda lidia.pege » lun set 12, 2016 4:46 pm

I Comuni e la lotta all’evasione fiscale
«La Sicilia fa meglio del Veneto»
Potrebbero incassare il 100% del recuperato, ma le segnalazioni latitano

VENEZIA La lotta all’evasione fiscale non sta in cima ai pensieri dei sindaci veneti. Che per carità, di grattacapi ne hanno già a bizzeffe, che governino le grandi città oppure i piccoli paesi, e però su questo fronte potrebbero pure pretendere un po’ più d’impegno dai loro uffici, se non altro perché c’è di che guadagnarci. Il Fisco, infatti, dal 2009 riconosce ai Comuni che contribuiscono a smascherare i furbetti delle tasse grazie all’incrocio delle loro banche dati, all’attività «d’intelligence» degli amministratori e dei dipendenti, alle segnalazioni dei cittadini, una compartecipazione sul recuperato, fissata inizialmente al 30% e poi via via alzata negli anni al 33%, al 50% dal 2012 addirittura al 100%. Insomma, oggi l’intero tesoretto illegalmente nascosto in cantina, in soffitta o in un conto in Svizzera che il sindaco riesce a scoprire nell’ambito del commercio o delle professioni, dell’urbanistica e dell’edilizia, attraverso una residenza fittizia all’estero o la disponibilità di beni non congrui ai redditi dichiarati, può essere messo all’incasso del municipio e speso per il bene della comunità. Si dirà: con la penuria di soldi che lamentano i primi cittadini, vittime dei tagli dello Stato, ci sarà la caccia all’evasore. Macché.

Stando alla ricerca pubblicata dalla Cgia di Mestre, che ha investigato i dati della Corte dei conti, negli ultimi tre anni gli accertamenti realizzati dall’Agenzia delle Entrate su input dei Comuni sono progressivamente scesi in Veneto da 184 a 136 a 102. E volendo prendere in considerazione solo quest’ultimo consuntivo si nota come sia ben al di sotto non soltanto di quello delle vicine Lombardia ed Emilia Romagna (che con 345 e 341 accertamenti assicurano oltre i dell’intero incasso recuperato dai Comuni) ma anche della Calabria e della Sicilia (353 e 220 accertamenti) che i nostri amministratori amano tirare in ballo ogniqualvolta s’innesca la (triste) gara tra Nord e Sud a chi evade di più. Risultato: se i Comuni della Lombardia e dell’Emilia Romagna hanno potuto contare rispettivamente su 8,6 milioni e 5,9 milioni (attenzione, il dato è complessivo dunque un singolo municipio, scoprendo una grande evasione, avrebbe ben potuto introitare da solo qualche milioncino) quelli del Veneto non sono andati oltre 1,1 milioni. E i nostri capoluoghi di provincia, che per numero di uffici, personale, professionalità si può supporre essere meglio attrezzati per la caccia all’uomo «in nero», arrancano ai piani bassi della classifica dell’impegno: Venezia è diciannovesima, Padova ventiduesima, Vicenza venticinquesima, Verona trentesima. Belluno, Rovigo e Treviso chiudono addirittura la classifica nazionale, con un discutibile zero-virgola- zero. «Va detto che solo il 7% dei Comuni italiani si è attivato nella lotta all’evasione fiscale - spiega Paolo Zabeo, coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia -.

Su poco più di 8.000 Comuni presenti in Italia, infatti, solo 550 hanno dato origine ad un’azione collaborativa con l’Amministrazione finanziaria e il numero degli accertamenti sui tributi erariali come Irpef, Irap e Iva, è in costante calo dal 2012. Aumentano le somme recuperate agli evasori, è vero, ma solo perché è stata incrementata l’aliquota riconosciuta ai Comuni». Aggiunge il segretario della Cgia, Renato Mason: «Ci sono ancora moltissime persone completamente sconosciute al Fisco che continuano a nascondere quote importanti di valore aggiunto. Non dimentichiamo, poi, il mancato gettito imputabile alle manovre elusive delle grandi imprese e alla fuga di alcuni grandi istituti bancari e assicurativi che hanno spostato le sedi fiscali nei Paesi con una marcata fiscalità di vantaggio per pagare meno tasse». E i Comuni, come rispondono? La presidente di Anci Veneto Maria Rosa Pavanello assicura che «ci sono diversi progetti sulla legalità e diverse convenzioni già sottoscritte con l’Agenzia delle Entrate e la Guardia di finanza» e però «dobbiamo stare attenti a non confondere i principali compiti delle amministrazioni, che ovviamente devono collaborare, ma non si possono sostituire alle autorità che sono primariamente preposte a questa attività». In sintesi: «I Comuni non possono sempre essere considerati come la mano lunga dello Stato». E Alessandra Gazzola, assessore al Bilancio dell’ultima classificata Treviso, spiega: «Abbiamo riscontrato delle difficoltà operative, soprattutto nell’individuazione delle informazioni utili e della loro comunicazione all’Agenzia delle Entrate. In primavera abbiamo fatto alcuni incontri operativi per concordare una procedura standardizzata ed informatizzata di cui spero già entro quest’anno si potranno vedere i risultati».
12 settembre 2016 Corriere di Padova
Lidia Pege
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