«Sistema di mazzette pilotato da Claudio» (Il Mattino)
Secondo i giudici del Riesame gli imprenditori dovevano pagare se volevano lavorare e ottenere appalti ad Abano
truffa estorsione tanti euro soldi soldi in mano usura
(Carlo Bellotto)
«Un sistema tangentizio di natura concussiva, nel quale l’assegnazione degli appalti avveniva secondo le esclusive indicazioni del sindaco». È un passaggio chiave dell’ordinanza del Tribunale del Riesame, stilata l’8 luglio scorso dove i giudici lagunari decidono di liberare l’imprenditore Saverio Guerrato e di rigettare la richiesta di Massimo Trevisan. «È emersa» scrive il giudice «l’instaurazione di una vera e propria prassi consolidata che vedeva il sindaco Luca Claudio fornire al suo ufficio tecnico, i nominativi delle imprese dal medesimo “selezionati” indicando quelle a cui dovevano assegnare i lavori indetti dai bandi di gara, a volte creati ad hoc, come confermato dal dirigente comunale Patrizio Greggio interrogato tre volte». In questa ordinanza inoltre viene riportato un altro passaggio fondamentale: «Per alcuni appalti è stato accertato che il sindaco Claudio abbia percepito indebite utilità attraverso un sofisticato sistema contabile, obbligando le ditte contraenti a stipulare fittizi contratti di consulenza – riferiti a non meglio precisate prestazioni professionali di “servizi commerciali e consulenza tecnica” con la Rls srl, società formalmente riconducibile a Massimo Trevisan, ma direttamente controllata e gestita da Luca Claudio. Una macchinosa organizzazione che è stata dettagliatamente descritta dai dirigenti delle società Aesys, in merito ad un appalto da 270 mila euro per i pannelli luminosi ad Abano». Nella decisione del Riesame poi si passa ad analizzare il maxi appalto che vede unite in Ati la Guerrato spa e la Marco Polo spa per la riqualificazione dell’illuminazione pubblica (importo di spesa superiore ai 15 milioni di euro). «Entrambe le ditte pagano fatture emesse dalla Rls a fronte di “assistenza tecnica e finanziaria”, la Guerrato paga 145 mila euro (…). Alberto Mulè della Marco Polo ha riferito che Luca Claudio aveva messo in chiaro che per la sua veste di sindaco non poteva essere pagato direttamente per una collaborazione in ragione delle buone conoscenze da lui vantate nelle provincie di Padova, Vicenza e Venezia. Claudio aveva indicato la Rls per il pagamento della “consulenza” che è consistita in 36 rate mensili da 2.500 euro a titolo di rimborso spese. Il tutto senza aver mai avuto nessuna segnalazione concreta di opportunità lavorative». I giudici poi danno atto «di una doglianza della difesa di Guerrato (l’avvocato Fabio Pinelli, ndr) che coglie nel segno. «Deduce la difesa come la vicenda vada ricondotta nella cornice probatoria che ha visto Claudio rendersi promotore di un sistematico e generalizzato sistema concussivo che ha riguardato tutti gli appalti e gli affidamenti, assegnato in tutti i Comuni dallo stesso rappresentati».
mattino
6 agosto 2016