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La Finanza convoca i “clienti” dei sindaci

MessaggioInviato: mer lug 27, 2016 1:15 pm
da lidia.pege
La Finanza convoca i “clienti” dei sindaci

Inutile silenzio di Guerrato, l’irriducibile
È l’unico che non ha mai parlato, ora è libero. Possibile un nuovo interrogatorio per l’imprenditore
(Enrico Ferro)
È stato un po’ di giorni agli arresti domiciliari, poi è tornato libero. E senza dire una parola. L’imprenditore Saverio Guerrato, 53 anni, rodigino, non ha mai aperto bocca davanti ai militari della Guardia di finanza che stanno indagando sul sistema di tangenti ad Abano e Montegrotto. Non ha rivelato nulla nonostante, secondo l’accusa, abbia pagato mazzette per 120 mila euro all’ex sindaco Luca Claudio. Ora però c’è un piccolo problema, perché i suoi silenzi sono stati colmati dalla memoria difensiva di Claudio. In quelle sei pagine lui stesso ammette di aver ricevuto la tangente da Guerrato. Della serie: “Era lui che mi pagava, io ho solo incassato”. Insomma, alla luce dei fatti si profila la necessità di un nuovo interrogatorio per l’imprenditore di Rovigo. Saverio Guerrato è difeso dall’avvocato Fabio Pinelli. Il suo legale l’ha fatto avvalere della facoltà di non rispondere e nonostante questo ha ottenuto la sua liberazione dal tribunale del Riesame veneziano. È indagato (con lui anche il padre Luciano) per la tangente da 120 mila euro pagata per ottenere l’appalto milionario dell’illuminazione pubblica a Montegrotto. Il gip scrive nell’ordinanza: «Per anni ha versato somme a Luca Claudio, camuffandole con fatture per consulenze inesistenti… Non una parola è stata spesa dalla società Guerrato per rendere conto e ragione di quei versamenti. Saverio Guerrato ha preferito negare l’evidenza, pur di mantenere il sistema corruttivo che gli è valso l’affidamento di un appalto da 10 milioni di euro». L’appalto, in realtà, era di 10 milioni di euro in 10 anni prorogabile di altri 5, per un totale di 15 anni. E aveva per oggetto la riqualificazione energetica degli edifici comunali e dell’impianto di illuminazione a Montegrotto. Saverio Guerrato è figlio del commendator Luciano, colui che creò il colosso di famiglia ma che pure ebbe qualche guaio con la giustizia nel lontano 1993 nell’ambito di una delle tante inchieste di “Mani Pulite”. Finì in carcere nel caso dell’appalto del nuovo ospedale di Castelmassa che coinvolse l’allora assessore regionale alla Sanità Luigi Covolo, socialista, e il segretario del Pds polesano Gianni Magnan. Saverio ha sviluppato l’attività creata dal padre in più settori. Di recente la Guerrato ha ceduto al fondo inglese Equitix il 54% di Asolo Hospital Service, società che ha ampliato gli ospedali di Castelfranco e Montebelluna. Guerrato era rimasto invischiato anche nell’inchiesta del Mose, condotta sempre dalla Guardia di finanza. Era però riuscito a cavarsela sempre grazie ai suoi silenzi. Stavolta però pare sia stato colto in contropiede dalla mossa di Claudio, che ha ammesso candidamente di aver accettato quei soldi dalla sua azienda. Non è escluso che anche lui, come già annunciato in passato dal suo difensore Pinelli, scelga di depositare una memoria difensiva.

I Claudio-boys a pezzi: «Ci sentiamo traditi»
Ex assessori e consiglieri si scusano con i cittadini: «Noi però non sapevamo nulla»
(Federico Franchin)
C’è forte delusione nel gruppo che ha appoggiato Luca Claudio e Massimo Bordin nelle avventure politiche degli ultimi 15 anni. Le ammissioni di colpevolezza dei due ex sindaci sono un colpo al cuore per molti. «Sono molto amareggiata», ammette l’ex assessore al Sociale di Abano Ritva Irmeli Pitkanen Espro. «Il fatto che Claudio abbia confessato non fa che confermare i sospetti che purtroppo nelle ultime settimane tutti avevamo. Sono arrabbiata, perché avevo chiesto a Luca sia nel 2011 che alle ultime elezioni se aveva nascosto qualcosa. Ha sempre negato, ma evidentemente non è stato sincero. Abbiamo tutti subìto un danno. Io personalmente posso andare in giro a testa alta, perché la coscienza ce l’ho a posto, ma è dovuto in questo momento chiedere scusa ai nostri elettori». È sintetico il commento dell’ex consigliere comunale di Abano Mauro Barolo: «Sono molto dispiaciuto», dice. «Non me l’aspettavo». Angelo Montrone, ex assessore allo Sport di Abano, taglia corto: «Ormai sono affari loro. Per me il capitolo politico è chiuso. Ho detto quello che dovevo e fatto fin troppo». Giovanni Madonna, che alle ultime amministrative era destinato a subentrare al posto dei dimissionari Pitkanen e Montrone, cede alla tristezza: «Come nuovo arrivato non potevo conoscere questa situazione. Mi ero candidato sui princìpi di trasparenza e onestà per il bene della città. Princìpi che purtroppo non sono stati rispettati da qualcuno. Sono molto amareggiato. Credevo nel programma e nelle capacità amministrative di Luca Claudio. Mi sento di chiedere scusa ai miei elettori, anche perché tutto quanto sta emergendo non è dipeso da me». A Montegrotto l’ex consigliere comunale Piero Boaretto è in preda allo sconforto: «Per come conoscevo Luca Claudio e Massimo Bordin avrei messo la mano sul fuoco sulla loro onestà. Invece ora c’è un’atroce delusione, tanto che oggi sono sui campi a scaricare la rabbia. Sono deluso, perché Luca per me era come un figlio. Evidentemente entrambi hanno predicato bene e razzolato male. Ho dato l’anima per il gruppo, ma io non ho nulla da nascondere. Luca Claudio e Massimo Bordin hanno tradito, se confermate queste cose, la nostra fiducia».

Ascierto, “padrino” deluso «Ma siamo sempre amici»
L’ex presidente di An lo aveva lanciato in politica come sindaco di Montegrotto
«Ha sempre detto di essere una vittima e io non sono un investigatore»
(Cristiano Cadoni)
«No, non so niente. Ma sono addolorato». Filippo Ascierto nega solo per un secondo. Poi apre il suo cuore ferito. «Con Luca Claudio siamo stati molto amici, ma che ne potevo sapere io…». L’ex maresciallo dei carabinieri, un bel pezzo di vita in An e poi nel Pdl con cui è stato due volte deputato, per Luca Claudio è stato un padrino politico. Ed è ancora un amico. «A prescindere da quello che sta succedendo lo siamo stati fino all’ultimo»
Quindi?
«Mi auguro che si faccia chiarezza su tutto e che si ritorni alla normalità ad Abano».
In Claudio lei aveva visto un uomo di destra vincente.
«Io l’ho conosciuto così. Da presidente di An lo scelsi per fare il sindaco a Montegrotto e lui vinse per pochi voti. Ma poi quello fu un quinquennio eccellente e infatti vinse ancora».
Uomo ambizioso. Voleva fare a tutti i costi il parlamentare e finiste per litigare.
«I nostri rapporti si interruppero. Poi li abbiamo ripresi come due che sono stati amici e che si rincontrano».
Intanto Claudio si era fatto il gruppo dei Pirati d’Italia.
«Mai condiviso quel movimento. Io ero nel Pdl. Però il suo attivismo mi piaceva».
Perfino troppo attivo…
«Non ho mai saputo di attività illegali. E dopo lui mi ha detto che non c’entrava, che era una vittima».
Possibile che ad Abano nessuno bisbigliasse?
«A me nessuno ha detto niente».
E Claudio negava.
«Diceva di avere la coscienza a posto».
E lei da amico…
«Gli amici non fanno gli investigatori. E poi mica doveva rendere conto a me».
Anche perché lei non ha più alcun incarico.
«Da tanto tempo io sono fuori. Però vedo che ancora vi interesso».
Ma sì, perché lei è stato il primo a credere in Claudio.
«Adesso dovete fare ’sto articolo per dire che sono suo amico».
Non è così?
«Sono amico di tante altre persone. E non rinnego mai l’amicizia. Sono sempre un ex carabiniere. Il mio percorso è quello nella legalità. Credo nella giustizia».
Ecco.
«Per cui si faccia luce e buonanotte a tutti».
Sembra molto deluso…
«Se ciò che si evidenzia fosse vero, sono molto più che deluso. Se non è vero…».
Guardi che Claudio ha ammesso le tangenti.
«Se lui ha ammesso – e dico se – sono profondamente deluso, non pensavo una cosa del genere».
A fare il sindaco nella stessa zona per tanti anni… «La legge dice che si può».
Lei diceva che Claudio poteva portare una boccata d’aria nuova.
«Quando tu ritieni che una persona sia valida…».
Oggi invece.
«I fatti emergono in modo diverso e sono deluso, sotto l’aspetto politico. Poi sotto il profilo umano…»
Non si può mai sapere.
«Certo».

L’ex alleato. Il silenzio di Padrin
(cric)
«Troppi commenti»
«Non sto seguendo la vicenda».
Leonardo Padrin, ex capogruppo di Forza Italia in Regione, taglia corto. Appena un anno fa stava per lanciare Claudio nelle liste dei “tosiani” alle Regionali. Oggi non vuole neppure parlarne.
Non ne sa niente?
«No».
Ma ha saputo almeno che è in carcere per tangenti?
«So quello che leggo sui giornali».
Deluso?
«No, non ho commenti da fare».
Ma insomma, lei a suo tempo ci puntava per portare Forza Italia fuori dall’ombra di Berlusconi…
«Insomma, uno che viene eletto tre volte è sicuramente una persona che ha successo».
Poteva essere candidato già l’anno scorso.
«Ma io preferisco non commentare, sono tutte storie che…»
Era praticamente nella vostra lista. Poi lo scandalo.
«Di commenti ce ne sono già tanti, per cui non mi aggiungo alla fila».
Però eravate molto vicini…
«Non intendo commentare».
mattino 27 luglio 2016