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dimissioni?una farsa

MessaggioInviato: sab lug 09, 2016 1:43 pm
da lidia.pege
«Dimissioni? Una farsa» (Il Gazzettino)

L’intera maggioranza mette la firma e se ne va
“Una scelta individuale” Niente scioglimento
Le opposizioni: “Ci hanno impedito di far cadere l’assemblea”
(Alessandro Mantovani)
Si è dimessa l’intera maggioranza ma il consiglio comunale non si scioglie. Ieri mattina, hanno fatto un passo indietro i “pretoriani” del sindaco Luca Claudio superstiti (Massimo Barcaro, Claudio Benatelli, Luca Bordin, Michele Galesso, Massimiliano Girotto, Sabrina Moretto, Ermanno Pegoraro e Martina Pillon) dopo l’addio al parlamentino l’altro ieri dei compagni di coalizione Irmeli Pitkänen Espro e Angelo Montrone. Hanno fatto in modo, però, che alle loro firme non si potessero aggiungere quelle dei consiglieri di minoranza in modo da raggiungere il numero minimo di 9 dimissioni contemporanee di consiglieri che avrebbe comportato lo scioglimento del consiglio ed elezioni certe la prossima primavera. La procedura, «una farsa» per le minoranze, è stata possibile richiamandosi alla norma del Tuel che regola le dimissioni dei singoli, ed evitando, con una richiesta di accesso agli atti e la rinuncia a diventare consigliere di Giovanni Madonna, che i numeri di protocollo delle loro dimissioni fossero consecutivi o che, seguiti da quelli della minoranza, si raggiungessero le 9 dimissioni. «L’obiettivo – ha spiegato Sabrina Moretto – che ci siamo prefissati quando ci siamo ricandidati era quello di continuare un percorso di crescita e sviluppo della nostra città, ma siamo stati costretti a prendere atto che attualmente non ci sono più le condizioni, in virtù degli ultimi eventi imprevisti, per proseguire il nostro lavoro con dedizione e serenità. Ci siamo presentati in consiglio comunale per dare un segnale ai cittadini. Non farlo sarebbe stata una mancanza di rispetto. Abbiamo creduto nella possibilità di una collaborazione tra i consiglieri e il commissario Aversa, che la minoranza ha però rifiutato espressamente. il nostro passo indietro è un atto di responsabilità e non una rinuncia a continuare il nostro impegno per questa splendida città».
Sulle modalità delle dimissioni si è pronunciato Michele Galesso: «Dettagli, possono essere valutate diversamente di concerto tra il Prefetto e il commissario. Quest’ultimo porti avanti l’amministrazione e il prossimo anno si tornerà alle urne». In segno di pacificazione non era possibile arrivare a dimissioni comuni di maggioranza e opposizione? «Nessuno ci ha chiamato con questa proposta – risponde Galesso -, poi io non posso decidere per altri che, pur in questa situazione, accettassero la surroga nella carica di consigliere e se la sentissero di amministrare la città». Di fronte al Municipio, in piazza Caduti, commentavano i fatti appena accaduti i consiglieri delle opposizioni. «Hanno avuto paura a mettere la parola fine a questa situazione – ha detto l’ex candidato sindaco Monica Lazzaretto – hanno pensato facciamo entrare altri otto e vediamo cosa succede. È uno scaricabarile. È una salvaguardia per la loro posizione personale, non per la città che ha bisogno di chiudere questo capitolo e andare avanti. Con otto consiglieri, i più votati, che se ne sono andati io credo che non esista neppure più il consiglio comunale. È da vedere se e come potrà essere convocato visto che prima che possano essere votate le surroghe dovrà avere un numero di legale di consiglieri presenti che non può più avere».
Il parlamentino in teoria dovrebbe riunirsi mercoledì 13 luglio, alle 17, a Villa Bassi. «Anche se non c’è stato lo scioglimento, dal punto di vista politico abbiamo avuto la scomparsa della maggioranza del sindaco Claudio – ha detto l’onorevole Vanessa Camani (Pd) – con la scenetta di questa mattina i consiglieri che si sono dimessi hanno tolto persino la dignità al gesto che intendono forse fare. Hanno pensato al loro personale destino, non al bene della città» «Si è consumato l’ennesimo atto di inciviltà democratica da parte della restante maggioranza – ha osservato Andrea Cosentino (Uniti per Abano) – a questo punto non si può più dire non sanno quello che fanno o lo fanno in buona fede: fanno tutto pur di non far prevalere il bene della città».
Massimo Zambolin (M6S), assente ieri mattina per impegni di lavoro, ha commentato: «L’ennesima messa in scena da parte della maggioranza, una commedia che oramai ha del grottesco».

L’addio anche dei 5 assessori nominati da Claudio con un fax
(Al.Ma.)
La tangentopoli delle Terme scoppiata il 23 giugno quando il sindaco Luca Claudio è stato arrestato, ha portato alle dimissioni ieri degli otto consiglieri di maggioranza. In totale saranno dieci quelli nuovi, considerato che già giovedì si erano dimessi altri due consiglieri. Quello di Abano rischia di diventare un precedente assoluto con il commissario Pasquale Aversa che è “solo” sindaco e giunta. Alcuni primati riguardano anche il sindaco Luca Claudio. Il più breve mandato tra la rielezione (19 giugno) e l’arresto (23 giugno) che ha determinato la sua sospensione dalla carica. Il primo cittadino, poi, è riuscito a far arrivare dal carcere una mail Pec, con cui ha adempiuto all’obbligo di attestare che non ha cause di incompatibilità, e un fax con il quale avrebbe nominato la giunta ma sarà il Tar a decidere sulla sua validità. Ma i cinque assessori nominati dal Due Palazzi, si sono tutti dimessi dal consiglio. Giovedì se n’è andata la Pitkanen, ieri gli altri quattro.

La legge. La decisione del commissario
Il Consiglio comunale resta ancora in carica, ora la parola ad Alfano
(Mauro Giacon)
Prima notizia. Il consiglio comunale è in carica. Ma resta in piedi grazie ai sei consiglieri di minoranza. Proprio quelli che avrebbero interesse a farlo decadere. La legge è chiara, il consiglio comunale è sciolto quando la metà più uno dei consiglieri si dimette. Ebbene fra giovedì (2 consiglieri) e venerdì (8 consiglieri) la maggioranza che conta 10 teste ha rassegnato le dimissioni. Ma attenzione: la legge (Testo unico enti locali) dice che le dimissioni devono essere “contemporaneamente presentate al protocollo dell’ente”. Insomma bisogna andarsene tutti in blocco. Qui la registrazione non è avvenuta in maniera continua, anche se formalmente la maggioranza non esiste più. È per questa ragione che il commissario Pasquale Aversa ieri dopo aver avvertito il Prefetto dell’anomalia non ha proposto lo sciolgimento ma ha chiesto un parere al ministero dell’Interno. Sciogliere un consiglio comunale infatti non è faccenda da poco. È un provvedimento del Ministero che viene firmato con decreto dal presidente della Repubblica.
Dunque Roma potrebbe dire: mancano la metà più uno dei consiglieri, tutti a casa. Oppure, si convochi il consiglio con i sei rimasti che voteranno la surroga di quelli che se ne sono andati. Una procedura che le minoranze avrebbero potuto evitare. Se ieri quando hanno visto che la protocollazione non era continua non se ne fossero andati probabilmente il Consiglio si sarebbe sciolto “naturalmente” dal momento che con le loro dimissioni il commissario non avrebbe avuto più nessuno da convocare. La situazione comunque potrebbe essere ripresa in mano lunedì.
Altra questione riguarda il ricorso a Tar del sindaco Luca Claudio che giudica illegittima la sua sospensione decisa dal Prefetto Patrizia Impresa secondo la legge Severino del 2012 che toglie il potere a un amministratore finito in carcere. Bisogna stare attenti alle date. Claudio, eletto il 19 giugno, è proclamato dalla Commissione elettorale il giorno dopo. Dunque era pienamente sindaco. Viene arrestato all’alba del 23 giugno e quel giorno dal carcere manda un fax nominando la giunta. Fax che risulta partito il giorno dopo, 24 giugno, ma non arriverà mai in Comune per problemi di trasmissione. Al suo posto giunge il 27 una lettera francobollata dal carcere con lo stesso contenuto. I tempi sono importanti perchè la sospensione del prefetto parte lo stesso giorno della carcerazione anche se il sito della Prefettura ne dà notizia il giorno dopo. Ma gli avvocati di Luca Claudio sostengono il contrario proprio sulla base della notifica della sospensione avvenuta il 24. Ebbene i giudizi del Tar dovrannno stabilire il 20 luglio se il sindaco cessa dai suoi poteri immediatamente, al momento dell’arresto e dunque non può compere atti, o al momento della notifica.

Guerrato è libero: stop ai domiciliari
Zitti Granuzzo Di Caro, Spadot e Pistorello
(Marco Aldighieri)
Lo scorso 23 giugno, giorno dell’arresto del sindaco di Abano Luca Claudio, i finanzieri hanno stretto le manette anche attorno ai polsi dell’imprenditore Saverio Guerrato 52enne di Rovigo. L’amministratore della Costruzioni Guerrato Spa era finito agli arresti domiciliari, nella sua abitazione di via Circonvallazione Ovest, per il reato di corruzione in concorso con l’altro uomo d’affari coinvolto nella tangentopoli delle Terme: Luciano Pistorello 52enne di Abano ora in carcere a Venezia e legale rappresentate dell’omonima ditta. Ieri il Tribunale della libertà (presente il pubblico ministero Federica Baccaglini titolare delle indagini) ha accolto la richiesta del riesame e ha ordinato l’immediata scarcerazione del costruttore polesano difeso dal legale Fabio Pinelli. Guerrato da ieri pomeriggio è un uomo libero. Le motivazione che hanno indotto il giudice a liberare il 52enne si conosceranno solo nei prossimi giorni, ma è chiaro che la tesi accusatoria nei suoi confronti ha evidenziato per il Tribunale di Venezia qualche falla. Rimane invece agli arresti domiciliari, anche lui aveva presentato richiesta al riesame, Massimo Trevisan residente a Mestrino in via Dei Mille considerato dagli inquirenti il faccendiere di Luca Claudio e accusato di riciclaggio.
Intanto ieri mattina è stata la volta anche degli interrogatori di garanzia dei quattro indagati finiti nel secondo stralcio dell’indagine sulla tangentopoli delle Terme. L’inchiesta riguarda l’appalto per la riqualificazione ambientale di un’area di via Guazzi in località Giarre e già destinata allo smaltimento. Un ex discarica dove in una girandola di favori tra pubblico e privato, sempre secondo l’accusa, si sono sfiorati i tre milioni di euro di appalti.
Luciano Pistorello, accusato in questo caso di turbativa di gara e corruzione, difeso dall’avvocato Alberto Berardi davanti al gip veneziano per rogatoria si è avvalso della facoltà di non rispondere e sarà interrogato direttamente dal sostituto procuratore Federica Baccaglini il 14 luglio. Lo stesso ha fatto Maurizio Spadot di 62 anni, architetto, artista e dirigente dell’ufficio tecnico del comune di Abano accusato pure lui di turbativa di gara e corruzione. In carcere a Rovigo, così da non poter dialogare con il suo sindaco Luca Claudio rinchiuso al Due Palazzi e quindi non poter inquinare le prove, davanti al gip polesano Pietro Mondaini si è avvalso della facoltà di non rispondere. Così come ha fatto, questa volta a Padova davanti al Gip Margherita Brunello, Guido Granuzzo di 61 anni agli arresti domiciliari e dipendente dell’ufficio tecnico del comune di Abano. É accusato di turbativa della gara anche l’ingegnere Luciano Di Caro 55enne dipendente della Pistorello Spa. Raggiunto dalla misura restrittiva dell’obbligo di dimora a Padova e difeso dal legale Davide Druda, pure lui si è avvalso della facoltà di non rispondere e si farà interrogare direttamente dal pm Baccaglini. Intanto le indagini da parte degli inquirenti proseguono. Una volta analizzati tutti gli appalti sul verde dei comuni di Abano e anche Montegrotto, si concentreranno su quelli relativi all’edilizia.
gazzettino
9 luglio 2016