Dispersione scolastica
Inviato: ven dic 04, 2015 7:11 pm
Abbandono scolastico: "Salvate gli studenti maschi, e la dipersione si fermerà"
Impressionanti i dati dei giovani che lasciano, quasi sempre dopo una bocciatura: le ragazze si fermano al 13% mentre i ragazzi superano il 20
Dispersione scolastica: quella maschile è molto più alta della femminile
ROMA - Se le scuole medie e superiori italiane fossero frequentate esclusivamente da alunne e studentesse, la dispersione scolastica si dimezzerebbe di botto. Così, uno dei più grossi problemi dell’istruzione italiana si ridimensionerebbe di colpo. In altre parole, abbandoni e bocciature costituiscono un problema che riguarda soprattutto gli alunni maschi, che fanno precipitare la nostra istruzione agli ultimi posti in Europa. Non si tratta dell’ennesima e fantasiosa idea gender, magari partorita dal qualche femminista della prima ora, ma della semplice osservazione dei dati sugli esiti degli scrutini e degli esami di stato, sulle immatricolazioni universitarie e sui giovani che abbandonano prematuramente gli studi.
Per comprendere le differenze di atteggiamento scolastico di maschi e femmine a scuola basta partire da un dato: in Italia nascono più bambini che bambine. Nel 2014 sono stati oltre 14mila in più delle femminucce. Anche gli iscritti alla primaria di sesso maschile superano di circa tre punti le compagne. Stesso discorso per gli iscritti al primo anno delle scuole superiori: 51,4 per cento maschi e il 48,6 femmine, secondo quanto certifica il ministero dell'Istruzione per l'anno scolastico 2015/2016. Ma da questo punto in poi le cose iniziano a cambiare. Perché al superiore per gli studenti cominciano le difficoltà. Per comprenderne i motivi occorrerebbe scomodare neuroscenziati e psicologi.
Vero è che la dispersione scolastica, che costa alla collettività almeno un miliardo e mezzo di euro all’anno, è una piaga che colpisce in larga maggioranza gli studenti maschi. A darcene conferma è l'Istat attraverso il numero di studenti ripetenti per l'anno scolastico 2011/2012. Le ragazze che hanno collezionato almeno un bocciatura alla scuola superiore ammontano al 4,5 per cento del totale, mentre tra i compagni maschi il tasso schizza all'8 per cento. Un dato che si riflette inevitabilmente sui giovani che abbandonano prematuramente gli studi - gli Early school leavers su cui si concentra la strategia Ue 2020 - che tra le ragazze nel 2013 sono arrivate al 13,7 per cento mentre tra i ragazzi superano il 20 per cento.
E che alla fine del percorso scolastico del diploma più studentesse - il 99,1 per cento delle candidate - che studenti, indietro per titoli conseguiti, con il 98,5 per cento che riesce a venire a capo dell'esame di maturità. Sembra che la scuola italiana "penalizzi" maggiormente gli studenti maschi o che gli stessi riescano ad adattarvisi meno delle compagne. A proseguire gli studi universitari saranno quindi più ragazze che ragazze: soltanto il 24,9 per cento dei diciannovenni nel 2012/2013 si è immatricolato ad un corso di studi universitari, contro il 36,4 per cento. E, secondo Almalaurea, alla fine del percorso universitario la laurea si colora decisamente di rosa: tra neodottori del 2014 sei sono state ragazze e quattro ragazzi.
Repubblica 4.12.15 SALVO INTRAVAIA
Impressionanti i dati dei giovani che lasciano, quasi sempre dopo una bocciatura: le ragazze si fermano al 13% mentre i ragazzi superano il 20
Dispersione scolastica: quella maschile è molto più alta della femminile
ROMA - Se le scuole medie e superiori italiane fossero frequentate esclusivamente da alunne e studentesse, la dispersione scolastica si dimezzerebbe di botto. Così, uno dei più grossi problemi dell’istruzione italiana si ridimensionerebbe di colpo. In altre parole, abbandoni e bocciature costituiscono un problema che riguarda soprattutto gli alunni maschi, che fanno precipitare la nostra istruzione agli ultimi posti in Europa. Non si tratta dell’ennesima e fantasiosa idea gender, magari partorita dal qualche femminista della prima ora, ma della semplice osservazione dei dati sugli esiti degli scrutini e degli esami di stato, sulle immatricolazioni universitarie e sui giovani che abbandonano prematuramente gli studi.
Per comprendere le differenze di atteggiamento scolastico di maschi e femmine a scuola basta partire da un dato: in Italia nascono più bambini che bambine. Nel 2014 sono stati oltre 14mila in più delle femminucce. Anche gli iscritti alla primaria di sesso maschile superano di circa tre punti le compagne. Stesso discorso per gli iscritti al primo anno delle scuole superiori: 51,4 per cento maschi e il 48,6 femmine, secondo quanto certifica il ministero dell'Istruzione per l'anno scolastico 2015/2016. Ma da questo punto in poi le cose iniziano a cambiare. Perché al superiore per gli studenti cominciano le difficoltà. Per comprenderne i motivi occorrerebbe scomodare neuroscenziati e psicologi.
Vero è che la dispersione scolastica, che costa alla collettività almeno un miliardo e mezzo di euro all’anno, è una piaga che colpisce in larga maggioranza gli studenti maschi. A darcene conferma è l'Istat attraverso il numero di studenti ripetenti per l'anno scolastico 2011/2012. Le ragazze che hanno collezionato almeno un bocciatura alla scuola superiore ammontano al 4,5 per cento del totale, mentre tra i compagni maschi il tasso schizza all'8 per cento. Un dato che si riflette inevitabilmente sui giovani che abbandonano prematuramente gli studi - gli Early school leavers su cui si concentra la strategia Ue 2020 - che tra le ragazze nel 2013 sono arrivate al 13,7 per cento mentre tra i ragazzi superano il 20 per cento.
E che alla fine del percorso scolastico del diploma più studentesse - il 99,1 per cento delle candidate - che studenti, indietro per titoli conseguiti, con il 98,5 per cento che riesce a venire a capo dell'esame di maturità. Sembra che la scuola italiana "penalizzi" maggiormente gli studenti maschi o che gli stessi riescano ad adattarvisi meno delle compagne. A proseguire gli studi universitari saranno quindi più ragazze che ragazze: soltanto il 24,9 per cento dei diciannovenni nel 2012/2013 si è immatricolato ad un corso di studi universitari, contro il 36,4 per cento. E, secondo Almalaurea, alla fine del percorso universitario la laurea si colora decisamente di rosa: tra neodottori del 2014 sei sono state ragazze e quattro ragazzi.
Repubblica 4.12.15 SALVO INTRAVAIA