Così vengono congelate le ricchezze degli oligarchi
Vincenzo R. Spagnolo sabato 12 marzo 2022 Avvenire
La lista europea dei supermiliardari russi vicini a Putin conta 680 nomi. Finora il Mef ha messo i sigilli a tenute e yacht per un valore di quasi 700 milioni di euro.
«Le nostre informazioni sono in continuo aggiornamento... ». Taglia corto, un funzionario italiano impegnato nell’individuazione dei beni di imprenditori vicini al regime russo da 'congelare'. È una lista lunga di beni mobili e immobili, non sempre intestati al reale proprietario. Finora sono finite nel 'freezer' ville, appartamenti, proprietà, yacht per un valore di 673 milioni di euro, riconducibili a persone incluse nella lista nera dell’Ue. Ma al Mef si lavora senza sosta e «altri provvedimenti sono in corso di adozione».
Le riunioni al Mef
Al Ministero dell’Economia, il Comitato per la sicurezza finanziaria (15 membri, presieduti dal direttore generale del Tesoro) effettua riunioni frequenti, per vagliare le informazioni e confrontarle coi dati dell’Unità di informazione fi- nanziaria, istituita per la prevenzione di riciclaggio e reati che possano finanziare «il terrorismo e la proliferazione delle armi di distruzione di massa».
Una black list con 680 nomi: ville, tenute e yacht extralusso
La lista dei potenziali destinatari è lunga: finora ammontano a 680 gli oligarchi, businessmen e alti funzionari russi (compresi 26 "uomini d'oro") i cui beni sono finiti nel mirino delle sanzioni Ue. Ieri notte , nel porto di Trieste, i finanzieri hanno "congelato" l'imbarcazione "Sy A" (del valore di circa 530 milioni di euro), ormeggiato in rimessaggio e riconducibile all'oligarca russo Andrey Igorevich Melichenko. Lungo ben 143 metri e largo 25, con 12.700 tonnellate di stazza, è lo yacht a vela più grande al mondo. Varato nel 2015, figura tra le imbarcazioni più costose mai realizzate. Batte bandiera delle isole Bermuda e ufficialmente è registrata presso una società del territorio d'oltremare britannico. Tuttavia, secondo la ricostruzione effettuata dagli investigatori delle Fiamme Gialle, la sua proprietà è riconducibile indirettamente proprio a Melnichenko, "re" del carbone e dei fertilizzanti. Nei giorni scorsi, erano stati attuati altri provvedimenti su beni del valore complessivo di 143 milioni di euro: ville, tenute e imbarcazioni di lusso. Fra i miliardari russi colpiti il 56enne Alexei Mordashov, definito dalla rivista Forbes l'uomo più ricco della Russia (patrimonio stimato, 29 miliardi di dollari): è presidente della società Severgroup (che controlla alcune emittenti tv sostenitrici del governo) e azionista della Rossiya, banca della Federazione russa che ha giocato un ruolo chiave durante il processo di annessione della Crimea. A lui e a un altro azionista del medesimo istituto bancario, Gennady Timchenko, proprietario di Volga Group (energia, infrastrutture e trasporti) e amico personale di Vladimir Putin, sono stati sequestrati due yacht extralusso. A Mordashov il "Lady M", ormeggiato a Imperia. Varato nel 2013, lungo 65 metri e del valore di 65 milioni, dotato perfino di una piscina e di una pista d'atterraggio per elicotteri; a Timchenko il "Lady Lena", 52 metri che valgono 50 milioni di euro. Mentre ad Alisher Usmanov, re dell'acciaio (e cittadino onorario di Arzachena, durante il Covid ha donato alla Regione mezzo milione di euro per le azioni anti pandemia) è stata congelata una super villa sulla Costa Smeralda (valore 17 milioni), dove d'estate viene ormeggiato anche il suo yacht Dilbar (anch'esso appena congelato, in Germania). I finanzieri hanno poi individuato e messo i sigilli ad altre due magioni, la villa seicentesca Lazzareschi a Lucca (valore 3 milioni) e una dimora sul Lago di Como (8 milioni), che appartengono rispettivamente a Oleg Savchenko, membro della Duma (e favorevole al riconoscimento di Donetsk e Lugansk, le autoproclamate repubbliche del Donbass), e a Vladimir Soloviev, uomo chiave nella macchina propagandistica putiniana.
Come funziona il congelamento?
La norma-base è il decreto legislativo 109 del 2007. La procedura comporta il blocco della fruizione del bene (compresi vendita, trasferimento fondi, affitto e ipoteche). Non è un provvedimento giudiziario, lo decide il Comitato (integrato da un rappresentante dell’Agenzia del demanio), adottando «ogni atto necessario per la corretta e tempestiva attuazione delle misure di congelamento » previste dall’Onu, dall’Ue e dal Mef, che dispone il blocco di fondi e risorse economiche detenuti, anche dietro lo schermo di prestanome e società, da «persone fisiche, giuridiche, gruppi o entità». Il congelamento dura 6 mesi, «rinnovabili », è efficace dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale e «non pregiudica gli effetti di eventuali provvedimenti di sequestro o confisca » della magistratura. Non si applica alle sanzioni di natura commerciale nei confronti di Paesi terzi, incluso l’embargo di armi.
Le verifiche di Uif e Gdf
Il Comitato si basa sugli accertamenti effettuati dal Nucleo speciale polizia valutaria della Guardia di Finanza. Mentre la Uif raccoglie dati finanziari «relativi ai soggetti designati, ai fondi ed alle risorse economiche» e fa circolare le liste e le «successive modifiche».
A chi spetta la custodia?
L’Agenzia del demanio provvede a custodire e amministrare le risorse congelate. In caso di cancellazione dalle liste o di esenzione dal congelamento, il Comitato chiede alla Gdf di comunicarlo al titolare, che ha 180 giorni per prendere in consegna i beni.
Paradisi fiscali
Oltre agli Stati dell’Ue, alla Svizzera e a diverse nazioni piccole ma con notevole transito di capitali (come il Montenegro), alle misure aderiscono Usa, Regno Unito e altri Paesi. Il Regno Unito ha congelato i beni di 7 miliardari e alti funzionari russi, dopo il loro inserimento nella lista dei sanzionati per i legami con Putin: sono Roman Abramovich, presidente della squadra del Chelsea; Sechin, numero uno di Rosneft; Nikolai Tokarev, presidente di Transneft; Aleksei Miller, al vertice del colosso Gazprom: Oleg Deripaska, re dei metalli con asset in En+, e i banchieri Andrei Kostin e Dmitri Lebedev. «Non possono esserci rifugi sicuri per coloro che hanno sostenuto il feroce assalto di Putin all'Ucraina», fa sapere il primo ministro britannico Boris Johnson. Negli Usa, il Dipartimento di Stato ha annunciato nuove misure a carico dei membri del consiglio di amministrazione di Novikombank e Abr Management e ha congelato diversi investimenti in hedge fund americani dello stesso Abramovich. «Stiamo sanzionando gli oligarchi che sostengono l'ingiustificata guerra di Putin in Ucraina e mettendo nel mirino asset e beni di lusso che sono stati fatti uscire dalla Federazione russa, per assicurarci che quanti stanno propagando questa guerra non possano godere facilmente della loro ricchezza mentre gli ucraini soffrono», ha twittato il segretario di Stato statunitense, Antony Blinken.
Una rete internazione di sanzioni che, com'è chiaro, riduce per i miliardari russi finiti nel mirino la possibilità di mobilitare globalmente i propri asset, Restano però, ragiona Paolo Quercia, docente di studi strategici e direttore della rivista Geotrade, «molti paradisi fiscali, dove la maggior parte delle ricchezze sono occultate e anonimizzate» dietro le stesse cortine opache usate dalle mafie. Non solo. Per quegli oligarchi che già «dipendevano per le loro ricchezze dal potere centrale» putiniano, può esserci un paracadute: «I beni di cui vengono privati – ipotizza Quercia – possono facilmente essere ricostituiti, come premio della fedeltà politica».