Un ragazzo autistico e la fetta di salame. Una parabola sulla legge e i suoi limiti
Marco Tarquinio sabato 10 luglio 2021 Avvenire
Caro direttore,
non è una favola, ma un fatto realmente accaduto nella nostra civilissima città di Padova. Una mamma con un figlio colpito da una grave forma di autismo ha messo sempre in pratica i suggerimenti appresi dalla psicoterapeuta fin dai primi anni di vita del bimbo. Lo portava a scuola a piedi, perché riconoscesse le case e gli orti e la strada che ogni giorno doveva percorrere, gli insegnava a salutare le persone, a chiedere con educazione ciò di cui avesse bisogno attraverso la lingua dei segni, visto che gli manca la parola. Ma nello stesso tempo, portandolo con sé, ha sempre cercato che almeno le persone del quartiere lo riconoscessero e lo salutassero. Insomma, un minimo di vita di relazione. C’era però una cosa che piaceva molto a Roberto (nome di fantasia): andare al supermercato, riconoscere, sempre accanto alla mamma, tutto ciò che era solita comperare: quel tipo di pasta, quei vassoi di carne, quel tonno in scatola che poi a casa avrebbe mangiato, quel tipo di pane. E guai a cambiare giro e comperare qualche altra cosa in qualche altro supermercato, lui solo lì si sentiva sicuro e sapeva muoversi accanto alla sua mamma. Ma ciò che lo attraeva di più era il banco dei salumi, perché dopo anni e anni la banconiera gli offriva sempre su un pezzetto di carta una fettina di salame, quando la mamma lo comperava e anche quando no... E Roberto, ormai sedicenne, abbassava la mascherina e ingoiava con grande soddisfazione quella fettina che era il riconoscimento della sua persona.
Era diventata una consuetudine, un rito di cui tutti – mamma, figlio e banconiera – erano fieri. Una piccola cosa per una grave realtà. Ma ieri la banconiera era assente e Roberto pretendeva la sua fettina piccola di salame. Spiegare a un autistico che quel giorno il rito non veniva consumato veramente è impresa ardua come scalare l’Everest, per cui la mamma insisteva con molta pazienza che il nuovo banconiere potesse mettere la solita fettina in un pezzetto di carta, togliendola da quei due etti che era solita comperare. «Assolutamente no – diceva il commesso –, non si può consumare nulla qui dentro. È contro la legge, e io mi attengo ai regolamenti». Chiamato addirittura il responsabile del supermercato, mentre Roberto cominciava a spazientirsi, nemmeno costui ha cercato di intervenire con diplomazia e dirimere la minima questione, ma ancor di più ha esercitato tutto il suo potere per ripristinare il regolamento che non ammette deroghe.
E per fortuna Roberto, abituato dalla mamma ad accettare la sua sorte con pazienza e dignità, non è andato in escandescenze, visto che 16 anni e 90 chili di peso sono importanti per chi ha dentro di sé l’animo di un piccolo bambino. E poi ci insegnano che la società è accogliente e che il futuro dei nostri imperfetti figli è protetto da leggi e disposizioni, norme, e che addirittura possono essere inseriti nel mondo del lavoro! Ma se gli uomini non hanno cuore né elasticità mentale, non sanno ascoltare ragioni – e vi assicuro che la mamma le ha sciorinate a dovere –, e non li aiuta il buon senso, l’intuizione e l’esperienza, qualsiasi ruolo è inadatto a personaggi del genere che non dovrebbero ricoprire incarichi a contatto con il pubblico.
Piera Cipresso
presidente "Mai soli" aps