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Papa : condividere non è comunismo, è cristianesimo

MessaggioInviato: dom apr 11, 2021 6:13 pm
da lidia.pege
Papa: condividere proprietà non è comunismo, è cristianesimo allo stato puro
(agf)
Francesco torna questa mattina su un tema già affontato nella "Fratelli tutti": "Il diritto di proprietà è un diritto naturale secondario"
11 Aprile 2021 Repubblica


Condividere la proprietà “non è comunismo, è cristianesimo allo stato puro”. Così Papa Francesco commentando questa mattina - durante la Messa celebrata nella Chiesa di Santo Spirito in Sassia in occasione della Festa della Divina Misericordia - il passo degli Atti degli Apostoli che racconta che “nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune”. “I discepoli 'misericordiati' sono diventati misericordiosi”, spiega Bergoglio. Per loro "condividere i beni terreni è sembrato conseguenza naturale. Il testo dice poi che 'nessuno tra loro era bisognoso'".

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Già nel novembre scorso il Papa aveva parlato della proprietà privata e del fatto che il suo diritto “non è intoccabile”. In una riflessione rivolta ai giudici di America e Africa che si occupano di diritti sociali aveva detto che occorre costruire una “nuova giustizia sociale partendo dal presupposto che la tradizione cristiana non ha mai riconosciuto come assoluto e intoccabile il diritto alla proprietà privata” e ne ha sempre invece sottolineato “la funzione sociale”. “Il diritto di proprietà – aveva detto - è un diritto naturale secondario derivato dal diritto che hanno tutti, nato dal destino universale dei beni creati”. E ancora: “Non c'è giustizia sociale che possa essere fondata sulla disuguaglianza, che implichi la concentrazione della ricchezza”.


Il pensiero del Papa in merito ha trovato un ulteriore approfondimento nell’Enciclica “Fratelli tutti”. Francesco ha richiamato il pensiero di Giovanni Crisostomo e di Gregorio Magno che sostengono il fatto che il sovvenire ai bisogni primari verso gli ultimi è “un restituire ciò che ad essi appartiene”. Citando Paolo VI e Giovanni Paolo II, Bergoglio ha affermato che “il diritto alla proprietà privata si può considerare solo come un diritto naturale secondario e derivato dal principio della destinazione universale dei beni creati, e ciò ha conseguenze molto concrete, che devono riflettersi sul funzionamento della società”.