Legion d'Onore, Corrado Augias nell'ambasciata di Francia
Inviato: lun dic 14, 2020 2:03 pm
Legion d'Onore, Corrado Augias nell'ambasciata di Francia restituisce il riconoscimento
di Giulia Santerini Repubblica
L'ambasciatore lo riceve: Francia impegnata sui diritti umani. Lui replica: atto assurdo
14 Dicembre 2020
ROMA - Corrado Augias esce di mattino presto con la Legione d’Onore francese nello zainetto. La custodisce in un cofanetto di pelle rossa con la cornice d’oro, che apre con cura e tristezza nel giardino di casa. L’ha istituita Napoleone nel 1802. “È un altissimo riconoscimento al valore militare, per questo c’è il nastro rosso che richiama il sangue. Ma anche ai meriti sociali e civili”, spiega. Non ne vuole fare una questione personale: “Non ricordo nemmeno l’anno preciso in cui l’ho ricevuta. Mi fece molto piacere, certo, ma il mio gesto amaro era inevitabile. Lo dedico alla memoria di Giulio Regeni, il giovane accademico torturato e ucciso in Egitto, i dettagli di quelle torture sono stati resi noti dalla Procura di Roma proprio mentre il Presidente Al-Sisi riceveva da Macron questa stessa Legione d’Onore. Ma lo dedico anche all’amore che ho per la Francia, patria d’origine della mia famiglia e all’Illuminismo che ha illuminato, appunto, il mondo ma ogni tanto ha bisogno di essere riacceso”.
Il gesto è la riconsegna della legione d’onore all’ambasciata francese di Roma annunciata in una lettera aperta ieri sulla prima pagina di Repubblica. Con un tweet l’ambasciatore francese Christian Masset ha subito risposto a quello sfogo: “Ho grande rispetto per Corrado Augias, la Francia è in prima linea per i diritti umani e non fa compromessi. Più casi sono stati discussi durante la visita del Presidente Al-Sisi a Parigi, nel modo più adeguato e con più efficacia.”
All’arrivo di Augias a palazzo Farnese Masset fa di più, lo chiama nel suo studio per un colloquio. Il giornalista e scrittore sale e torna in un quarto d’ora. E racconta assediato dalle telecamere italiane e francesi: “L’ambasciatore poteva non farlo, ma ha voluto ricevermi nel suo studio meraviglioso in quella che è l’ambasciata più bella del mondo. Il colloquio è stato cordiale e formale. Cordiale nei toni. Formale nelle dichiarazioni. Mi ha ripetuto che la Francia è sempre stata in prima linea nella difesa dei diritti umani. La Francia nasce come nazione con la dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino. Io ho obiettato che questi diritti potrebbero essere difesi in maniera più credibile. Gli ho ricordato che quando il dittatore Gheddafi è venuto in Italia è stato ricevuto al Quirinale, con la banda. Ma non gli è stata data alcuna decorazione. C’è modo di accogliere tutti i capi di Stato senza esagerare. La mia idea è che Macron con la legione d’onore ad Al-Sisi abbia esagerato. Tanto è vero che i giornali francesi hanno tenuto la notizia sottotono, mentre quelli egiziani l’hanno data con grande rilievo”. Continua Augias: “Siccome l’ambasciatore mi ha detto che in questi colloqui c’è una parte riservata che può sortire effetti, gli ho chiesto se potrebbero riguardare lo studente bolognese Patrick Zaky. Mi ha risposto ‘non lo so’, ma con un tono come per dire ‘anche se lo sapessi non lo direi’. E’ una mia illazione, ma se ci saranno o no questi effetti lo sapremo presto tutti”.
Oggi l’ex leader della Cgil Sergio Cofferati, la consigliera della Corte dei Conti Rossana Rummo, l’ex ministra Melandri e Castellina hanno detto che seguiranno l’esempio di Corrado Augias, tanti sono gli italiani che hanno ricevuto la Legion d’Onore francese. Tra i politici: Enrico e Gianni Letta, Romani Prodi e Massimo D’Alema. E poi Paolo Conte e Nanni Moretti, Ludovico Einaudi, Ckusio Satamaria e Stefano Accorsi. “Restituire la Legione è un gesto simbolico e sentimentale – commenta Augias. Mi rendo conto che la questione è molto delicata. Da una parte c’è il gesto che un individuo fa, resposnsabile solo di se stesso. Dall’altra parte c’è il sistema degli Stati e dei governi che hanno altre responsabilità. Se anche solo per ipotesi domattina tagliassimo ogni rapporto con l’Egitto, ci sarebbero almeno sei Stati che ci sostituirebbero. La realpolitik cozza contro i sentimenti, la giustizia e il dolore di una famiglia. Lì si apre una questione che dibattiamo da venticinque secoli”. L’Italia sta sbagliando su casi Regeni e Zaky? “Si trova di fronte al dilemma del diavolo, comunque faccia, sbaglia”.
di Giulia Santerini Repubblica
L'ambasciatore lo riceve: Francia impegnata sui diritti umani. Lui replica: atto assurdo
14 Dicembre 2020
ROMA - Corrado Augias esce di mattino presto con la Legione d’Onore francese nello zainetto. La custodisce in un cofanetto di pelle rossa con la cornice d’oro, che apre con cura e tristezza nel giardino di casa. L’ha istituita Napoleone nel 1802. “È un altissimo riconoscimento al valore militare, per questo c’è il nastro rosso che richiama il sangue. Ma anche ai meriti sociali e civili”, spiega. Non ne vuole fare una questione personale: “Non ricordo nemmeno l’anno preciso in cui l’ho ricevuta. Mi fece molto piacere, certo, ma il mio gesto amaro era inevitabile. Lo dedico alla memoria di Giulio Regeni, il giovane accademico torturato e ucciso in Egitto, i dettagli di quelle torture sono stati resi noti dalla Procura di Roma proprio mentre il Presidente Al-Sisi riceveva da Macron questa stessa Legione d’Onore. Ma lo dedico anche all’amore che ho per la Francia, patria d’origine della mia famiglia e all’Illuminismo che ha illuminato, appunto, il mondo ma ogni tanto ha bisogno di essere riacceso”.
Il gesto è la riconsegna della legione d’onore all’ambasciata francese di Roma annunciata in una lettera aperta ieri sulla prima pagina di Repubblica. Con un tweet l’ambasciatore francese Christian Masset ha subito risposto a quello sfogo: “Ho grande rispetto per Corrado Augias, la Francia è in prima linea per i diritti umani e non fa compromessi. Più casi sono stati discussi durante la visita del Presidente Al-Sisi a Parigi, nel modo più adeguato e con più efficacia.”
All’arrivo di Augias a palazzo Farnese Masset fa di più, lo chiama nel suo studio per un colloquio. Il giornalista e scrittore sale e torna in un quarto d’ora. E racconta assediato dalle telecamere italiane e francesi: “L’ambasciatore poteva non farlo, ma ha voluto ricevermi nel suo studio meraviglioso in quella che è l’ambasciata più bella del mondo. Il colloquio è stato cordiale e formale. Cordiale nei toni. Formale nelle dichiarazioni. Mi ha ripetuto che la Francia è sempre stata in prima linea nella difesa dei diritti umani. La Francia nasce come nazione con la dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino. Io ho obiettato che questi diritti potrebbero essere difesi in maniera più credibile. Gli ho ricordato che quando il dittatore Gheddafi è venuto in Italia è stato ricevuto al Quirinale, con la banda. Ma non gli è stata data alcuna decorazione. C’è modo di accogliere tutti i capi di Stato senza esagerare. La mia idea è che Macron con la legione d’onore ad Al-Sisi abbia esagerato. Tanto è vero che i giornali francesi hanno tenuto la notizia sottotono, mentre quelli egiziani l’hanno data con grande rilievo”. Continua Augias: “Siccome l’ambasciatore mi ha detto che in questi colloqui c’è una parte riservata che può sortire effetti, gli ho chiesto se potrebbero riguardare lo studente bolognese Patrick Zaky. Mi ha risposto ‘non lo so’, ma con un tono come per dire ‘anche se lo sapessi non lo direi’. E’ una mia illazione, ma se ci saranno o no questi effetti lo sapremo presto tutti”.
Oggi l’ex leader della Cgil Sergio Cofferati, la consigliera della Corte dei Conti Rossana Rummo, l’ex ministra Melandri e Castellina hanno detto che seguiranno l’esempio di Corrado Augias, tanti sono gli italiani che hanno ricevuto la Legion d’Onore francese. Tra i politici: Enrico e Gianni Letta, Romani Prodi e Massimo D’Alema. E poi Paolo Conte e Nanni Moretti, Ludovico Einaudi, Ckusio Satamaria e Stefano Accorsi. “Restituire la Legione è un gesto simbolico e sentimentale – commenta Augias. Mi rendo conto che la questione è molto delicata. Da una parte c’è il gesto che un individuo fa, resposnsabile solo di se stesso. Dall’altra parte c’è il sistema degli Stati e dei governi che hanno altre responsabilità. Se anche solo per ipotesi domattina tagliassimo ogni rapporto con l’Egitto, ci sarebbero almeno sei Stati che ci sostituirebbero. La realpolitik cozza contro i sentimenti, la giustizia e il dolore di una famiglia. Lì si apre una questione che dibattiamo da venticinque secoli”. L’Italia sta sbagliando su casi Regeni e Zaky? “Si trova di fronte al dilemma del diavolo, comunque faccia, sbaglia”.