L'allarme. Cafiero de Raho: le mafie si prendono le imprese
Inviato: mar set 15, 2020 10:00 am
L'allarme. Cafiero de Raho: le mafie si prendono le imprese
Antonio Maria Mira inviato a Terrasini (Palermo) Avvenire martedì 15 settembre 2020
Il procuratore: l’infiltrazione della criminalità nell’economia è evidente e diffusa Preoccupa la capacità di aggregazione dei clan. Subito interventi urgenti per le aziende bisognose
«Chi afferma che è un’esagerazione l’allarme che abbiamo lanciato sui rischi che le mafie facciano affari sulla ricostruzione post-Covid, evidentemente non riesce a guardare con chiarezza qual è l’attuale situazione. L’infiltrazione delle mafie nell’economia è talmente evidente, diffusa». È molto chiaro il procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero de Raho, alla Festa dei media cattolici. E lo è altrettanto quando esprime la preoccupazione che per rilanciare l’economia «si possa verificare l’abbassamento dei controlli e delle verifiche ».
Rispetto all’allarme che avete lanciato cinque mesi fa, all’inizio del lockdown, sugli affari mafiosi, avete avuto delle conferme che vi preoccupano maggiormente?
La preoccupazione è fondata sull’esperienza. Ci sono anche indagini che evidenziano come le mafie, in particolare la ’ndrangheta, tentino sempre di impossessarsi delle imprese entrando col prestito e con l’usura. È un’altra conferma, seppure al momento sporadica; siamo solo agli inizi, e quindi il monitoraggio delle indagini ancora non evidenzia la gravità del fenomeno, ma è evidente il percorso da sempre praticato dalle mafie, quindi in una situazione come l’attuale ci aspettiamo sicuramente qualcosa di più significativo. Proprio per questo l’allarme che era stato lanciato era anche finalizzato a interventi urgenti di sostegno immediato alle imprese più bisognose, più esposte, per evitare che finiscano in mano ai mafiosi.
Non c’è invece il rischio che, per rilanciare giustamente l’economia, si abbassi l’asticella dei controlli di legalità? Già ci sono alcuni segnali non positivi...
Abbiamo espresso preoccupazione che si possa verificare l’abbassamento dei controlli e delle verifiche. Ma devo dire che c’è una moltiplicazione di monitoraggi fondati soprattutto sulle intercettazioni. Queste indagini ci consentono da un lato di essere ottimisti, nel senso che i focolai maggiormente rischiosi ci inducono a intervenire con urgenza; dall’altro abbiamo dei meccanismi (come le segnalazioni per operazioni sospette) che consentono di rilevare con immediatezza, dove ci sono indicatori del rischio, per esempio ipotesi di riciclaggio e quindi di reinvestimento sospetto. Ciò poi si accompagna all’ulteriore monitoraggio che compiono le dogane nell’ambito delle transazioni, i tavoli tecnici posti in essere proprio in questi mesi, unitamente alle riunioni di coordinamento che stiamo portando avanti con i vari uffici che hanno segnali di questo tipo. Il tutto ci fa guardare con un certo ottimismo anche ai fini di un urgente intervento.
Qualcuno aveva detto che avevate esagerato con gli allarmi. Le sembra che ora siano stati recepiti o ci vuole ancora più attenzione?
Non c’è stata nessuna esagerazione da parte nostra, assolutamente. L’infiltrazione delle mafie nell’economia è talmente evidente, chiara, diffusa, che ogni indagine di cui si ha notizia con arresti in Lombardia, Piemonte, Veneto, Liguria, Emilia Romagna o Lazio dimostra quanto vasto sia il reimpiego nell’ambito delle attività economiche del denaro ricavato dal traffico di stupefacenti e da altri reati. E quanto forte sia il circuito aggregante che ’ndrangheta, Cosa nostra e camorra riescono a instaurare: che è la cosa ancora peggiore. Offrendo anche servizi illegali, oltre alla possibilità di intervenire nel circuito economico legale, la criminalità organizzata aggrega a sé un numero sempre più rilevante di imprese interessate a questi servizi.
In che modo?
In primo luogo con le false fatturazioni, che giovano a tutte le imprese: anche le attività imprenditoriali sane se ne avvantaggiano. Ma nel momento stesso in cui usano questi servizi, entrano in un circuito di illegalità dal quale non potranno più uscire.
Abbiamo esempi recenti?
In una delle ultime indagini in Lombardia è stata identificata un’associazione mafiosa di una decina di componenti accusati di reati fiscali e false fatturazioni aggravati dall’articolo 7 (l’aggravante mafiosa, ndr) con centinaia di contestazioni; quindi centinaia di imprese vi hanno partecipato. E questo è il segnale più chiaro di quanto le mafie si infiltrino nell’economia, e quale sia la conseguenza per il sistema economico e per lo Stato che subisce un danno enorme.
Antonio Maria Mira inviato a Terrasini (Palermo) Avvenire martedì 15 settembre 2020
Il procuratore: l’infiltrazione della criminalità nell’economia è evidente e diffusa Preoccupa la capacità di aggregazione dei clan. Subito interventi urgenti per le aziende bisognose
«Chi afferma che è un’esagerazione l’allarme che abbiamo lanciato sui rischi che le mafie facciano affari sulla ricostruzione post-Covid, evidentemente non riesce a guardare con chiarezza qual è l’attuale situazione. L’infiltrazione delle mafie nell’economia è talmente evidente, diffusa». È molto chiaro il procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero de Raho, alla Festa dei media cattolici. E lo è altrettanto quando esprime la preoccupazione che per rilanciare l’economia «si possa verificare l’abbassamento dei controlli e delle verifiche ».
Rispetto all’allarme che avete lanciato cinque mesi fa, all’inizio del lockdown, sugli affari mafiosi, avete avuto delle conferme che vi preoccupano maggiormente?
La preoccupazione è fondata sull’esperienza. Ci sono anche indagini che evidenziano come le mafie, in particolare la ’ndrangheta, tentino sempre di impossessarsi delle imprese entrando col prestito e con l’usura. È un’altra conferma, seppure al momento sporadica; siamo solo agli inizi, e quindi il monitoraggio delle indagini ancora non evidenzia la gravità del fenomeno, ma è evidente il percorso da sempre praticato dalle mafie, quindi in una situazione come l’attuale ci aspettiamo sicuramente qualcosa di più significativo. Proprio per questo l’allarme che era stato lanciato era anche finalizzato a interventi urgenti di sostegno immediato alle imprese più bisognose, più esposte, per evitare che finiscano in mano ai mafiosi.
Non c’è invece il rischio che, per rilanciare giustamente l’economia, si abbassi l’asticella dei controlli di legalità? Già ci sono alcuni segnali non positivi...
Abbiamo espresso preoccupazione che si possa verificare l’abbassamento dei controlli e delle verifiche. Ma devo dire che c’è una moltiplicazione di monitoraggi fondati soprattutto sulle intercettazioni. Queste indagini ci consentono da un lato di essere ottimisti, nel senso che i focolai maggiormente rischiosi ci inducono a intervenire con urgenza; dall’altro abbiamo dei meccanismi (come le segnalazioni per operazioni sospette) che consentono di rilevare con immediatezza, dove ci sono indicatori del rischio, per esempio ipotesi di riciclaggio e quindi di reinvestimento sospetto. Ciò poi si accompagna all’ulteriore monitoraggio che compiono le dogane nell’ambito delle transazioni, i tavoli tecnici posti in essere proprio in questi mesi, unitamente alle riunioni di coordinamento che stiamo portando avanti con i vari uffici che hanno segnali di questo tipo. Il tutto ci fa guardare con un certo ottimismo anche ai fini di un urgente intervento.
Qualcuno aveva detto che avevate esagerato con gli allarmi. Le sembra che ora siano stati recepiti o ci vuole ancora più attenzione?
Non c’è stata nessuna esagerazione da parte nostra, assolutamente. L’infiltrazione delle mafie nell’economia è talmente evidente, chiara, diffusa, che ogni indagine di cui si ha notizia con arresti in Lombardia, Piemonte, Veneto, Liguria, Emilia Romagna o Lazio dimostra quanto vasto sia il reimpiego nell’ambito delle attività economiche del denaro ricavato dal traffico di stupefacenti e da altri reati. E quanto forte sia il circuito aggregante che ’ndrangheta, Cosa nostra e camorra riescono a instaurare: che è la cosa ancora peggiore. Offrendo anche servizi illegali, oltre alla possibilità di intervenire nel circuito economico legale, la criminalità organizzata aggrega a sé un numero sempre più rilevante di imprese interessate a questi servizi.
In che modo?
In primo luogo con le false fatturazioni, che giovano a tutte le imprese: anche le attività imprenditoriali sane se ne avvantaggiano. Ma nel momento stesso in cui usano questi servizi, entrano in un circuito di illegalità dal quale non potranno più uscire.
Abbiamo esempi recenti?
In una delle ultime indagini in Lombardia è stata identificata un’associazione mafiosa di una decina di componenti accusati di reati fiscali e false fatturazioni aggravati dall’articolo 7 (l’aggravante mafiosa, ndr) con centinaia di contestazioni; quindi centinaia di imprese vi hanno partecipato. E questo è il segnale più chiaro di quanto le mafie si infiltrino nell’economia, e quale sia la conseguenza per il sistema economico e per lo Stato che subisce un danno enorme.