Doppi turni la soluzione
Inviato: lun ago 17, 2020 6:12 am
Doppi turni la soluzione
REPUBBLICA 15.8.20
"La parola turnazione fino ad oggi non doveva essere pronunciata per alcun motivo. Guai a parlare di alunni che a turno stanno in classe. La ministra Azzolina andava su tutte le furie. Doveva vendere per ragioni propagandistiche la merce contraffatta del ‘si ritorna tutti a scuola e in presenza’. Tutto sarebbe pronto all’inizio del nuovo anno scolastico: edifici scolastici (nuovi), banchi (nuovi), aule (nuove), docenti (nuovi), collaboratori scolastici (nuovi). E la parola, innominata e innominabile, non l’ascoltavano neanche i saggi del comitato tecnico-scientifico o, come usa dire oggi, della task force che ne inventavano una al giorno: distanza buccale, metro statico e metro dinamico, modalità sincrona e asincrona".
"Quando nell’assolato mese di luglio la palla è passata ai presidi e a qualche loro stretto collaboratore, gente concreta, abituata a risolvere ogni giorno e ogni ora problemi su problemi, la parola più declinata, in tutte le salse, è stata ‘turnazione’. ‘Ma come si fa a farli stare tutti dentro?’, andavano ripetendo i presidi di tutte le regioni. ‘Ma come si fa a distanziare 1400 /1500/1600 alunni? Ci vorrebbe il doppio delle aule; bisognerebbe eliminare tutti i laboratori; la tensostruttura richiesta al Comune o alla Provincia è solo un pannicello caldo; fare aule in palestra significa non far fare l’educazione fisica. E poi, con i banchi monoposto a rotelle, in caso di terremoti, dove faccio riparare i ragazzi abituati a sentire per anni e anni che devono immediatamente rifugiarsi sotto il banco?’".
"La concretezza dei presidi avvezzi a misurarsi ogni giorno con problemi reali rendeva vano da subito il ricorso a distanze buccali, a metri dinamici, a modalità di sistemazione differenziate, lunghe, dispendiose, impraticabili. Non c’è altra scelta: bisogna fare i turni. Un gruppo di alunni sta in classe e un altro gruppo sta a casa ricevendo a distanza il lavoro didattico che si organizza nell’aula. I turni saranno settimanali o bisettimanali, questo si vedrà. Certo, diventa urgente comprare, sistemare e potenziare computer, microfoni, connessioni, perché a tutti gli alunni deve essere garantita la didattica a distanza".
"Si ha meno di un mese di tempo per fare partire l’anno scolastico 2020/2021 e i presidi non ne possono più di parole e paroloni. Bisogna far ripartire la scuola se non si vuole aggravare lo stato di dispersione formativa, il disagio apprenditivo che, con la chiusura, per tanti e tanti alunni è diventato incolmabile".
REPUBBLICA 15.8.20
"La parola turnazione fino ad oggi non doveva essere pronunciata per alcun motivo. Guai a parlare di alunni che a turno stanno in classe. La ministra Azzolina andava su tutte le furie. Doveva vendere per ragioni propagandistiche la merce contraffatta del ‘si ritorna tutti a scuola e in presenza’. Tutto sarebbe pronto all’inizio del nuovo anno scolastico: edifici scolastici (nuovi), banchi (nuovi), aule (nuove), docenti (nuovi), collaboratori scolastici (nuovi). E la parola, innominata e innominabile, non l’ascoltavano neanche i saggi del comitato tecnico-scientifico o, come usa dire oggi, della task force che ne inventavano una al giorno: distanza buccale, metro statico e metro dinamico, modalità sincrona e asincrona".
"Quando nell’assolato mese di luglio la palla è passata ai presidi e a qualche loro stretto collaboratore, gente concreta, abituata a risolvere ogni giorno e ogni ora problemi su problemi, la parola più declinata, in tutte le salse, è stata ‘turnazione’. ‘Ma come si fa a farli stare tutti dentro?’, andavano ripetendo i presidi di tutte le regioni. ‘Ma come si fa a distanziare 1400 /1500/1600 alunni? Ci vorrebbe il doppio delle aule; bisognerebbe eliminare tutti i laboratori; la tensostruttura richiesta al Comune o alla Provincia è solo un pannicello caldo; fare aule in palestra significa non far fare l’educazione fisica. E poi, con i banchi monoposto a rotelle, in caso di terremoti, dove faccio riparare i ragazzi abituati a sentire per anni e anni che devono immediatamente rifugiarsi sotto il banco?’".
"La concretezza dei presidi avvezzi a misurarsi ogni giorno con problemi reali rendeva vano da subito il ricorso a distanze buccali, a metri dinamici, a modalità di sistemazione differenziate, lunghe, dispendiose, impraticabili. Non c’è altra scelta: bisogna fare i turni. Un gruppo di alunni sta in classe e un altro gruppo sta a casa ricevendo a distanza il lavoro didattico che si organizza nell’aula. I turni saranno settimanali o bisettimanali, questo si vedrà. Certo, diventa urgente comprare, sistemare e potenziare computer, microfoni, connessioni, perché a tutti gli alunni deve essere garantita la didattica a distanza".
"Si ha meno di un mese di tempo per fare partire l’anno scolastico 2020/2021 e i presidi non ne possono più di parole e paroloni. Bisogna far ripartire la scuola se non si vuole aggravare lo stato di dispersione formativa, il disagio apprenditivo che, con la chiusura, per tanti e tanti alunni è diventato incolmabile".