All’Anticorruzione servono persone esperte e indipendenti
Inviato: ven ago 14, 2020 10:45 am
All’Anticorruzione servono persone esperte e indipendenti. Il Parlamento ribalti il grave errore del governo – L’APPELLO
FQ 13.8.20
Con la corruzione non si può scherzare. Avremmo dovuto impararlo, con i prezzi che le abbiamo pagato, economici e civili, oltre che di qualità delle istituzioni. Meno che mai ci si può scherzare oggi, con i rischi che la crisi porta con sé, i bisogni estremi di liquidità e le necessità di rendere più agili i meccanismi di investimento.
C’è bisogno più di prima di organismi di vigilanza prestigiosi, competenti e incisivi. Un’Anac senza autorevolezza, che già in partenza non rispetta i requisiti di nomina stabiliti per legge per i suoi membri, incapace di mettere in campo persone che si siano distinte nella lotta al malaffare e alla corruzione come sta scritto nella norma istitutiva, non è solo inutile. E’ dannosa. Dannosa perché, come tante inutili authorities degli scorsi decenni, coprirà con i suoi pareri conformi tutte le scelte discutibili o clientelari o suicide del potere politico. Asseconderà tutte le “manine” pronte a creare condizioni di privilegio per chi dovrebbe magari essere tenuto fuori dalla porta.
Eppure le persone capaci in Italia ci sono. Nella magistratura, nell’amministrazione pubblica, nelle professioni. Era così difficile pensare ad Antonella De Miro, che a Reggio Emilia da prefetto fece vedere finalmente i sorci verdi ai clan calabresi? Era così difficile pensare a qualcuno dei magistrati migliori che hanno appena lasciato il servizio? Così difficile prendere il meglio dalla Finanza, dai Carabinieri, dalla Polizia? O avvocati che si siano distinti nella difesa delle vittime della corruzione? Ma che Paese è quello che quando ha bisogno delle sue migliori competenze e biografie decide di buttarle nel cestino?
O per capirsi meglio: che cosa diremmo se la nazionale di calcio, dovendo giocare una finalissima, non convocasse i campioni e mettesse a centrocampo un carneade e il cugino pingue dell’allenatore? Risposta: faremmo la rivoluzione. Appunto… Che almeno non si dica che tutti hanno taciuto…
***
Mentre l’opinione pubblica internazionale, e tutti gli italiani onesti e responsabili, si interrogano sul ruolo che giocheranno le mafie nell’economia post-Covid a partire dal nostro Paese, il governo italiano avvia il rinnovo dei vertici dell’Anac, l’autorità anticorruzione: e la corruzione è notoriamente l’autostrada della criminalità organizzata.
Come non mai, avremmo oggi bisogno di esperti di lotta alla corruzione, e di personalità indipendenti dal potere politico. Perché quando, invece, la scelta non avviene per competenza ma solo per appartenenza, è proprio allora che la corruzione inizia a trovare un terreno propizio.
E non è solo questione di opportunità, è la legge a imporre che presidente e membri dell’Anac siano scelti tra esperti “di notoria indipendenza e comprovata esperienza in materia di contrasto alla corruzione”.
Ebbene, noi domandiamo: nelle recenti designazioni del governo, sono stati rispettati questi criteri di selezione?
Evidentemente no. La scelta è avvenuta in base a criteri che, nella gran parte dei casi, paiono di vicinanza personale e di spartizione politica: criteri che minano alla radice l’indipendenza dei componenti.
E poi: di quali competenze sono portatori i nuovi membri designati dell’Autorità? Tutti hanno un profilo giuridico, ma solo in pochi casi è presente la prevista “comprovata esperienza” in tema di contrasto alla corruzione. L’Anac si occupa di trasparenza, integrità dei funzionari, prevenzione della corruzione, contratti pubblici: in quali di questi campi si collocano le competenze effettive dei membri designati? Anac svolge attività di vigilanza, consultiva e di regolazione, ma anche di tipo conoscitivo e “culturale”. Servirebbero profili in grado di assicurare queste diverse specializzazioni e competenze: i membri designati rispettano queste esigenze?
La fiducia nell’Autorità è condizione per l’effettività delle sue funzioni: quale dipendente pubblico segnalerà fatti illeciti sapendo di rivolgersi ad un’Autorità troppo vicina alla politica? Che effetto avranno i provvedimenti dell’Anac, il cui rispetto dipende dall’autorevolezza di cui gode nella Pubblica Amministrazione e fra i cittadini?
Il Parlamento può e deve ribaltare il grave errore del governo. Le commissioni parlamentari devono esigere che i componenti dell’Anac siano scelti attraverso una procedura di selezione trasparente. Sarebbe utile, al fine di valutare la loro idoneità al ruolo, un passaggio attraverso audizioni pubbliche tra più aspiranti, per un confronto aperto sulla loro indipendenza, integrità, competenza, esperienza.
Da qualche tempo cogliamo, da parte della politica, i segnali di un minore impegno nella lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata. Dai palazzi del potere si guarda con crescente fastidio alle normative sulla trasparenza, e si invocano deroghe e de-regolamentazione: altri sono i valori, le esigenze, le urgenze da anteporre all’anticorruzione, spesso interpretata come un intralcio allo sviluppo economico. Ma meno regolamentazione è possibile solo e rigorosamente in presenza di autorità di vigilanza autorevoli e incisive. Integrità e trasparenza sono condizioni di eguaglianza, garanzia dei diritti, tutela del merito e della concorrenza, e sono ancora più importanti nel momento in cui la spesa pubblica si annuncia come fattore decisivo per il superamento della crisi economica. Sta alla politica non ammainare questa bandiera, sta alla società civile vigilare perché questo non avvenga.
Come gli altri governi che lo hanno preceduto, anche questo pensa che il Paese riparta con meno controlli e più grandi opere: noi invece pensiamo che ciò che frena l’Italia sia proprio la corruzione.
Ora la parola è al Parlamento: con umiltà e fermezza chiediamo che sia una parola forte, indipendente, ponderata e lungimirante. Perché se, dopo la pandemia, l’Italia sprofondasse nel contagio della corruzione sarebbe un secondo più grave colpo per il nostro tessuto economico-civile. E questa volta senza più speranze di ripresa.
Enrico Carloni
Nando Dalla Chiesa
Andrea Franzoso
Tomaso Montanari
Gaetano Azzariti
Gian Carlo Caselli
Donatella Della Porta
Roberta De Monticelli
Emiliano Di Carlo
Antonio La Spina
Paolo Mancini
Francesco Pallante
Gianfranco Pellegrino
Alessandra Pioggia
Corrado Stajano
Gustavo Zagrebelsky
FQ 13.8.20
Con la corruzione non si può scherzare. Avremmo dovuto impararlo, con i prezzi che le abbiamo pagato, economici e civili, oltre che di qualità delle istituzioni. Meno che mai ci si può scherzare oggi, con i rischi che la crisi porta con sé, i bisogni estremi di liquidità e le necessità di rendere più agili i meccanismi di investimento.
C’è bisogno più di prima di organismi di vigilanza prestigiosi, competenti e incisivi. Un’Anac senza autorevolezza, che già in partenza non rispetta i requisiti di nomina stabiliti per legge per i suoi membri, incapace di mettere in campo persone che si siano distinte nella lotta al malaffare e alla corruzione come sta scritto nella norma istitutiva, non è solo inutile. E’ dannosa. Dannosa perché, come tante inutili authorities degli scorsi decenni, coprirà con i suoi pareri conformi tutte le scelte discutibili o clientelari o suicide del potere politico. Asseconderà tutte le “manine” pronte a creare condizioni di privilegio per chi dovrebbe magari essere tenuto fuori dalla porta.
Eppure le persone capaci in Italia ci sono. Nella magistratura, nell’amministrazione pubblica, nelle professioni. Era così difficile pensare ad Antonella De Miro, che a Reggio Emilia da prefetto fece vedere finalmente i sorci verdi ai clan calabresi? Era così difficile pensare a qualcuno dei magistrati migliori che hanno appena lasciato il servizio? Così difficile prendere il meglio dalla Finanza, dai Carabinieri, dalla Polizia? O avvocati che si siano distinti nella difesa delle vittime della corruzione? Ma che Paese è quello che quando ha bisogno delle sue migliori competenze e biografie decide di buttarle nel cestino?
O per capirsi meglio: che cosa diremmo se la nazionale di calcio, dovendo giocare una finalissima, non convocasse i campioni e mettesse a centrocampo un carneade e il cugino pingue dell’allenatore? Risposta: faremmo la rivoluzione. Appunto… Che almeno non si dica che tutti hanno taciuto…
***
Mentre l’opinione pubblica internazionale, e tutti gli italiani onesti e responsabili, si interrogano sul ruolo che giocheranno le mafie nell’economia post-Covid a partire dal nostro Paese, il governo italiano avvia il rinnovo dei vertici dell’Anac, l’autorità anticorruzione: e la corruzione è notoriamente l’autostrada della criminalità organizzata.
Come non mai, avremmo oggi bisogno di esperti di lotta alla corruzione, e di personalità indipendenti dal potere politico. Perché quando, invece, la scelta non avviene per competenza ma solo per appartenenza, è proprio allora che la corruzione inizia a trovare un terreno propizio.
E non è solo questione di opportunità, è la legge a imporre che presidente e membri dell’Anac siano scelti tra esperti “di notoria indipendenza e comprovata esperienza in materia di contrasto alla corruzione”.
Ebbene, noi domandiamo: nelle recenti designazioni del governo, sono stati rispettati questi criteri di selezione?
Evidentemente no. La scelta è avvenuta in base a criteri che, nella gran parte dei casi, paiono di vicinanza personale e di spartizione politica: criteri che minano alla radice l’indipendenza dei componenti.
E poi: di quali competenze sono portatori i nuovi membri designati dell’Autorità? Tutti hanno un profilo giuridico, ma solo in pochi casi è presente la prevista “comprovata esperienza” in tema di contrasto alla corruzione. L’Anac si occupa di trasparenza, integrità dei funzionari, prevenzione della corruzione, contratti pubblici: in quali di questi campi si collocano le competenze effettive dei membri designati? Anac svolge attività di vigilanza, consultiva e di regolazione, ma anche di tipo conoscitivo e “culturale”. Servirebbero profili in grado di assicurare queste diverse specializzazioni e competenze: i membri designati rispettano queste esigenze?
La fiducia nell’Autorità è condizione per l’effettività delle sue funzioni: quale dipendente pubblico segnalerà fatti illeciti sapendo di rivolgersi ad un’Autorità troppo vicina alla politica? Che effetto avranno i provvedimenti dell’Anac, il cui rispetto dipende dall’autorevolezza di cui gode nella Pubblica Amministrazione e fra i cittadini?
Il Parlamento può e deve ribaltare il grave errore del governo. Le commissioni parlamentari devono esigere che i componenti dell’Anac siano scelti attraverso una procedura di selezione trasparente. Sarebbe utile, al fine di valutare la loro idoneità al ruolo, un passaggio attraverso audizioni pubbliche tra più aspiranti, per un confronto aperto sulla loro indipendenza, integrità, competenza, esperienza.
Da qualche tempo cogliamo, da parte della politica, i segnali di un minore impegno nella lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata. Dai palazzi del potere si guarda con crescente fastidio alle normative sulla trasparenza, e si invocano deroghe e de-regolamentazione: altri sono i valori, le esigenze, le urgenze da anteporre all’anticorruzione, spesso interpretata come un intralcio allo sviluppo economico. Ma meno regolamentazione è possibile solo e rigorosamente in presenza di autorità di vigilanza autorevoli e incisive. Integrità e trasparenza sono condizioni di eguaglianza, garanzia dei diritti, tutela del merito e della concorrenza, e sono ancora più importanti nel momento in cui la spesa pubblica si annuncia come fattore decisivo per il superamento della crisi economica. Sta alla politica non ammainare questa bandiera, sta alla società civile vigilare perché questo non avvenga.
Come gli altri governi che lo hanno preceduto, anche questo pensa che il Paese riparta con meno controlli e più grandi opere: noi invece pensiamo che ciò che frena l’Italia sia proprio la corruzione.
Ora la parola è al Parlamento: con umiltà e fermezza chiediamo che sia una parola forte, indipendente, ponderata e lungimirante. Perché se, dopo la pandemia, l’Italia sprofondasse nel contagio della corruzione sarebbe un secondo più grave colpo per il nostro tessuto economico-civile. E questa volta senza più speranze di ripresa.
Enrico Carloni
Nando Dalla Chiesa
Andrea Franzoso
Tomaso Montanari
Gaetano Azzariti
Gian Carlo Caselli
Donatella Della Porta
Roberta De Monticelli
Emiliano Di Carlo
Antonio La Spina
Paolo Mancini
Francesco Pallante
Gianfranco Pellegrino
Alessandra Pioggia
Corrado Stajano
Gustavo Zagrebelsky