lettera ai giornali di Piera Cipresso presidente"Mai soli"
Inviato: mer giu 10, 2020 9:44 am
Egregio Direttore ,
viviamo in un momento in cui si chiudono i reparti di terapia intensiva, i virologi ci assicurano che il virus ha perduto di aggressività, anzi qualcuno dice che è finito, si aprono le spiagge pur con le dovute distanze sociali, e si invitano i turisti a venire in Italia. Bene in questo momento di gioia per un ritrovato senso di normalità, c’è chi ancora ligio alle linee guida dettate dalla Regione, impone alle case alloggio, alle comunità alle RSA per disabili norme rigide precise per i parenti che vogliono visitare i propri cari.
Sono ben 12 le settimane vissuti da reclusi, 12 le settimane con il terrore del contagio, e 12 le settimane in cui tutti noi genitori o fratelli siamo rimasti lontani zitti, muti, in attesa.
Ora le porte si stanno riaprendo,ma bisogna applicare le linee guida, fatte da burocrati che evidentemente non sono mai vissuti nel mondo degli affetti dei disabili, che non amano parlare nemmeno dei loro diritti alla tenerezza.
Corre voce che viene preteso innanzi tutto la distanza sociale,poi guai toccare, abbracciare, baciare persone con disabilità grave,ritardo mentale , deficit comunicativi.
Non sono persone malaticce, ma uomini e donne di mezza età , con la voglia di tenere vivi legami famigliari con mamme vecchie, stanche, o fratelli e sorelle che suppliscono, con la loro presenza genitori scomparsi.
Ma prepotente in tutti è la voglia di dimostrare affetto, partecipazione, legami, con un linguaggio corporeo, fatto di moine , di sorrisi, di strette,di abbracci come si fa con i bambini piccoli.
Eppure loro, i disabili, hanno 30, 40, 50 anni e più, ma non sono mai “cresciuti”.
Sono persone che amiamo teneramente proprio per le loro incapacità e che ci ricambiano con il loro affetto intenso e profondo. Noi siamo orgogliosi di loro, anche se non parlano, anche se non sanno mangiare da soli, tenere una penna, tenersi puliti, non capiscono nulla di leggi e norme, ma la loro fiducia in noi è talmente grande che non possiamo tradirli, non possiamo spegnere il loro travolgente desiderio di stare con noi. Non capirebbero il nostro distaccato atteggiamento.
Facciamo allora appello a tutti coloro che gestiscono questi rapporti, ai burocrati che hanno già compiuti errori , di esigere da noi congiunti ogni esame sanitario che attesti la nostra salute , ma di lasciare ai nostri eterni cuccioli la felicità di un incontro dopo tanto tempo.
Che sarà mai, se faremo come i giocatori di calcio che scendono in campo a giocare una partita, senza tenere la distanza di sicurezza!?
Piera Fracassi Cipresso
Pres. “Mai Soli a.p.s.”
viviamo in un momento in cui si chiudono i reparti di terapia intensiva, i virologi ci assicurano che il virus ha perduto di aggressività, anzi qualcuno dice che è finito, si aprono le spiagge pur con le dovute distanze sociali, e si invitano i turisti a venire in Italia. Bene in questo momento di gioia per un ritrovato senso di normalità, c’è chi ancora ligio alle linee guida dettate dalla Regione, impone alle case alloggio, alle comunità alle RSA per disabili norme rigide precise per i parenti che vogliono visitare i propri cari.
Sono ben 12 le settimane vissuti da reclusi, 12 le settimane con il terrore del contagio, e 12 le settimane in cui tutti noi genitori o fratelli siamo rimasti lontani zitti, muti, in attesa.
Ora le porte si stanno riaprendo,ma bisogna applicare le linee guida, fatte da burocrati che evidentemente non sono mai vissuti nel mondo degli affetti dei disabili, che non amano parlare nemmeno dei loro diritti alla tenerezza.
Corre voce che viene preteso innanzi tutto la distanza sociale,poi guai toccare, abbracciare, baciare persone con disabilità grave,ritardo mentale , deficit comunicativi.
Non sono persone malaticce, ma uomini e donne di mezza età , con la voglia di tenere vivi legami famigliari con mamme vecchie, stanche, o fratelli e sorelle che suppliscono, con la loro presenza genitori scomparsi.
Ma prepotente in tutti è la voglia di dimostrare affetto, partecipazione, legami, con un linguaggio corporeo, fatto di moine , di sorrisi, di strette,di abbracci come si fa con i bambini piccoli.
Eppure loro, i disabili, hanno 30, 40, 50 anni e più, ma non sono mai “cresciuti”.
Sono persone che amiamo teneramente proprio per le loro incapacità e che ci ricambiano con il loro affetto intenso e profondo. Noi siamo orgogliosi di loro, anche se non parlano, anche se non sanno mangiare da soli, tenere una penna, tenersi puliti, non capiscono nulla di leggi e norme, ma la loro fiducia in noi è talmente grande che non possiamo tradirli, non possiamo spegnere il loro travolgente desiderio di stare con noi. Non capirebbero il nostro distaccato atteggiamento.
Facciamo allora appello a tutti coloro che gestiscono questi rapporti, ai burocrati che hanno già compiuti errori , di esigere da noi congiunti ogni esame sanitario che attesti la nostra salute , ma di lasciare ai nostri eterni cuccioli la felicità di un incontro dopo tanto tempo.
Che sarà mai, se faremo come i giocatori di calcio che scendono in campo a giocare una partita, senza tenere la distanza di sicurezza!?
Piera Fracassi Cipresso
Pres. “Mai Soli a.p.s.”