De Magistris: "Di Matteo faceva paura a qualcuno, il ministro spieghi perché non lo ha più nominato al Dap"
Intervista al sindaco di Napoli: "Con Nino boss come Zagaria non sarebbero stati scarcerati"
di ANTONIO DI COSTANZO Repubblica
06 maggio 2020
“I magistrati completamente autonomi, liberi e indipendenti fanno sempre paura al potere. La ricostruzione che fa Nino Di Matteo della sua mancata nomina al Dap è di estrema sobrietà, la vicenda, invece, è di una gravità inaudita e il ministro Bonafede ha il dovere di chiarirla, cosa che fino ad ora non ha fatto”. La pensa così l’ex magistrato, oggi sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, che chiede al ministro della Giustizia di fare chiarezza e accusa l’ex governo M5S-Lega di non aver messo al centro della sua azione la lotta alla criminalità con la mancata nomina dell’ex pm di Palermo.
Sindaco lei sostiene che con Nino Di Matteo al Dap, i boss non sarebbero stati scarcerati?
“Mi mi sorpresi molto quando seppi che il ministro della Giustizia, allora c’era altra compagine di governo, ma il ministro era sempre Bonafede, che prima si era orientato a nominare Nino Di Matteo, a distanza di poche ore, gli disse che non c’era più questa volontà. Il direttore del Dap deve avere competenze e professionalità. Per come è nitida, cristallina e granitica la professionalità di Di Matteo, pm nel processo sulla ‘trattativaStato-mafia’, oltre che grande conoscitore delle organizzazioni mafiose in generale, sono assolutamente certo che non sarebbe stata scritta unapagina così inquietante: l’uscita dal 41 bis di una serie di personaggipericolosissimi, come Pasquale Zagaria”.
Nelle carceri alla notizia dell'arrivo al Dap di Di Matteo alcuni detenuti protestarono. È stato un messaggio condizionante secondo lei?
“Non voglio credere che ci sia stato un condizionamento di questo tipo perché quel tipo di protesta semmai testimoniava la bontà dell’iniziale individuazione di Nino Di Matteo quale responsabile del Dap e a maggior ragione, con quel tipo di notizie che circolavano, un governo che mette al primo posto la lotta alla mafia aveva un elemento in più per dire ‘ho pensato bene a scegliere Nino Di Matteo’. Non voglio credere che sia stato quel motivo e non ho elementi per pensarlo, ma a questo punto è il ministro che ci deve spiegare, cosa che al momento non ha fatto, quello che è accaduto e perché ha cambiato idea. Di Matteo ha raccontato un fatto chiaro con grande sobrietà e come cittadini italiani, visto che la vicenda è, invece, di una gravità inaudita, dobbiamo saper perché un governo ha prima pensato a lui e poi no”.
Boss come Zagaria scarcerati poi il clamoroso retroscena della mancata nomina di Di Matteo, ritiene che il ministro Bonafede debba fare un passo indietro?
“Non c’è solo la scarcerazione di Zagaria, ma anche altre che si sono interrotte esclusivamente perché la vicenda è diventata di dominio pubblico. Considero grave che qualcuno stia cercando di sminuirla. Ricordiamoci che l’affievolimento del 41 bis fu uno dei fondamenti della trattativa Stato-mafia. E in tempi di pandemia le mafie sanno comemuoversi. Non voglio entrare nella questione politica, ma da ex magistrato, da cittadino, da sindaco di Napoli e da persona che ha speso una vita nelle istituzioni a lottare il crimine, mi aspetto dal ministro una risposta più chiara e convincente su quanto avvenuto. La responsabilitàpolitica di Bonafede è assolutamente evidente in più profili: perché non nomina Di Matteo dopo averlo chiamato, perché è lui che ha scelto il capo del Dap, e perché è avvenuta la scarcerazione di boss al 41 bis. Se si deve dimettere o meno non sta a me dirlo e non entro nella questione”.
Bonafede ha fatto sapere che i boss scarcerati torneranno in carcere...
“Atto assolutamente doveroso ed è il riscontro che hanno sbagliato”.
La vicenda della mancata nomina al Dap risale al 2018, lei la conosceva? Ne aveva già ha parlato con Di Matteo a suo tempo?
“Sì la conoscevo bene perché conosco Nino dai tempi in cui fui messosotto attacco nel 2007. C'è un rapporto di reciproca amicizia e stima personale. Non ho alcun dubbio che la sua ricostruzione sia veritiera: parliamo di un uomo e di un magistrato esemplare”.
Perché ha spiegato i retroscena della mancata nomina al Dap a distanza di due danni?
“Nino ha un grande rispetto delle istituzioni e un assoluto profilo di serietà, ma ha sentito ricostruzioni che non si confacevano con la verità e ha ricostruito con grande sobrietà i passaggi di una vicenda che è esplosiva”.
Ritiene che l'arrivo di Di Matteo al Dap spaventasse qualcuno a Roma?
“I magistrati completamente autonomi, liberi e indipendenti fanno sempre paura al potere e negli ultimi tempi cominciano a essere pochi ad avere il coraggio di affrontare determinate inchieste e non raramente vengono lasciati soli. Con la mancata nomina di Di Matteo è come se il nascente governo avesse lanciato il messaggio di non voler porre al centro della sua azione il contrasto che alle mafie. Perché Di Matteo è la figura che rappresentava in modo plastico, simbolico ed esemplare chi dall'interno dello Stato ha investigato sulle sue deviazioni. Il segnale politico sarebbe stato importante. La lotta alle mafie si basa su fatti, ma anche sulsimbolismo. È chiaro che figure come Di Matteo rompono equilibri, sono ingombranti, danno fastidio, basta vedere il dibattito politico che si è scatenato. Il magistrato autonomo, e questo mi ha fatto tornare alla mia vita pregressa, viene certamente tirato per la giacchetta dalle parti politiche se fa comodo. Quando il magistrato viene attaccato da tutte le forze politiche, e lo dico in modo sarcastico, è un magistrato autonomo”.