tamponi a pagamento costano 120 euro l'uno

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tamponi a pagamento costano 120 euro l'uno

Messaggioda lidia.pege » sab apr 18, 2020 1:25 pm

Coronavirus, a Milano tamponi a pagamento al San Raffaele: costano 120 euro l'uno

Possono accedere all'esame privati e aziende. L'accusa del Pd: "È un far west senza regole, bisogna intervenire". LeU prepara un'interrogazione parlamentare
di MATTEO PUCCIARELLI Repubblica

18 aprile 2020
Coronavirus in Lombardia, Gallera: "Bloccare i test rapidi nei centri privati"

Il problema è che mentre si negano o vanno al rilento i test agli operatori sanitari, ai pazienti e al personale delle residenze per anziani, così pure a chi presenta evidenti sintomi, con ogni evidenza c'è un mercato privato dei tamponi, "un far west senza regole - continua Astuti - ma secondo quanto detto da Gallera oggi (ieri, ndr), questo non è possibile, cioè non si possono fare tamponi a privati a pagamento. Com'è possibile che questo avvenga? È forse stata una scelta quella di limitare il numero dei tamponi? La Regione deve spiegare ai lombardi che cosa sta succedendo. Soprattutto, è fondamentale che la Regione faccia quanto è in suo potere per aumentare il più possibile il numero di tamponi analizzati dal servizio sanitario regionale, perché in altro modo non si può pensare di avviare la fase 2". La vicenda dei tamponi fatti da istituti privati sarà oggetto di una interrogazione parlamentare al ministero della Salute da parte della sinistra di LeU. "Basta con la speculazione sulla salute - dice Nicola Fratoianni - Ogni risorsa disponibile nella lotta al contagio deve essere messa a disposizione di un piano di salute pubblica. Tutto il resto è inaccettabile. Avevamo già posto il problema nelle settimane scorse, ma vedo che nessuno ha fatto nulla né si è intervenuti".

Non solo tamponi però, perché anche sui test sierologici la confusione sembra essere tanta. Due giorni fa il dirigente di settore del Pirellone, Luigi Cajazzo, ha inviato una missiva a ospedali e Ast spiegando che dal 23 aprile arriveranno i primi kit alle strutture di Bergamo, Brescia, Lodi e Cremona, poi il 27 aprile nelle altre province. E c'è già il tipo di test, fornito dalla società Diasorin. Solo che ieri invece Gallera ha annunciato una nuova call da parte della centrale di acquisti regionale Aria, aperta anche ad altre aziende che sono pronte a entrare in questo mercato. "Stanno andando in tilt - sottolinea il dem Pietro Bussolati - continuano a cambiare idea continuamente, il 30 marzo la sperimentazione era stata vietata, adesso si fa confusione su chi invece se ne dovrà occupare. Lo stesso atteggiamento ondivago avuto sui tamponi".

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Tra le altre cose, un'impresa produttrice lodigiana, la TechnoGenetics, è pronta a fare guerra giudiziaria contro non solo l'affidamento diretto alla Diasorin ma pure contro il bando regionale aperto il 6 aprile e poi richiuso il giorno stesso proprio per chi dovesse occuparsi dei test in questione. Un pasticcio insomma che rischia di avere ripercussioni legali e amministrative.

Coronavirus, il punto sulla pandemia

I bollettini della Protezione Civile, ad esclusione del numero di vittime, ancora alto, confermano una tendenza positiva. In vista della Fase2 la task force dei tecnici studia riaperture differenziate per macroaree a seconda della diffusione del contagio, con un monitoraggio dopo 15 giorni per verificare la tenuta del contenimento. Il 4 maggio potrebbero riaprire, seppur con limitazioni e divieti, anche bar, ristoranti e parchi. Ma Palazzo Chigi è cauto e parla di ipotesi non definitive. Ricciardi (Oms) invita alla prudenza: la seconda ondata epidemica è certa e con riaperture accelerate arriverebbe prima.
Lidia Pege
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